Quanti sono i ceceni inviati a dare manforte all'aggressione di Putin dell'Ucraina? E perché il presidente ceceno Kadyrov si sta esponendo così direttamente in questo conflitto? Un'analisi
Il 25 febbraio, RT, canale televisivo finanziato dal Cremlino, ha mostrato dodicimila militari della Rosgvardiya (la Guardia Nazionale della Federazione Russa) radunati davanti alla moschea “Cuore della Cecenia”. Quest'ultima è uno dei più grandi templi islamici in Russia e nel mondo che sorge nel centro di Grozny, capitale della repubblica autonoma. Davanti alla folta platea di uniformi nere, il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha annunciato al grido di “Allah è grande” la partecipazione dei suoi soldati, i cosiddetti Kadyrovtsi, all'offensiva russa in Ucraina. Nel farlo, ha intimato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyi a scusarsi pubblicamente con Vladimir Putin e l'esercito ucraino ad arrendersi. I nostri uomini, ha avvertito minaccioso, “non vogliono privare le famiglie ucraine dei loro padri”. Il 28 febbraio, Salakh Mezhiev, il Mufti della Cecenia, ha benedetto l'iniziativa di Kadyrov, dichiarando che i combattenti ceceni partiti per l'Ucraina "sono andati a combattere nel nome della jihad”.
È difficile stabilire quanti uomini Kadyrov abbia inviato in territorio ucraino. Alcune stime ipotizzano 10.000 , altre, meno affidabili, addirittura 70.000 . Quello che invece è noto è che, sin dai primi giorni, i militari ceceni sono stati in prima fila in alcune delle battaglie più dure combattute finora. Magomed Tushaev, uno dei massimi consiglieri di Kadyrov e comandante del 141° Reggimento Motorizzato Speciale "Sever" (Nord), noto anche per aver partecipato attivamente alla campagna di repressione della comunità LGBTQ in Cecenia, è stato ucciso il 26 febbraio dalle forze speciali ucraine nella battaglia per l’aeroporto di Hostomel, luogo di importanza strategica situato nella periferia occidentale di Kiev. Sono stati inoltre avvistati il battaglione "Yug" (Sud), sotto il comando di Khusein Mezhidov, e l'unità OMON "Akhmat-Grozny" di Azor Bisaev. Un’altra figura di spicco legata a Kadyrov segnalata in Ucraina è Daniil Martynov; ex ufficiale dell'unità d'élite delle forze speciali dei servizi di sicurezza federali russi, FSB Alfa, a cui è stato più volte imputato di avere curato personalmente l’addestramento dei Kadyrovtsi. L’1 marzo, il Capo del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino, Oleksiy Danilov, ha dichiarato a Ukraine 24 che la squadra di Kadyrov bloccata ad Hostomel era stata inviata con l’intento di uccidere il presidente Zelenskyi. Le informazioni sul complotto ceceno sarebbero giunte grazie ad agenti del servizio di sicurezza russo dell'FSB che si oppongono alla guerra.
Oltre a quello degli effettivi, un altro numero difficile da determinare è quello delle perdite. Dopo aver inizialmente negato di averne subite, l’1 marzo, sul suo canale Telegram, Kadyrov ha riportato che il bollettino di guerra ammonterebbe a due morti e quattro feriti. Numero che però risulta poco credibile secondo diverse fonti. Negli ultimi giorni è trapelata una registrazione audio in lingua cecena inviata da un soldato in un ospedale militare in Crimea, nella quale si parlava di dozzine di vittime che la sua unità avrebbe subito a seguito di un attacco di un drone TB-2 Bayraktar dell’esercito ucraino.
Ma perché Ramzan Kadyrov, che si definisce un umile soldato di Vladimir Putin, si espone così tanto sulla questione ucraina? In primo luogo, perché il leader ceceno sta provando a saggiare il suo potere sul fronte interno. Se da una parte Kadyrov ha abbracciato la narrativa della “denazificazione” dell’Ucraina portata avanti dal Presidente russo, come dimostrato dalle sue dichiarazioni e da alcuni video che mostrano i militari ceceni con i nastri di San Giorgio sull’uniforme, la più alta onorificenza militare russa, dall’altra è stato l’unico a permettersi di criticare Putin per la lenta avanzata delle truppe russe. Il leader ceceno, che già a gennaio 2022 aveva dichiarato che se fosse stato il capo dello stato "avrebbe preso l'Ucraina molto tempo fa", ha enfatizzato la necessità di "dare ordine ai combattenti di catturare Kharkov, Kiev e tutte le altre città, in modo rapido, accurato ed efficiente”. Rivolgendosi poi direttamente a Putin, ha dichiarato: “Compagno Presidente e Comandante in Capo, ho ripetutamente detto che sono il vostro soldato e che sono pronto a dare la mia vita per voi. Ma non posso vedere come muoiono ora i miei e i nostri combattenti”.
Una seconda ragione è da attribuirsi ai conti in sospeso che Kadyrov è solito regolare con la diaspora cecena all’estero. Già nel 2014, dopo l’annessione della Crimea e lo scoppio del conflitto in Donbass, due milizie composte prevalentemente da ceceni filo-ucraini iniziarono a combattere contro le milizie separatiste filo-russe di Donetsk e Lugansk fedeli a Mosca: il battaglione Sheikh Mansur, attivo principalmente nel sud-est dell'Ucraina e nella città di Mariupol, che consiste in più di una decina di uomini e in cui erano arruolati anche tatari di Crimea, e il battaglione Dzhokhar Dudayev, dal nome del primo presidente della Cecenia indipendente. Il 3 marzo, Kadyrov ha annunciato di essere pronto a pagare una ricompensa di $ 500.000 per ognuno dei comandanti dei due battaglioni ceceni filo-ucraini. Ora che l’esercito russo combatte in pieno territorio ucraino, i ceceni anti-Kadyrov sono anch’essi schierati sulle linee più calde del fronte, ovviamente sulla trincea opposta a quelli filo-Putin. Il leader ceceno è quindi alla ricerca della ennesima vendetta contro i suoi più feroci oppositori.
Mosca sa bene che le milizie di Kadyrov sono un’arma a doppio taglio. Il Cremlino sa di poter contare su validi combattenti, che usa soprattutto per destabilizzare psicologicamente i soldati e i cittadini ucraini. Al tempo stesso militari ceceni, alcuni dei quali sono veterani delle operazioni militari in Georgia o in Siria, vengono spesso associati alle peggiori brutalità sul campo di battaglia. Azioni coerenti col regime autoritario di Kadyrov, che vi ricorre non solo in guerra, ma anche nella vita di tutti i giorni. Putin deve perciò controllare gli abusi di queste milizie se intende prevenire una indesiderata escalation del conflitto. Con il bombardamento indiscriminato dei centri abitati in aumento e il morale di molti soldati russi in calo, i Kadyrovtsy potrebbero iniziare a commettere brutali crimini di guerra per spezzare la resistenza ucraina, col risultato di precludere eventuali negoziati. Kadyrov incarna così una delle tante ragioni per le quali il Cremlino, quali che siano i suoi obiettivi politici e militari, deve agire in fretta.
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