Gli aggiornamenti sulle indagini e le ultime rivelazioni nel caso Ergenekon in Turchia. Gli insospettabili appartenenti all'organizzazione terroristica, l'armamentario dei terroristi, i nuovi arresti. La cronaca del settimanale Aksiyon
Di: Fatih Uğur e Haşim Söylemez, per Aksiyon n. 736, 12-19 gennaio (tit. or.: Darbeci Ergenekon'a suçüstü)
Traduzione per Osservatorio Balcani e Caucaso: Maria Vincenza Mattivi
Negli ultimi giorni la polizia turca ha trovato quelle che possono considerarsi le prove più importanti nel processo a Ergenekon. Gli armamenti che sono stati ritrovati dimostrano come l'associazione terroristica si fosse prefissata l'intento di gettare il paese in un'atmosfera di caos per poter attuare un colpo di stato. Due colonnelli e quattro ufficiali sono stati incarcerati.
La Turchia da una settimana è entrata in una fase molto attiva dell'indagine nei confronti dell'organizzazione terroristica Ergenekon. Si tratta della più grande azione svolta nelle ultime settimane nei confronti di questo gruppo. La polizia svolgendo delle operazioni parallele a Istanbul, Ankara, Smirne, Kayseri e Sivas ha arrestato diverse persone, prelevandole dalle proprie case e posti di lavoro. Soprattutto i documenti trovati a casa dell'ex capo della polizia Ibrahim Şahin e le armi rinvenute grazie alle informazioni contenute in questi scritti hanno cambiato completamente il corso dell'indagine, mettendo alla luce il livello organizzativo di questo gruppo e il calibro degli obiettivi che si era prefissato.
Si è scoperto fossero state pianificate delle azioni armate contro il quotidiano nazionale Cumhuriyet per cui erano già state preparate le armi necessarie; azioni simili all'attentato al giornalista armeno Hırant Dink ucciso il 19 gennaio 2007 ed agli omicidi alla libreria Zirve di Malatya del 18 aprile 2007.
Qual era lo scopo di queste operazioni e cosa sarebbe successo se i membri dell'associazione Ergenekon non fossero stati catturati?
Secondo le notizie pervenute, grazie a queste azioni la Turchia sarebbe dovuta entrare in breve tempo in uno stato di caos generale che avrebbe facilitato un colpo di stato da parte dell'associazione. Alcuni documenti addirittura indicano in modo dettagliato la composizione di quelle che sarebbero state le nuove classi dirigenti del paese una volta fatto cadere l'attuale governo.
Tra gli arrestati si trovano personalità di spicco come l'ex capo della polizia Ibrahim Şahin, il vecchio segretario generale del Consiglio di Sicurezza Nazionale Tuncer Kılınç, il vecchio comandante militare Kemal Yavuz, il vecchio ufficiale di Stato Maggiore Adli Müşaviri, il comandante ora in pensione Erdal Şenel e l'ex direttore del Consiglio di Educazione Superiore Kemal Gürüz, riconosciuti come l'apparato direttivo dell'associazione, ma anche diversi impiegati di importanti istituzioni pubbliche quali il Ministero delle Finanze, a riprova di quanto Ergenekon fosse estesa e di come fosse ben infiltrata nell'apparato statale.
I dieci documenti/schemi trovati nella casa di Ankara di Ibrahim Şahin hanno permesso di ritrovare un vero e proprio arsenale ed hanno portato alla luce diversi attentati programmati da tempo e pronti per essere realizzati. Questi documenti hanno anche fornito un'ulteriore prova delle importanti relazioni di Şahin all'interno degli ambienti militari, ma anche fra la società civile.
Tra le varie armi trovate si ipotizza ce ne fosse una parte fornita da Israele e che sarebbe stata usata per uccidere Öcalan e mettere fine al PKK.
Il primo passo dell'associazione per gettare il paese nel caos sarebbe stato compiuto a Sivas, città dell'Anatolia centrale. Ci sono infatti prove che Şahin avesse dato ordine di procedere ad alcuni attentati in questa città. Tra i vari obiettivi ci sarebbe stato il leader della comunità armena di Sivas, Minas D. Güler. Ma nel mirino non c'era solo la comunità armena, ma anche quella sunnita-alevita allo scopo di creare tensione all'interno di tutti i gruppi etnici presenti in Turchia.
Tra i nomi venuti alla luce nelle ultime indagini spicca anche quello del vecchio sindaco di Istanbul Bedrettin Dalan, che ora si trova all'estero e che è considerato una delle personalità chiave dell'associazione nonché un suo importante finanziatore. Anche il presidente della Corte di Cassazione Sabih Kanadoğlu è stato arresto dopo che alcune armi e CD inerenti ai programmi dell'associazione terroristica sono stati rinvenuti nella sua casa.
I documenti ritrovati sono ancora al vaglio degli inquirenti e si aspetta che altri nomi illustri vengano alla luce.