Pravij Sektor, uno dei movimenti di estrema destra in Ucraina - Di MrPenguin20/wikimedia

Rinforzati dal contesto del conflitto del Donbass i movimenti di estrema destra in Ucraina hanno raccolto poco in politica ma continuano a pesare sulla società. E a pattugliare le strade del paese

26/04/2018 -  Oleksiy Bondarenko

Lo spauracchio dell’Ucraina ‘nazista’, tanto caro alla propaganda russa nei mesi immediatamente successivi al cambio di potere a Kiev dopo le manifestazioni di Maidan, sembra ormai passato - almeno in parte - di moda. Nonostante un ruolo significativo durante le proteste di piazza a cavallo tra il 2013 e il 2014, le forze di estrema destra in Ucraina non sono praticamente riuscite a ritagliarsi un ruolo nel mainstream della politica del paese.

Svoboda (Libertà), il partito che ha rappresentato dai tempi dell’indipendenza la principale forza politica di estrema destra, è riuscito a racimolare solo il 4,7% alle prime elezioni post-Maidan (ottobre 2014), in netto calo rispetto al 10,4% di consensi nelle elezioni precedenti (2012). Pravij Sektor (Settore Destro), che proprio sulle barricate di Maidan Nezalezhnosti era divenuto famoso attirando l’attenzione degli osservatori e dei media occidentali, si è praticamente disgregato in diverse fazioni rimanendo una forza più che marginale a livello politico.

Dalla guerra alla ‘Milizia Nazionale’

Lo scoppio del conflitto in Donbass a inizio 2014 ha certamente contribuito al rapido sviluppo di numerose organizzazioni di estrema destra sul territorio ucraino. Quelli che sono più noti come ‘battaglioni volontari’ hanno avuto un ruolo centrale nelle prime fasi del conflitto, quando l’esercito ucraino - ridotto alla più completa inefficienza da oltre venticinque anni di mala gestione e corruzione – si era dimostrato incapace di far fronte alla minaccia proveniente dalle regioni dell’est.

Inutile ricordare che non tutti, tra i circa 40 battaglioni volontari, possono essere collocati dal punto di vista ideologico all’estrema destra. Alcuni però divennero ben presto più famosi degli altri . Un esempio è il battaglione Azov, che fa apertamente uso della simbologia di ispirazione nazista (il suo stemma è la runa Wolfsangel) ed i cui leader non hanno mai nascosto le simpatie di estrema destra. Formato nel 2014 come gruppo paramilitare della formazione politica ‘Patriot Ukraïny’ (Patriota dell’Ucraina), il battaglione è stato integrato nella guardia nazionale e ora risponde, in linea teorica, all’autorità del ministero degli Interni. In pratica però la posizione legale di Azov, cosi come di molti altri battaglioni volontari, rimane più sfumata. I canali di finanziamento rimangono più che opachi e il battaglione è capace di organizzare attività fuori dal controllo del ministero come, ad esempio, il campo estivo di addestramento per minorenni .

L’attività di Azov e della sua leadership va però ben oltre il campo di battaglia. Nel 2016 intorno alla figura del comandante del battaglione - Andriy Biletsky, già membro del parlamento ucraino che non ha mai nascosto la propria posizione di estrema destra - era nato il movimento politico ‘Natsionalnij Korpus’ (Reparto Nazionale).

Inoltre anche la cosiddetta ‘Milizia Nazionale’ i cui seicento membri hanno fatto il loro giuramento a gennaio dopo una marcia lungo le vie centrali di Kiev, sembra indissolubilmente legata proprio al battaglione di estrema destra Azov e al suo braccio politico, 'Reparto Nazionale'. Secondo i registri statali (la formazione è registrata come un’organizzazione non governativa) i fondatori della ‘Milizia Nazionale’ sarebbero uomini molto vicini a Biletsky e membri di Azov. Il compito che si sono posti i membri della ‘Milizia’ è quello di pattugliare le strade e garantire ordine e decoro, oltre ad una serie di altre attività, come la lotta al bracconaggio o al gioco d’azzardo illegale. “Siamo in molti. Non abbiamo paura di usare la forza per stabilire l’ordine ucraino sulle strade”, recita così il messaggio che accompagna il video di presentazione della Milizia sui social media .

Il rischio per le minoranze

Il problema è però più generale e non riguarda solo Azov. In concomitanza con lo sdoganamento della retorica patriottica a livello ufficiale e con la guerra ibrida combattuta in Donbass, una serie di organizzazioni simili sono nate un po’ ovunque sul territorio nazionale. Reparti della ‘Milizia Nazionale’ sono stati formati in numerose altre regioni, mentre secondo quanto riporta il portale web Hromadske , “ci sono oggi tre simili organizzazioni registrate a Kiev” e molte altre nel resto del paese, come a Mykolaiv, Sumy, Uzhhorod e altre città.

Il fiorire di organizzazioni indipendenti che si arrogano il diritto di pattugliare le strade e di usare, non di rado, la violenza, fanno sorgere numerose domande sull’effettivo monopolio della forza da parte dello stato. Uno sguardo preoccupato è stato di recente offerto non solo dagli esperti ucraini , ma anche dal report del Consiglio d'Europa che ha di fatto smentito le dichiarazioni ufficiali dei servizi di sicurezza ucraini che continuano a negare l’esistenza di organizzazioni di estrema destra registrate in Ucraina .

A subire le conseguenze del fiorire di questi gruppuscoli di estremisti sono soprattutto le minoranze. Come riporta Anya Hrytsenko, ricercatrice ucraina sui movimenti di estrema destra, dall’inizio dell’anno sono stati ben più di dieci i casi in cui manifestazioni pacifiche di gruppi femministi e LGBT sono state violentemente interrotte dagli estremisti. La cosa più preoccupante, però, è che le forze dell’ordine non solo non sembrano in grado di prevenire questi attacchi, ma molte volte nemmeno di punire i colpevoli. Un recente esempio è stata la manifestazione a Kiev (organizzata ogni anno) in memoria di due giornalisti russi, Anastasia Baburova e Stanislav Markelov, uccisi a Mosca nel 2009 da un gruppo di neo-nazisti russi. Attaccati e picchiati dai membri di un gruppo di estrema destra - C14 – alcuni manifestanti pacifici sono stati fermati dalla polizia, mentre nessun membro di estrema destra è stato detenuto .

Tra l’altro, C14 è un movimento ben noto. Attivo dal 2010 il gruppo prende il nome dalle ‘quattordici parole’ ("We must secure the existence of our people and a future for white children"), slogan usato dai suprematisti bianchi americani. L’istituto ‘Terrorist research and analysis consortium - TRAC’ ha di recente inserito l’organizzazione nel suo database di gruppi terroristici . Inoltre, anche C14 si sta ritagliando un ruolo nel pattugliamento delle strade. Pare che un distretto municipale della capitale abbia di recente firmato un accordo di cooperazione tra la polizia e l’organizzazione, mentre sulle proprie pagine social il gruppo si offre di “rendere la vita difficile” ai “nemici dei propri donatori”. Un altro modo per raccogliere donazioni facendo i picchiatori a pagamento .

Un problema politico

La crescente ondata di estremismo non è una caratteristica che può essere attribuita solo all’Ucraina. Quello che però più preoccupa sono i legami con la politica e un vago senso di timore e rispetto che, nel contesto della guerra in Donbass, i gruppi di estrema destra possono suscitare. Molti dei membri delle varie organizzazioni hanno direttamente partecipato alla guerra in difesa del paese.

Inoltre, anche se questi gruppi si pongono ufficialmente in opposizione all’attuale governo, i rapporti tra il ministro degli Interni Arsen Avakov e alcuni degli ambienti estremisti non sono un mistero. Ma non si tratta solo dei rapporti tra Avakov e il comandante di Azov, Biletsky. Altri personaggi con un passato più che vicino all’estrema destra, ad esempio, ricoprono ora ruoli di spicco nella polizia (riformata nel 2014). Un esempio è l’ex cittadino bielorusso Serhiy Korotkykh, membro di Azov e Segretario del reparto della difesa degli obiettivi strategici che, secondo alcune fonti sarebbe legato a doppio filo alla nuova ‘Milizia Nazionale’. Si spiega forse anche così, in parte, la riluttanza delle forze dell’ordine a punire gli attacchi alle manifestazioni pacifiche da parte dei vari gruppi di estrema destra.

Il cuore del problema però è come sempre politico. In un periodo particolarmente delicato per il paese e con le elezioni presidenziali che si avvicinano, avere dalla propria parte gruppi e organizzazioni che hanno a disposizione capitale umano e militare in grado di destabilizzare la situazione risulta fondamentale. Per questo molti analisti considerano il ministro degli Interni, Arsen Avakov, con i suoi rapporti opachi con personaggi di spicco degli ambienti estremisti, come la persona più influente del paese dopo il presidente Poroshenko. Non si tratta probabilmente, a dispetto di alcune voci, di un esercito personale del ministro, ma piuttosto di equilibri delicati, di un dare e avere, che caratterizzano da sempre la politica ucraina.

Elementi che, se consideriamo che la guerra nel Donbass è tutt’altro che terminata, rappresentano un punto di forza nella personale rivalità tra Avakov e Poroshenko. Una rivalità per il potere e non di certo per il futuro del paese. L’impunità e il proliferare di queste organizzazioni (C14, Milizia Nazionale e altre) non è quindi solo ascrivibile alla crescita del nazionalismo, ma affonda le radici nel sistema politico ucraino e negli opachi legami tra ambienti estremisti e il mainstream della politica del paese.