Sostenitori dell'MHP

"Il Turco non ha altro amico che il Turco." E' questo lo slogan dei Lupi Grigi dell'MHP, Partito di Azione Nazionale, al governo dopo le elezioni del 1999 ed ora tornati alle retorica militante e xenofoba delle origini. La lunga teoria di attacchi nei confronti di Greci, Kurdi e giovani di sinistra, la paranoia identitaria, l'opposizione al "cosmopolitismo"

27/01/2005 -  Fabio Salomoni Ankara

6 Gennaio 2005. Sulle rive del Bosforo la comunità greca di Istanbul (che conta attualmente circa 1500 membri) ed il Patriarca Bartolomeo festeggiano il Natale ortodosso con la tradizionale cerimonia del lancio in acqua di una croce di legno. I più temerari membri della comunità si tuffano per cercare di recuperarla dal fondo del mare e riconsegnarla nelle mani del Patriarca. Al vincitore spetta in premio una croce d'oro.

Una cerimonia innocua che si svolge pacificamente da tempo immemorabile, per lo più ignorata dalla gran parte dei cittadini turchi.

Quest'anno però ha guadagnato le prime pagine di molti quotidiani. Il motivo: la rumorosa contestazione che un folto gruppo di militanti del Partito di Azione Nazionale (MHP) ha inscenato, da terra ed anche dal mare, all'insegna dello slogan "Le acque in cui la lanciate ci appartengono!".

Nei giorni successivi, mentre sulla stampa si incrociavano diverse interpretazioni dell'episodio, e quella di centro destra cercava di minimizzare attribuendolo all'iniziativa di alcune teste calde locali, sono arrivate le pesanti dichiarazioni del segretario del MHP, Devlet Bahceli. Egli ha apertamente rivendicato, in occasione di un comizio, la paternità dell'azione, accusando i Greci di coltivare la nostalgia per Costantinopoli ed arrivando a minacciarli apertamente: "Siamo pronti a rifare quello che i nostri antenati hanno fatto 500 anni fa!". Dichiarazioni gravi che hanno spinto alcune associazioni della società civile a chiedere alla magistratura l'apertura di una inchiesta, considerando le parole di Bahceli "apologia ed incitamento alla violenza".

L'episodio del 7 gennaio rappresenta il momento più eclatante, anche dal punto di vista mediatico, di una lunga catena di imprese che negli ultimi tempi ha visto protagonisti i militanti del partito, in Turchia chiamati Idealisti (Ulkuculer), ma che sono meglio noti come Lupi Grigi. Imprese che hanno avuto come teatro soprattutto i campus universitari, che tradizionalmente costituiscono il luogo privilegiato per il reclutamento e le attività dell'organizzazione giovanile del partito, i Focolari dell'Ideale (Ulku Ocaklari).

Durante lo scorso Ramadan si è cominciato con l'aggressione ad un gruppo di studenti "di sinistra" in una università della provincia anatolica, durante la quale uno studente è rimasto gravemente ferito dopo essere stato gettato da un ponte. Sono seguite poi altre aggressioni, con il corollario di coltelli e spranghe, in molte università del Paese, ad Istanbul, Ankara ma anche nei centri minori, nel mirino sempre studenti "di sinistra".

In tutti questi casi gli studenti aggrediti hanno denunciato l'indifferenza, se non la passiva complicità, che le forze dell'ordine avrebbe mostrato verso gli aggressori.

L'ultimo episodio si è registrato nei giorni scorsi quando, durante un incontro del campionato nazionale femminile di basket, il presidente, e sindaco MHP, di una piccola squadra di provincia ha fatto il suo ingresso nel palazzo dello sport di Istanbul, portato a spalla dai suoi sostenitori, facendo il gesto della "testa di lupo" e circondato da un gruppo di giovani armati che hanno aggredito gli spettatori.

Difficile però definire nuova la destra nazionalista rappresentata dall'MHP. Il partito è stato infatti fondato nella metà degli anni '60 dal colonnello Alparslan Turkes. I suoi riferimenti ideologici erano il culto della nazione turca, con accenti razzisti e nostalgie pan-turchiste, dello Stato e della forze armate, la difesa dell'ordine e dell'integrità nazionale ed un viscerale anti-comunismo. L'integrazione della dimensione religiosa nel bagaglio ideologico del partito è invece un fenomeno che risale soprattutto alla secondo metà degli anni '70, determinato anche dall'esigenza di fronteggiare la concorrenza dei nascenti partiti "islamici".

Proprio negli anni '70, mentre il partito con appena il 4% consensi costituiva l'ago della bilancia per i numerosi e traballanti governi di coalizione dell'epoca, i suoi militanti si sono resi protagonisti di una lunga serie di violenze, spesso dalle dimensioni raccapriccianti, contro i movimenti sociali di sinistra ed anche la minoranza religiosa degli Aleviti, nel quadro della guerra civile che ha devastato il Paese e che ha provocato più di 6.000 vittime.

Dopo le difficoltà degli anni '80, seguite alla chiusura del partito da parte della giunta militare, l'MHP ha conosciuto una nuova stagione di gloria negli anni '90. Con la sua feroce ostilità nei confronti delle rivendicazioni delle minoranza curda, ha saputo catalizzare il clima di forte nazionalismo che imperava nel Paese a seguito della guerra con il PKK.

Le elezioni del 1999 hanno portato il partito ad un clamoroso successo elettorale, 18% dei voti, che gli ha permesso di fare parte della coalizione di governo del Premier Ecevit.

L'incapacità della coalizione di fronteggiare la drammatica crisi economica che ha messo in ginocchio il paese nel 2000, ne ha poi provocato il tracollo alle elezioni del 2002. Per l' MHP si è trattato però solamente di un ritorno alle sue dimensioni "fisiologiche", con l'8% dei voti.

I recenti episodi, che colpiscono per la loro sincronia, sembrano indicare la volontà del partito di abbandonare l'immagine della destra rispettabile ed in doppiopetto, adottata durante il periodo di governo, per ritornare ai toni violenti ed alla denuncia del pericolo di frantumazione del Paese da parte di forze straniere ostili. La sindrome da accerchiamento è riassunta dallo slogan "Il Turco non ha altro amico che il Turco". La recente scelta del bersaglio greco-ortodosso è particolarmente significativa. Dimostra la volontà del partito di cavalcare, con i consueti toni brutali, inquietudini e rigurgiti sciovinisti che serpeggiano nel Paese come reazione al processo di riscoperta della pluralità culturale, linguistica e religiosa contenuta nella società turca, che si sta consolidando ormai da alcuni anni. Inquietudini che recentemente si sono materializzate proprio nella denuncia del rischio della perdita dell'identità islamica del Paese, minacciata dal processo di integrazione europea e dalla fantomatica attività di proselitismo di missionari cristiani. Questi riferimenti fanno inoltre riemergere nella memoria collettiva del paese il ricordo dell'ambiguo ruolo politico che missionari cristiani, soprattutto protestanti americani, e la loro ampia rete di scuole, hanno giocato in Anatolia durante l'ultima fase dell'Impero Ottomano.

Sulla questione dell'adesione europea in realtà l'MHP non si dimostra apertamente ostile. Del resto è stata proprio la coalizione di governo di cui ha fatto parte nel recente passato a dare il via al processo di riforme legislative richieste dai Criteri di Copenaghen. Riforme che hanno prodotto paradossalmente l'abolizione di uno dei cavalli di battaglia del partito, la pena di morte, e che hanno permesso di graziare Abdullah Ocalan, il nemico numero uno dei Lupi Grigi. In quell'occasione il partito ha preferito adottare la pilatesca politica del "non sono d'accordo ma non mi oppongo".

Al MHP non rimane quindi che insistere sulla difesa dell'onore e dell'integrità nazionale nel processo di adesione europeo, mostrare ostilità aggressiva verso ogni tipo di differenza, e difendere la religione islamica, considerata parte fondamentale della identità turca, dalle minacce di una società pluralista (cosmopolita, nel linguaggio dei Lupi Grigi).

L'attacco alle minoranze religiose soddisfa poi la necessità di creare un nuovo nemico interno, dopo gli atei comunisti ed i separatisti curdi, attorno al quale ricompattare un partito che, sul piano strettamente ideologico e programmatico, sembra non avere molto da offrire.

A testimonianza della confusione ideologica e culturale dell'MHP, è eloquente il testo di un volantino che è comparso nei mesi scorsi sui muri di molte città del Paese:

"Sia maledetto il fascismo! Pugno di ferro contro i nemici dei musulmani!" sopra al quale campeggiavano una foto di Hitler, affiancata da quella di Bush con una svastica al braccio!

Certo, le recenti imprese di cui si sono resi protagonisti i Lupi Grigi costituiscono in fondo episodi marginali e non raccolgono le simpatie dell'opinione pubblica turca. Rimane tuttavia il dato che il carattere "identitario" del partito, sostenuto inoltre da una disciplinata e capillare struttura organizzativa, potrebbe costituire nel prossimo futuro un rifugio attraente per quei settori della società turca che si sentono minacciati dalle conseguenze del profondo processo di trasformazione in atto nel Paese.