A Konya, nel cuore della penisola anatolica, ogni anno a fine settembre si svolge un grande festival musicale, il Konya Mystic Music Festival, giunto quest'anno alla sua dodicesima edizione
Konya è una metropoli turca situata nel cuore della penisola anatolica. E' una città dove ogni anno fanno tappa migliaia di pellegrini, non solo musulmani. Vi è infatti situato il mausoleo di Mevlana, costruito per proteggere la tomba di Gialal al-Din Rumi, poeta e mistico persiano, fondatore della confraternita sufi Mawlawiyya, meglio nota come la confraternita dei “dervisci rotanti”. Rumi (1207-1273) è venerato in Turchia, ma anche in Iran e nei paesi arabi ed è considerato il massimo poeta mistico della letteratura persiana.
La filosofia dei dervisci si rifà alla necessità di una vita sobria e ascetica, molto simile a quella proposta dai frati cristiani. E' questo il succo della parola persiana "derwish", riconducibile al termine "mendicante". I dervisci vivono in strutture monastiche, analoghe a quelle cattoliche.
La musica in voga a Konya e celebrata in tutta la regione, con i suoi trentun distretti la più vasta della nazione, non può prescindere da quest'aspetto sociale. E' qui che è nato il Konya Mystic Music Festival . “Rumi amò questa musica che ancora oggi unisce le persone”, racconta Feridum Gundes, direttore e organizzatore della kermesse, “auspicando un sentimento di fratellanza e rispetto”. E aggiunge: “Non è facile spiegare il significato del misticismo musicale, ma è sicuramente questo il luogo ideale dove ospitare i migliori esponenti artistici legati al genere”.
Il festival è giunto alla sua dodicesima edizione. Quest'anno l'inaugurazione è stata il 22 settembre; con incontri che proseguiranno fino al 30 del mese, anniversario della data di nascita della guida spirituale. Festeggiamenti avvengono anche il 17 dicembre, in ricordo del giorno della scomparsa di Rumi, ma la stagione è fredda e la manifestazione non ha la stessa risonanza di quella autunnale.
I dervisci rotanti
In ogni caso, a farla da padrone, saranno come sempre i dervisci, che con i loro tipici abiti bianchi (che rimandano ai concetti di luce e distacco dall'ego) e i caratteristici cappelli conici (simbolo della pietra tombale). Vorticano su se stessi invocando silenziosamente Allah, perché - come loro stessi rivelano - "tutto ruota, dagli atomi, ai pianeti, dalle stelle, ai capolini di un girasole". Con le braccia incrociate raggiungono lo stato di trance; e così si avvicinano al "cielo" e vivono al meglio la loro spiritualità, parafrasando alcune sagge parole di Rumi: “Il compito della religione è lo stupore permanente, che non significa voltare le spalle a Dio, ma bruciare in un'estasi cieca, annegati nella divinità e ubriachi d'amore”.
La band giapponese Huun Huur Tu in un suggestivo live
Chi partecipa alla kermesse? Gruppi musicali islamici, ma non solo; come riporta il sito dedicato al festival, è scritto anche nel Corano che "Dio è l'oriente e l'occidente; e dovunque ti giri c'è il suo volto, infinito, onnisciente". Nel 2014 sono passati da Konya i Resonet , band proveniente da Santiago de Compostela, in Spagna, specializzata in musica medievale e antica. Quest'anno è prevista la presenza degli Huun Huur Tu, band giapponese. Dal mondo islamico vengono, invece, il pakistano Sain Zahoor, cantante e abile suonatore di ektara, stranissimo strumento musicale suonato anche in Egitto e dotato di una sola corda; e Kayhan Kalhor, famoso artista curdo specializzato nella musica tradizionale iraniana, noto anche negli Stati Uniti per le sue collaborazioni con il Kronos Quartet. «Non a caso la nostra proposta è apprezzata moltissimo anche dagli americani e dagli europei», precisa Gundes.
La Konya Turkish Sufi Music Ensemble
Principi in patria, il celebrato Konya Turkish Sufi Music Ensemble che l'ultimo giorno del festival, il 30 settembre, proporrà la Sema Ceremony. Uno spettacolo di grande intensità incentrato sulle performance di musicisti e danzatori, rigorosamente maschi, coordinati da un gran maestro. Si succedono varie fasi coreografiche, culminanti nel "sema" vero e proprio nel quale i protagonisti della danza alzano la mano destra al cielo per ricevere simbolicamente i doni di Dio e poi dispensarli ai presenti. E' ancora Rumi a indicare la strada da seguire: «Il sema è la pace per l'anima dei vivi, e chi conosce ciò raggiunge la pace dell'anima». Per gli appassionati di etnomusicologia è anche l'occasione di conoscere strumenti molto interessanti come il ney, flauto tipico dell'Iran, molto utilizzato nell'ambito delle rappresentazioni sacre; e il kudum, tamburo impiegato in Turchia anche nella musica classica, rivestito da pelle di cammello.
I concerti avvengono presso il Mevlana Culture Centre, costruzione situata a una decina di minuti dal mausoleo dedicato al più grande poeta sufi. Ma la musica non è confinata agli orari dettati dal programma perché ovunque sarà possibile incontrare musicisti e artisti pronti a lodare il verbo diffuso da Rumi. Per chi volesse conoscere il programma completo, questo è il sito di riferimento: mistikmuzik.com