Helin Bölek è spirata lo scorso 3 aprile a seguito di un lungo sciopero della fame, avviato per protestare contro il regime repressivo in Turchia. Una battaglia, quella di Helin, per la giustizia e la libertà
(Pubblicato originariamente il 5 aprile 2020 da Kaleydoskop )
Grup Yorum, lo storico gruppo musicale della sinistra in Turchia si trova in questi giorni a vivere una delle pagine peggiori della sua lunga storia caratterizzata da arresti, repressione e tortura: la perdita della cantante Helin Bölek dopo 288 giorni di sciopero della fame.
Fondato nel 1985 da quattro giovani universitari, Grup Yorum è uno dei più importanti e conosciuti gruppi di musica di protesta in Turchia. La tradizione della musica di protesta, la cui nascita è comunemente identificata con il cantore Ruhi Su che riuscì a combinare la tradizione dell’ozan anatolico con le idee della sinistra, venne poi portata avanti da Zülfü Livaneli, uno dei suoi fan più importanti. Tuttavia dopo il colpo di stato del 1980 la musica di protesta venne completamente vietata cominciando a ricomparire soltanto alla fine degli anni Ottanta al grido “Non dimenticheremo!”. La nascita di Grup Yorum si inserisce proprio in questo contesto. Durante gli anni d’esordio, il gruppo diventa famoso soprattutto nei circuiti universitari, dove gli incontri degli studenti di sinistra cominciavano e finivano spesso con i pezzi di Grup Yorum. L’intento del gruppo non era infatti solamente quello di fare musica ma quello di portare avanti un’azione politica.
Nel corso della sua attività Grup Yorum ha pubblicato oltre venti album e con due milioni di dischi venduti è diventato uno dei gruppi che ha realizzato il maggior numero di vendite nella storia della Turchia. Il gruppo si è esibito anche durante numerose tournée in diversi paesi del mondo e ha scritto importanti testi che raccontano eventi cruciali della storia della Turchia e dei popoli oppressi di tutto il mondo. Usando nei testi delle canzoni le diverse lingue del territorio anatolico, tra cui il kurmancî, l’arabo, il laz, lo zazaki, l’armeno, Grup Yorum ha scritto un’altra storia della Turchia, delle sue resistenze, delle sue lotte e dei suoi soprusi. I membri sostengono di suonare canzoni popolari dando voce a tutti gli sfruttati, a chi sciopera, a chi ha perso i propri cari per la violenza dello Stato, alla resistenza popolare in generale.
Negli anni il gruppo ha cambiato più volte formazione contando più di 50 membri che si sono intervallati arrivando negli ultimi tempi a un totale di più di 20 musicisti attivi. I membri del gruppo in costante cambiamento hanno subito nel corso degli anni una continua repressione politica applicata sia sui musicisti che sulla loro produzione. Gli album di Grup Yorum sono stati sequestrati dalla polizia e i loro concerti proibiti, i musicisti arrestati e torturati fino a un totale di quattrocento processi aperti contro di loro. Anche coloro che seguivano il gruppo potevano essere accusati e imprigionati solamente per il fatto di possedere un loro album, nelle radio la trasmissione delle loro canzoni è stata vietata per anni, l’unico videoclip registrato in 20 anni di attività è stato bandito dalle reti televisive. Con gli anni la repressione nei confronti del gruppo sembrava essere poco a poco diminuita e Grup Yorum ha cominciato a riempire i grandi palchi di Istanbul.
Questa nuova apertura ha avuto però breve durata. I concerti di Grup Yorum sono stati nuovamente vietati; l’İdil Kültür Merkezi a Okmeydanı (Istanbul), centro culturale del quartiere e sede di attività del gruppo, ha ricominciato a subire decine di incursioni da parte della polizia nell’intento di trovare prove che validassero le accuse di una presunta affiliazione al partito d’ispirazione marxista leninista Dhkp-C. Supposizione del resto mai confermata in nessuno dei processi.
Il 14 febbraio 2020 si é svolta la prima udienza del maxi processo che porta il nome del gruppo e che coinvolge circa 30 membri. L’accusa principale è ancora quella di appartenenza o sostegno all’organizzazione terroristica armata Dhkp-C. Sette membri del gruppo si trovavano già in carcere in “detenzione preventiva” da due anni, due erano invece riusciti a fuggire all’estero nel 2018. Tra coloro che erano in arresto, İbrahim Gökçek e Helin Bölek hanno cominciato lo scorso 16 maggio uno sciopero della fame che aveva coinvolto inizialmente anche altri musicisti. Le richieste avanzate nella protesta prevedono la scarcerazione immediata di tutti i membri del gruppo in stato di detenzione, l’annullamento del mandato di cattura dei membri non incarcerati, la fine delle irruzioni della polizia nel centro culturale İdil e l’annullamento del divieto di esibizione per il gruppo.
İbrahim Gökçek e Helin Bölek che a gennaio avevano deciso di convertire lo sciopero della fame in digiuno alla morte (una forma di resistenza che prevede il digiuno fino al punto di morte se le richieste avanzate nella protesta non vengono ascoltate) erano stati rilasciati e trasferiti in ospedale dove sarebbero stati sottoposti all’alimentazione forzata dato l’aggravarsi della loro situazione di salute. Entrambi hanno rifiutato tale trattamento e sono tornati a Küçük Armutlu, quartiere popolare di Istanbul con forti radici alevite e una storica tradizione di sinistra. Qui İbrahim Gökçek, continua tutt’ora il suo digiuno.
Quella di Helin era una battaglia per la giustizia e per la libertà, una battaglia contro le ingiustizie e i soprusi. Questa lotta continuerà anche nel suo nome.