E' impegnato per l'arte contemporanea e nel sostenere il reintegro sociale dei veterani di guerra. Ma oltre alla facciata di benefattore di Viktor Pinčuk c'è un oligarca che in questi anni turbolenti è sempre riuscito a stare a galla
(Questo articolo è frutto di una collaborazione editoriale tra OBCT e EastJournal )
Come la Russia, anche l’Ucraina post-sovietica è riuscita a sfornare i suoi Paperon de' Paperoni. I noti biznesmen - che hanno approfittato del cambio di regime all’inizio degli anni ‘90 e che, per tutto il decennio e anche oltre, si sono impadroniti delle maggiori risorse del loro paese avvalendosi di contatti ai piani alti della nomenklatura e della confusione per la privatizzazione delle imprese statali - rimangono ancora oggi figure di spicco.
Ihor Kolomoyskyi, Petro Porošenko, Rinat Achmetov, Viktor Janukovyč, Julija Tymošenko: sono tutti nomi che vengono irrimediabilmente associati a potere, ricchezza e, inevitabilmente, corruzione. Al club esclusivo si aggiunge anche un altro oligarca, Viktor Pinčuk che leggermente più discreto riesce comunque a far parlare di sé, soprattutto da quando si è dato all’arte contemporanea e, nel 2018, ha aperto un centro dedicato ai veterani di guerra. "Non nascondo la mia ricchezza, ma non la mostro, e soprattutto cerco di usarla per migliorare la società. Più possiedi, più puoi fare per il tuo paese", ha affermato in passato Victor Pinčuk esplicitando l'immagine pubblica che intende avere.
L’ascesa di Viktor Pinčuk
Classificandosi al 1605° posto nella lista delle persone più ricche del mondo stilata da Forbes , Pinčuk si posiziona secondo a livello nazionale, subito dopo il “collega” Rinat Achmetov. Amico di Hillary e Bill Clinton, Tony Blair ed Elton John, e genero dell’ex presidente Leonid Kučma, è riuscito giovanissimo a crearsi un profilo di tutto rispetto nel panorama internazionale e a rimanere sulla cresta dell’onda.
Viktor nasce nel 1960 a Kiev, ma si laurea in ingegneria a est del paese, nella città di Dnipro, dove consegue un dottorato sulla progettazioni di tubi. La ricerca lo porta, nel 1990, a fondare l’azienda Interpipe, permettendogli di brevettare le sue invenzioni nella progettazione e produzione di tubi, adottate con successo dalle principali fabbriche metallurgiche dell’Unione Sovietica. Nel 2002 sposa Olena Kučma, figlia dell’ex presidente Leonid Kučma (in carica dal 1994 al 2005), grazie al quale riesce ad entrare come deputato al parlamento ucraino per due mandati, dal 1998 al 2006. L’impero commerciale di Pinčuk ha via libera e si solidifica in maniera non proprio trasparente in quegli anni, quando le gare d’appalto vengono intascate senza sforzo. Si ritira tuttavia presto dalla vita politica per concentrarsi sulle sue attività commerciali e filantropiche. Nel 2007 crea EastOne, una società internazionale di investimenti e consulenza finanziaria con sede a Londra, di cui Interpipe fa parte.
Metallurgia, tubi e finanza non sono però gli unici campi di interesse di Pinčuk: nel 2012 apre la prima acciaieria all'avanguardia dell’Ucraina, che include installazioni su larga scala dell'artista di fama mondiale Olafur Eliasson . Pinčuk è, infatti, un appassionato di arte e un autentico filantropo. Nel 2006 fonda la Victor Pinchuk Foundation , diventata la più grande fondazione filantropica ucraina privata. L’obiettivo è di lasciare spazio alle generazioni future e farle diventare responsabili del cambiamento di domani. Istituisce una serie di borse di studio internazionali per studenti ucraini, organizza eventi, tavole rotonde e conferenze sull’arte contemporanea e, soprattutto, apre nel 2006 il più grande e dinamico centro di arte contemporanea dell'Europa centrale e orientale, il PinchukArtCentre , dove l’ingresso è gratuito e aperto a tutti.
Pinčuk appare come l’uomo che va secondo il vento, ingraziandosi amicizie e conoscenze a destra e a manca, ma restando sempre in equilibrio nonostante le contraddizioni. Sponsorizza il PinchukArtCentre, gli incontri del Forum economico mondiale di Davos in Svizzera e, da gran sostenitore dell’integrazione dell’Ucraina all’UE, fondando la Yalta European Strategy (YES), promuove l'integrazione europea e internazionale dell'Ucraina. Il suo successo più recente, tuttavia, rimane il centro dedicato ai veterani ATO, il Veteran Hub , che ha aperto le sue porte a Kiev nel 2018 grazie alla stretta collaborazione tra le fondazioni di Viktor e Olena Pinčuk e l’associazione Pobratymy .
Veteran Hub: uno spazio per i veterani di guerra
Situato al 20° piano dell’edificio per le radiocomunicazioni di Kiev, l’impatto con i locali moderni di questo centro è immediato: un punto di accoglienza centrale, uno spazio di coworking, un coffee-point, una zona lounge e delle sale adibite a conferenze o incontri.
L'hub ospita 8 organizzazioni non governative che forniscono assistenza completa ai veterani ATO (ATO è il temine ufficiale utilizzato dal governo dell'Ucraina per designare il conflitto tra Ucraina e Russia nell'est del paese, ndr) che hanno servito nelle zone orientali dell’Ucraina, le loro famiglie e quelle dei soldati caduti. I veterani, oltre ad avere uno spazio comune per confrontarsi, possono usufruire di una moltitudine di servizi gratuiti: consulenza psicologica individuale e gruppi di supporto collettivo, orientamento professionale, supporto legale, assistenza sociale e familiare, corsi di formazione terapeutica per il superamento e la gestione di shock e traumi, nonché l’accesso a una piattaforma educativa dedicata agli eventi organizzati per tutti, anche un pubblico più vasto. Veteran Hub si occupa inoltre di dispersi, ostaggi e vittime di guerra. Offre loro un supporto gratuito sia dal punto di vista pratico (ricerca di un lavoro, di un alloggio, di cure mediche) che morale, aiutando ciascuno di loro a reintegrarsi nella vita civile.
Ma anche in un ambiente accogliente e aperto come questo, non tutti sostengono il progetto e tantissimi veterani si rifiutano di frequentarlo per il solo fatto che sia finanziato da rappresentanti del "clan oligarchico". Altri sono favorevoli perché trovare soldi e finanziamenti per portare avanti progetti simili risulta pressoché impossibile. "Questo è un luogo dove possono esserci dialoghi su argomenti complessi, dove le organizzazioni di veterani possono discutere di diverse questioni, comprese quelle politiche; è un luogo dove non ci saranno mai attività di lobbying, campagne politiche, ecc.", assicura la coordinatrice dell’associazione Pobratymy, Ivona Kostina.
Un “oligarca buono”: realtà o apparenza?
Uno spazio artistico gratuito, un centro - anch’esso gratuito - per accogliere i veterani e una piattaforma per promuovere e discutere l’integrazione dell’Ucraina all’UE: Viktor Pinčuk si mostra uomo buono e generoso, pronto ad aiutare il prossimo e a investire le proprie ricchezze per le giuste cause. Certo è che mediatore tra diversi gruppi oligarchici, tra politici e uomini d’affari occidentali, ucraini e russi, il secondo re della televisione , si rivela un lobbista di prima categoria. Ma la sua reputazione di filantropo e benefattore non è così rosea e angelica.
Ha finanziato il Partito Democratico degli Stati Uniti, sostenendo la campagna elettorale di Hillary Clinton, eppure i legami con il presidente americano Donald Trump non sono mancati: il procuratore speciale degli Stati Uniti, Robert Muller, ha inaspettatamente trovato un trasferimento di 150 mila dollari che escono dalle tasche della Fondazione Victor Pinčuk ed entrano in quelle della Fondazione Donald Trump. Nel vecchio continente, cerca di ottenere il sostegno dei teorici del neoliberismo, quali Bernard Henri-Levy, grazie al quale è riuscito a organizzare il primo incontro tra il presidente francese Emmanuel Macron e l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, che sostiene su molti fronti. In patria, Pinčuk distribuisce la sua influenza politica in quasi tutte le frazioni parlamentari: dal partito del “re del cioccolato” Petro Porošenko a quello della “regina del gas” Julija Tymošenko, dalla rockstar Svjatoslav Vakarčuk fino ai “servi del popolo” di Zelensky. E proprio su richiesta del capo di stato, Pinčuk ha acquistato alloggi per Oleg Sentsov e altri ex prigionieri politici che sono stati scambiati lo scorso settembre.
A tempo debito, l’uomo dalle mille risorse potrebbe, però, essere ricordato non tanto per il suo Veteran Hub o il PinchukArtCentre, ma per i vari finanziamenti elettorali statunitensi, per il commercio con la Russia - che anche negli ultimi anni non si è allentato nonostante alcuni alti e bassi - ma, soprattutto, per il suo stretto rapporto con Leonid Kučma, accusato di corruzione alla vigilia della Rivoluzione arancione e sospettato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Georgij Gongadze, assassinato nel 2000.
Sin dal 2014, anno degli eventi di Maidan, dell’annessione della Crimea da parte della Russia e dell’inizio del conflitto armato nell’est del paese, Viktor Pinčuk è rimasto da qualche parte nel mezzo. "L'obiettivo di un uomo d'affari è fare di tutto per evitare spargimenti di sangue e per portare pace e compromessi" - ha dichiarato a Forbes in quell’anno cruciale. E continua: "Non è necessario essere un membro dell'Unione europea. Ma i valori europei (società civile, stato di diritto, diritti umani, libertà di parola) risolveranno un gran numero di problemi dell'Ucraina". Eppure ha aggiunto: "L'Ucraina non può avere successo senza la Russia".