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Notte di nozze, pubblicato da L'Asino d'oro Edizioni, è un riuscito affresco storico e sociale della Turchia degli anni ’70

24/05/2019 -  Francesco Marilungo

Notte di Nozze (1979) è il secondo capitolo della trilogia inaugurata da Coricarsi e morire (1973) di cui avevamo avuto occasione di parlare qualche tempo fa. Se nel primo la narrazione, che ci portava dalla nascita della Repubblica nel 1923 agli anni ’60, era stata affidata alla voce di Ayşen, professoressa universitaria distesa su un letto in attesa della morte, stavolta tocca al marito Ömer, anch’egli esponente della classe intellettuale di sinistra della Turchia degli anni ’70. Quella Turchia che inaugurò anche quel decennio con un colpo di stato militare, quello del 12 marzo 1971. Notte di nozze ce ne offre uno spaccato di grande accuratezza.

Va detto che si entra a fatica nella scrittura di Adalet Ağaoğlu, classe 1929. La scrittrice evita ogni ammiccamento capzioso verso il lettore, e anzi lo sfida. Ci vogliono diverse decine di pagine prima che il mosaico di personaggi, molti dei quali scavati in profondità dal cesello dell’analisi psicologica, inizi a prendere forma, come in un lento crescendo che porti sul palco un po’ alla volta tutte le componenti orchestrali che compongono la tessitura musicale. Così fa Ağaoğlu, la sua scrittura procede con un accumulo progressivo e fluviale, il racconto nasce dall’intersecarsi di molteplici flussi di coscienza. Ma quando poi il quadro è completo, ne esce un affresco sociale di rara completezza ed efficacia, qualcosa che meglio di ogni saggio storico sa rendere palpabile l’atmosfera di un’epoca, coi suoi vezzi e i suoi drammi, con i suoi intrecci politici e i suoi abissi psicologici, i suoi voli culturali e le sue quotidiane miserie.

Nel salone della notte di nozze, il salone del club Anatolia di Ankara, convogliano a nozze due rampolli di gruppi sociali che intrecciano affari, politica e potere militare; palazzinari, politici e colonnelli. Benedetto da un fiume di alcol, si perpetua e si celebra l’ordine sociale dominante. Ma lo sguardo di Ömer, zio acquisito della sposa, è lo sguardo di un outsider: la sua è la posizione di un accademico impegnato, vicino agli studenti che quell’ordine sociale avevano criticato e provato a scardinare; i bicchieri che butta giù durante la serata e un torbido intreccio passionale con la giovane sposa che sale al talamo nuziale, fanno sì che egli si collochi in una prospettiva defilata, critica, disincantata, spesso cinica e ironica; è da questa prospettiva che ci racconta la cerimonia matrimoniale.

Notte di nozze è un riuscitissimo affresco storico sociale della Turchia degli anni ’70 e conferma, dopo Coricarsi e morire, la grande capacità della scrittrice di costruire personaggi a tutto tondo che sappiano a loro volta incarnare dei tipi sociali che illuminino i rapporti delle varie componenti della società turca.

Notte di nozze vinse tre importanti premi nazionali e ricevette (false) accuse di essere un plagio di Punto contro punto di Aldous Huxley, scatenando una lunga polemica che si trascinò per lungo tempo. Mentre il precedente romanzo della scrittrice, Fikrimin İnce Gülü, fu ritirato dal commercio con l’accusa di denigrare le forze militari, per Notte di Nozze venne aperta un’indagine che per fortuna non portò a provvedimenti contro il libro.

A questo punto non possiamo fare altro che aspettare la pubblicazione da parte de L’Asino d’oro Edizioni di Hayır (Augurio, 1987) terzo capitolo della trilogia denominata Dar zamanlar (Tempi stretti), strumenti essenziali per capire la Turchia di fine Novecento, una Turchia che non c’è più, o che forse, ha semplicemente mutato d’abito ideologico, ma è rimasta uguale a se stessa negli snodi cruciali che ne reggono il potere.