Movimenti, gruppi e partiti di estrema destra tra nazionalismo, revisionismo e nuovo antisemitismo. Una ricognizione su gruppi ancora minoritari, ma che traggono forza dalla crisi del processo di transizione. Un indicatore preoccupante del clima esistente nella nuova Europa.

21/01/2005 -  Andrea Rossini

Odiano i Rom, gli omosessuali, gli Ebrei, l'Europa. Sono più nazionalisti dei nazionalisti che hanno insanguinato la ex Jugoslavia negli anni '90. Amano il calcio e il nazionalsocialismo. Per lo più si detestano, ma in alcuni casi hanno costruito una fitta rete di scambi e rapporti che raggiunge anche l'Europa occidentale. Sono l'estrema destra dei Balcani: partiti, associazioni e movimenti organizzati.

La loro diffusione è avvenuta in corrispondenza con il crollo dei regimi socialisti nell'Europa dell'Est. Le guerre, la povertà e in generale le difficoltà economiche legate alla transizione verso il sistema di mercato gli hanno fornito linfa vitale. Di fronte alla globalizzazione - nemico dichiarato - cercano di recuperare forme di identità e appartenenze spingendosi a volte fino al periodo precristiano.

Le condizioni che hanno favorito il loro sviluppo non sono diverse da quelle dell'Europa degli anni '30, anche se per il momento restano gruppi largamente minoritari.

Anche in Europa occidentale, in questi stessi anni, sono cresciuti gruppi e partiti xenofobi e razzisti che rivendicano piccole patrie etniche e in generale predicano l'odio nei confronti del diverso.

Nell'Europa del sud est, tuttavia, queste formazioni hanno assunto una forza e un significato particolari, a volte intrecciando i propri programmi con il nazionalismo delle gerarchie ex socialiste, altre volte rivendicando direttamente il legame con i regimi collaborazionisti o ustascia.

Nei cosiddetti Paesi "in transizione", infatti, il fenomeno dell'estrema destra è oggi favorito da un generale atteggiamento revisionista, da una prospettiva storica che, dopo anni di propaganda di un mito contrario, diluisce ora i conflitti del '900 in un unico acquerello indistinto.

Mentre in Serbia il Parlamento vara una legge che equipara i Cetnici ai Partigiani antifascisti, in Croazia il monumento eretto a Tito nella nativa Kumrovec viene fatto saltare in aria. Al suo posto, compaiono monumenti dedicati a esponenti del regime ustascia come Jure Francetić a Mile Budak, uno dei più stetti collaboratori di Ante Pavelić, il fondatore del cosiddetto Stato Indipendente di Croazia che aveva avviato una politica di sterminio nei confronti di Serbi, Ebrei, Rom e altre minoranze.

In Romania, i "camarazii" della Noua Dreapta (Nuova Destra), camicie nere o verdi, si richiamano al capo della Guardia di Ferro rumena nel periodo tra le due guerre mondiali, Corneliu Zelea Codreanu, secondo cui gli Ebrei, agenti del bolscevismo, erano i principali responsabili della situazione di caos in cui versava il Paese. La Noua Dreapta, che si considera la più importante organizzazione neo-legionaria della Romania, è in contatto con organizzazioni partner e amiche in Belgio (Mouvement Nation), Francia (Bloc Identitaire), Germania (NPD), Polonia (NOP), Portogallo (PNR), Serbia (Obraz), Slovacchia (Slovenska Pospolitost), Spagna (Falange Spagnola).

Anche in Bosnia Erzegovina si riaffaccia pericolosamente l'antisemitismo, mentre in Paesi come il Montenegro gruppi di tifosi (i "Varvari") danno la caccia agli omosessuali. In Kosovo, poi, c'è chi sente la nostalgia del periodo di occupazione nazista, mentre in Macedonia gruppi di skinheads si abbandonano alla violenza urbana.

"Certo, ci riconosciamo nel nazionalsocialismo" afferma il leader della Alleanza Nazionale Bulgara (BNA), Boyan Boyanov, il cui movimento utilizza divise ispirate alla seconda guerra mondiale e si richiama ad una simbologia bulgara precristiana. "Il nostro posto è in un'Europa di nazioni libere e non in un'Europa dove vi sono servi e padroni" continua Boyanov, sicuro del sostegno dei "fratelli" europei dei "Deutsches Kolleg", "NPD" e "Freier Wiederstand" dalla Germania, del belga "Vlaams Blok", della spagnola "La Falange", della "Garde Franque" dalla Francia, della "Noua Dreapta" rumena e dell'olandese "Nationale Alliantie".

Abbiamo chiesto ai nostri corrispondenti di aiutarci a scattare una prima fotografia del mondo della destra estrema nell'Europa del Sud Est. Ne è uscito uno scenario diversificato, ma con alcuni punti in comune, che illustriamo nel nostro dossier. Nei prossimi giorni pubblicheremo progressivamente tutti i materiali, impegnandoci a mantenere una attenzione speciale nei confronti di questo fenomeno anche nei mesi a venire. Non si tratta infatti, secondo noi, di una semplice parata di gruppi da baraccone. Si tratta di un fenomeno preoccupante e, sotto un certo aspetto, anche di uno dei termometri del clima esistente nella nuova Europa.