Georgia, Ucraina, Polonia, Olanda e ancora Ucraina: Mikheil Saakashvili non ha mancato di far parlare di sé, da fughe sui tetti, a condanne in patria. E poi incarichi ministeriali, fondazioni di partiti e forze politiche e persino di una Legione georgiana che combatte nel Donbass
Avevamo lasciato Mikheil Saakashvili nel settembre del 2017 in Ucraina, dove era rientrato illegalmente dopo essere stato espulso e dove aveva ripreso la propria attività, relativamente tollerato dall’amministrazione di Petro Poroshenko. A dicembre dello stesso anno le forze speciali ucraine perquisirono la sua casa, Saakashvili si rifugiò sul tetto dell'abotazione, in mondovisione , e i suoi sostenitori accorsero per liberarlo . Apolide, braccato dalle forze speciali, politicamente finito, fuggì, venne poi trovato dalle autorità es espulso nuovamente in Polonia. Da lì Saakashvili si trasferì in Olanda per ricongiungimento familiare, la moglie è infatti olandese. Il foglio di via ricevuto dall’Ucraina includeva un divieto di rientro fino al 2021.
Ma il cambio di amministrazione presidenziale in Ucraina ha rimesso in gioco Saakashvili. L’ex Presidente georgiano - a cui è stata tolta la cittadinanza georgiana - l’ex governatore di Odessa - che ha perso anche la cittadinanza ucraina, è tornato in campo. A maggio 2019 il nuovo presidente Volodymyr Zelensky gli ha reso la cittadinanza, e Misha – come tutti chiamano Saakashvili – non ha perso tempo ed è tornato a Kiev. In Ucraina ha fondato il Movimento delle Nuove Forze, secondo Movimento da lui fondato dopo il Movimento Nazionale Unito che ha governato la Georgia dal 2004 al 2012. Ma mentre quest’ultimo aveva cavalcato l’onda rivoluzionaria che l’aveva reso il cuore della maggioranza politica in Parlamento, il Movimento in Ucraina è un piccolo partito. Non per questo la carriera politica di Saakashvili sembra destinata a rimanere nell’ombra.
Rewind
Agli albori della collaborazione con Poroshenko, Saakashvili era stato nominato a capo del Consiglio Internazionale per le Riforme, dopo aver rifiutato il posto di Vice primo ministro per le Riforme perché all’epoca era ancora georgiano, e l’incarico politico nel governo ucraino gli sarebbe costato la cittadinanza d’origine. Oggi il problema non sussiste più, e quando di nuovo Zelensky gli ha proposto il medesimo incarico, Misha si è dichiarato disponibile ed entusiasta . Ma il governo ha poi fatto marcia indietro.
Dalla Georgia si sono infatti mossi in molti, a partire dall'esecutivo, per mettere in guardia l’Ucraina contro questo passo che avrebbe reso i rapporti fra i due paesi molto più complessi. Appelli molto espliciti sono arrivati dal Presidente del Parlamento georgiano Archil Talakvadze , dal Primo ministro Giorgi Gakharia , e ha preso la parola anche la Presidente della Repubblica Salome Zurabishvili .
Manovre di corridoio, tentennamenti, conteggio voti: a Zelensky quindi non è parsa più una buona idea, e quindi alla fine non è stato presentato il suo nome come inizialmente previsto nella seduta del parlamento di fine aprile. È partito allora il piano B, coinvolgere Saakashvili nelle riforme come esperto consigliere presso la Presidenza, nuovamente. Il cerchio si chiuderebbe là dove è iniziato.
I giochi sono ancora aperti e la miscela delle imprevedibilità della politica ucraina e di Saakashvili può riservare però inattesi colpi di scena.
La dote
Per Saakashvili l’Ucraina non è solo la seconda patria, il paese dove si è laureato, di cui conosce la lingua e dove ha creato legami personali e professionali, ma è anche la seconda - ormai terza - chance per mantenere vivo il proprio impegno politico. È anche l’unica cittadinanza che ha e lo scudo di cui ha goduto finora contro l’estradizione in Georgia, dove è stato condannato nel 2018 a tre anni di carcere, cui si è aggiunta una condanna ad altri 6 anni e dove rimangono pendenti altre accuse.
L’Ucraina in Saakashvili cerca l’expertise del riformatore la cui amministrazione aveva portato la Georgia dal 133esimo al 51esimo posto per percezione di corruzione, a triplicare il budget nazionale in tre anni tramite la riforma fiscale, ad una crescita economica del 70% nel decennio 2003-2013. Ma la dote di Saakashvili consta anche di importanti relazioni personali negli Stati Uniti, e un seguito di uomini della sicurezza che gli sono rimasti fedeli e che hanno traslato la loro attività militare in Ucraina. È nata ad esempio con il suo arrivo la Legione Nazionale Georgiana, milizia combattente nel Donbas.
La Legione Georgiana in Ucraina
Nel 2014, quando Saakashvili si affacciò sulla politica ucraina venne seguito da fedelissimi, molti dei quali formatisi negli organi di sicurezza e difesa georgiani durante il decennio di ammodernamento. A metà di quell'anno nacque la Legione Georgiana , che contava qualche dozzina di cittadini georgiani e che si aprì anche a stranieri. Comandata da Mamuka Mamulashvili , lottatore professionista di arti marziali e veterano delle guerre secessioniste in Georgia, la legione si schierò nel Donbas. Il legame fra la legione e Saakashvili negli anni 2014-2017 è evidente: Saakashvili nel 2015 rende onore sulla sua pagina Facebook ai caduti in combattimento della Legione, e accompagna 29 combattenti alla cerimonia di benedizione e di consegna di medaglie al valore da parte di Filarete, Patriarca della chiesa Ortodossa Ucraina. È ancora al loro fianco nel 2016, quando un prete ortodosso rinnova la benedizione per i combattenti. Questo creò forti dissapori fra il governo di allora di Tbilisi - a guida Sogno georgiano - e i legionari georgiani, che vennero generalmente indicati come mercenari e su cui pesò la diffidenza per il legame a doppio filo con l’avversario politico in contumacia.
Nel 2016 avvenne una svolta che cambiò anche la posizione dei legionari verso la patria di origine: l’allora Presidente Petro Poroshenko firmò un decreto che autorizzò l’esercito ucraino a reclutare stranieri. La Legione venne quindi integrata nel 25esimo battaglione di fanteria motorizzato “Rus’ di Kiev”, della 54esima brigata. I legionari acquisirono il diritto di richiedere la cittadinanza ucraina, rischiando così di perdere quella georgiana, che è esclusiva. Inoltre il Codice Penale georgiano ha numerosi articoli che prevedono pene dai 5 anni in su per foreign fighters, o per quanti trasferiscono materiale militare o di intelligence presso comandi stranieri in modo tale da minare la sicurezza nazionale georgiana. Questi articoli possono essere applicati anche a chi sta combattendo in Ucraina nella misura in cui le loro attività vengono valutate come fonte di rischio per la Georgia.
Alcuni legionari segnalarono allora atti di intimidimento e minacce contro le proprie famiglie in Georgia, mentre in Russia la Legione era già sulla lista dei nemici n.1 .
Nel 2018 un altro problema: caduto in disgrazia Saakashvili, la Legione esce dalla 54esima brigata ma non abbandona il campo di battaglia. Il comandante Mamulashvili parlò di una “purga” di georgiani dall’esercito ucraino, precisando però che i legionari sarebbero rimasti fino al ripristino dell’integrità territoriale ucraina.
Ora il ritorno di Saakashvili è sicuramente ben accolto dai suoi sostenitori nelle fila dei combattenti georgiani in Donbas.