In esclusiva per Osservatorio Balcani la traduzione italiana di un racconto di Dubravka Ugresic dedicato a Goli Otok, il più famoso campo di detenzione per reati politici della Jugoslavia. Traduzione a cura di Luka Zanoni
"Cartolina estiva", un titolo fresco, leggero. Per introdurre un racconto nel quale Dubravka Ugresic, scrittrice di fama internazionale, riesce a toccare uno dei temi che per anni è rimasto un vero e proprio tabù in Jugoslavia, suo paese natale: Goli Otok, il campo di detenzione per condannati politici.
Dubravka Ugresic racconta di una gita all'Isola calva, in compagnia di un gruppetto di colleghi scrittori e di un paio di ex internati. Un ritmo frammentato, nel quale si intrecciano la storia del carcere più famoso della Jugoslavia titina, la sua biografia, emozioni fugaci e profonde. E poi soprattutto domande sul senso del passato, sui traumi che da questo riemergono, su come relazionarsi con la memoria.
Fino al punto in cui, in modo solo apparentemente distratto, la domanda si eleva al quadrato, interrogando il sé narrante diviene interrogazione sulla responsabilità di chi scrive e consegna ad un lettore sconosciuto una storia come questa.
Infine, la riflessione si sofferma sul senso dei monumenti. Su quei monumenti antifascisti che in tempi recenti sono stati fatti saltare in aria a causa dei cambiamenti di regime, in particolare in Croazia, e sul perché Goli Otok non è mai riuscito a diventare un monumento.
Il racconto si chiude con il ricordo delle vittime di Goli Otok, tra loro i morti e i sopravvissuti alle torture del rigido sistema punitivo dell'isola, per le quali non vi è necessità di un monumento, perché il loro monumento è ben rappresentato dai filari di pini che per anni hanno protetto dal sole col proprio corpo affinché non seccassero. Perché - scrive Dubravka - "Si risparmiava sull'acqua. Non sulle persone".