Una scena del film Mariupolis 2

Una scena del film Mariupolis 2

Da martedì 17 maggio fino a sabato 28 maggio si svolgerà il 75° film festival di Cannes. Fitto come sempre il programma, da segnalare il documentario postumo “Mariupolis 2” del lituano Mantas Kvedaravičius, ucciso lo scorso aprile a Mariupol

16/05/2022 -  Nicola Falcinella

Torna nella formula e nelle date canoniche il Festival di Cannes , la cui 75° si svolge fino a sabato 28 maggio. La guerra in Ucraina sarà al centro delle preoccupazioni e dei discorsi, ma pure di uno dei film.

L’ultima opera aggiunta al già fittissimo programma è il documentario postumo “Mariupolis 2 ” del lituano Mantas Kvedaravičius. Il cineasta, noto per “Barzakh” (2011), “Mariupolis” (2016) e “Parthenon” (2019), è stato catturato e ucciso dall’esercito russo a inizio aprile proprio nella città dell’Ucraina orientale che era stata protagonista del film precedente e in cui Kvedaravičius era tornato allo scoppio della guerra. “Mariupolis 2”, co-diretto dalla sua fidanzata Hanna Bilobrova - che ha recuperato il girato e ha completato il lavoro con la montatrice Dounia Sichov - è una testimonianza e una descrizione della vita che continua nel mezzo dei bombardamenti, tra tragedia e speranza. La pellicola, una coproduzione tra Lituania, Francia e Germania, sarà proiettata al pubblico giovedì.

Nel concorso per la Palma d’oro, dove l’Italia è rappresentata da “Nostalgia” di Mario Martone e da “Les amandiers” di Valeria Bruni Tedeschi, c’è invece “Tchiaikovsky’s Wife” del russo Kirill Serebrennikov. Il regista, conosciuto per “Summer – Leto”, “Parola di Dio” e “Petrov’s Flu”, esplora la burrascosa relazione tra il celebre compositore russo e la moglie Antonina Miliukova.

Torna a Cannes in gara anche il romeno Cristian Mungiu con “R.M.N.”. La Palma d’oro del 2007 con “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni” si presenta con una storia ambientata nel periodo natalizio in un villaggio della Transilvania, mettendo a confronto le diverse comunità che abitano la regione.

In Cannes Première, fuori concorso, arriva ancora dall’Ucraina il documentario “The Natural History of Destruction” del prolifico Sergei Loznitsa che alterna con ottimi esiti documentario e fiction (“Donbass”, “My Joy”, “Maidan”) riflettendo sulla Storia e ponendo interrogativi morali, stavolta partendo dal libro di W. G. Sebald “Storia naturale della distruzione” e utilizzando immagini d’archivio della Seconda guerra mondiale.

Ancora fuori gara saranno presentati “The Vagabonds” della debuttante bulgara Doroteya Droumeva, su una donna che preferisce relazioni con uomini più giovani, e il greco “Dodo” di Panos H. Koutras, già sulla Croisette nel 2014 con “Pazza idea – Xenia”, che immagina la ricomparsa, in una lussuosa residenza di Atene, di un uccello estinto da secoli.

Nella sezione Un certain regard debutta “Kurak günler - Burning Day” del turco Emin Alper, premiato alla Mostra di Venezia nel 2015 per il precedente “Abluka”. Protagonista della pellicola è un giovane investigatore mandato in un villaggio che si trova invischiato in un intrigo politico alla prima indagine.

Infine la Quinzaine des realisateurs, oltre alla Carrosse d’or alla carriera a Kelly Reichardt e a “L’envol” di Pietro Marcello, presenta “Pamfir”, esordio dell’ucraino Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk.