Foto di marvent/Shutterstock

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Nonostante le donne in Turchia siano poco più della maggioranza della popolazione attiva, la percentuale di occupazione femminile risulta ancora piuttosto bassa. Fa eccezione l'occupazione femminile in politica estera e nell'accademia

08/03/2019 -  Fazıla Mat

Le donne costituiscono circa il 51% della popolazione attiva in Turchia, composta da poco più di 60 milioni di persone. Ma questa percentuale è molto lontana dai livelli di occupazione femminile. Secondo le statistiche OECD , la partecipazione delle donne alla forza lavoro si è attestato al 33,6% nel 2017, rispetto a una media OECD del 51,9%.

Il dato OECD e i rilevamenti effettuati da numerose altre organizzazioni sono analizzati nel quarto rapporto “Lavoro delle donne”, pubblicato dall’unità di ricerca della confederazione turca DISK/Genel-İş . L’analisi riporta che solo 3 donne su 10 facevano parte della forza lavoro in Turchia nel 2017 e la tendenza è rimasta pressoché invariata nel 2018, con una partecipazione femminile alla forza lavoro del 28,9%, contro quella maschile che si è attestata al 65,1%. In altre parole oltre 20 milioni di donne in Turchia - su 30 milioni identificate come popolazione attiva - risultano tagliate fuori dal mondo del lavoro.

“Il fatto che la stragrande maggioranza della popolazione femminile non partecipi o non riesca a partecipare alla vita lavorativa corrisponde ad un altrettanto grande perdita di produzione. Dal punto di vista sociologico significa invece che alle donne in Turchia viene impedito di stare in piedi da sole”, è il commento dell’economista Güldem Atabay Şanlı alla BBC turca.

Zehra Zümrüt Selçuk, ministra turca per la Famiglia, il Lavoro e i Servizi sociali, ha recentemente affermato che il governo considera la partecipazione delle donne alla forza lavoro come un elemento importante dello sviluppo economico. La ministra ha inoltre aggiunto che negli ultimi 10 anni questo dato è aumentato del 63% e che l’obiettivo è quello di raggiungere un tasso del 41% per il 2023.

Un’altra ricerca pubblicata dal centro Betam dell’Università Bahçeşehir di Istanbul conferma che negli ultimi 12 anni il tasso di partecipazione alla forza lavoro delle donne è cresciuto in misura superiore rispetto a quello maschile. D’altra parte però - sottolinea il rapporto -  la differenza tra la percentuale di disoccupazione maschile e quella femminile era meno dell’1% nel 2005, mentre tale differenza ha raggiunto quasi 5 punti percentuali nel 2017.

Va poi aggiunto che il 27,2% della forza lavoro delle donne è impiegato nel settore primario e si tratta di una percentuale strettamente collegata al grado di istruzione inferiore delle donne in questione. Oltretutto, i dati forniti dall’istituto di statistica turco TÜİK parlano di oltre 3 milioni e 600mila donne che lavorano in nero, senza alcun tipo di assicurazione e con ore di lavoro prolungate.

Ma l’ingresso nel mondo del lavoro delle donne non sembra particolarmente facilitato nemmeno dai titoli di studio. Lo attesta il fatto che anche il tasso di disoccupazione nella fascia d'età tra i 25 e i 29 anni delle donne in possesso di una laurea risulta molto alto. Si parla di una percentuale del 18,4% contro l’8,7% della disoccupazione maschile. Il rapporto spiega questo dato con le difficoltà nel trovare il primo impiego o con la situazione di instabilità tipica dei primi anni lavorativi. A tutto ciò si sommano fattori quali la cura dei figli e la carenza di impieghi che coniughino condizioni di flessibilità e tutela dei diritti delle madri.  

Una tendenza positiva riguardo all’occupazione femminile si attesta nella politica estera e nell’accademia. Le donne rappresentano il 50% delle nuove assunzioni al ministero degli Esteri. Le ambasciatrici turche rappresentano il 23% del numero complessivo delle più alte cariche diplomatiche mentre un’altra fetta del 35% ricopre cariche diplomatiche di altro genere. Allo stesso modo emerge una forte presenza di donne nelle università con il 42% di docenti di vario grado.