Sono le piccole imprese a gestione familiare il cuore dell'economia kosovara. Ma solo un terzo della popolazione attiva è occupata e la sottooccupazione pesa molto sui più giovani. E non vi è più la valvola di sfogo dell'emigrazione. Continuano le pubblicazioni del nostro dosser ''Lavoro''

12/10/2007 -  Anonymous User

Fonte: OneWorld SEE
Traduzione per Osservatorio sui Balcani a cura di Chiara Sighele

Il mercato del lavoro in Kosovo
Nonostante le difficili condizioni del dopoguerra e le circostanze anormali che hanno caratterizzato la maggior parte degli anni '90, il mercato del lavoro in Kosovo è sulla via della normalizzazione. L'occupazione è ritornata ai livelli precedenti alla guerra, stimolata dalla flessibilità istituzionale e da un approccio liberista alla determinazione dei salari, ma il tasso di disoccupazione è tuttora alto.

Per la politica kosovara il lavoro rimane una delle sfide principali. La gente in Kosovo essenzialmente pensa al posto di lavoro in termini di impiego formale. Lavorare nel settore informale o in un'azienda di famiglia non è considerato "lavoro", nemmeno se da queste attività si ricava un reddito.

L'impiego nel settore privato avviene quasi esclusivamente in piccole imprese. Gli occupati si concentrano in particolare nel settore agricolo, nel commercio al dettaglio e nelle costruzioni, settori nei quali ci si attende sia attiva una significativa percentuale dei lavoratori, laddove esiste una vivace economia grigia.
Legislazione
Dal 2001 i diritti dei lavoratori in Kosovo sono protetti e garantiti dal regolamento 2001/27 sul Codice Essenziale del Lavoro in Kosovo. Il regolamento 2001/27 dispone la forma scritta per il contratto d'impiego. Il contratto deve specificare la natura, il tipo e il luogo di lavoro così come le ore di lavoro, la durata, la base salariale e ogni titolo addizionale. Il Codice elenca i motivi per la rescissione del contratto da parte del datore di lavoro, mentre l'Ispettorato per il lavoro è incaricato di monitorare l'implementazione delle condizioni di salute e di sicurezza sul lavoro.

Fino all'adozione di questo regolamento, i lavoratori dovevano fare i conti con l'assenza di protezione legale in un contesto di alta disoccupazione, trovandosi così in una posizione estremamente vulnerabile. Varie indagini rivelano che venivano assunti, presi a servizio, licenziati in totale inosservanza di alcuna normativa legale. Il pericolo che l'osservanza dei diritti basilari del lavoro dipendesse dalle considerazioni discrezionali del datore di lavoro era costante. La mancanza di rappresentanza era più pronunciata nell'economia informale e soprattutto tra le donne e i giovani.

Il 22 settembre 2004 i rappresentanti del Governo del Kosovo, il Sindacato del Kosovo (BSPK) e la Camera di commercio kosovara (KCC) hanno firmato l'Accordo collettivo generale, che si riteneva dovesse regolare i rapporti legali, sociali ed economici tra datori e lavoratori, oltre che i reciproci diritti e doveri. Si riteneva anche che tale accordo sarebbe stato successivamente esteso con il Codice sul Lavoro. A causa di mancanza di fondi, però, questo accordo non è mai stato applicato.
Sindacati
Fino ad oggi l'Unione dei Sindacati Indipendenti del Kosovo (BSPK) sembrava essere l'unica organizzazione ad occuparsi della situazione dei lavoratori. È nata allo scopo di articolare le richieste dei lavoratori ed esprimerle in modo organizzato.

BSPK si è assunta la responsabilità di far riconoscere e dare realizzazione ai valori della civilizzazione (sociali?): libertà di occupazione; diritto al lavoro; sicurezza sociale per i lavoratori e le loro famiglie; un più alto standard di vita e migliori condizioni di vita e lavoro.

Recentemente, sono si sono formate altre organizzazioni simili, per lo più su iniziativa di persone non soddisfatte del lavoro e dell'impegno di BSPK.

Pur essendovi spazio per del malcontento, i lavoratori e i loro sindacati si sono dimostrati tutto sommato cauti nelle loro richieste, dal momento che il Kosovo è in attesa di una decisione sul suo status definitivo e la tensione è diffusa. Questo spiegherebbe perché fino ad ora non vi siano da menzionare grandi proteste e scioperi dei lavoratori, nonostante i molti problemi che si trovano a fronteggiare. Oggi è infatti comunemente accettato che la disoccupazione giovanile sia stata un fattore chiave nel causare i gravi disordini civili del marzo 2004.

Un altro fattore individuato da alcune ricerche è che i lavoratori nell'economia informale (in particolare i più giovani) non avevano consapevolezza dei propri diritti sul lavoro.

Secondo gli analisti la preparazione e distribuzione di materiale informativo sui diritti dei lavoratori, assieme alla fornitura di assistenza legale da parte dei sindacati, potrebbe aver coadiuvato gli sforzi per il rafforzamento dei diritti sul lavoro. Tali attività dovrebbero aver messo ben in luce i benefici che il rispetto degli standard lavorativi apporta in termini di migliorata prestazione e produttività del lavoratore.
Disoccupazione
La fine improvvisa del boom del dopoguerra ha acutizzato il principale problema sociale del Kosovo: la sotto-occupazione di una popolazione giovane e con alti tassi di crescita.

Secondo i ricercatori, le discussioni sul "tasso di disoccupazione reale" del Kosovo sono spesso fuorvianti. "Disoccupazione" è un concetto statistico-amministrativo che misura il numero di quelli che stanno attivamente cercando lavoro ma non lo trovano. In società dove lo status di disoccupato conferisce alcuni benefici, le persone hanno evidenti incentivi ad iscriversi nelle liste di disoccupazione.

In Kosovo tali benefici non esistono. Inoltre, in gran parte del Kosovo rurale la nozione di ricerca di lavoro al di fuori della famiglia non ha gran senso. Quasi tutte le aziende sono infatti a gestione familiare.

Il totale degli occupati in Kosovo ammonta a solamente 325,000 unità, mentre la popolazione in età lavorativa è circa 1 milione. Questo significa che il tasso di occupazione (cioè il numero di occupati espresso come una percentuale della popolazione in età lavorativa) è meno di un terzo.

Allo stesso tempo, il Kosovo ha la popolazione più giovane d'Europa, con 36,000 giovani che ogni anno premono per entrare nel mondo del lavoro.
Alcune statistiche sulla disoccupazione in Kosovo
A fine 2005 in totale 318,390 persone si sono iscritte al Servizio pubblico kosovaro per l'occupazione, segnando così un aumento del 5,7 % rispetto al 2004. I disoccupati iscritti rappresentano un tasso di disoccupazione ufficiale compreso tra il 42% e il 43,7% sul totale della popolazione economicamente attiva nel 2005. Tra l'86% e il 94% delle persone registrate sono disoccupati di lungo periodo. Più del 46% dei disoccupati registrati sono donne. Il numero di registrazioni femminili nel 2005 è aumentato del 7,1% rispetto ad un aumento del 4,5% per gli uomini. Infine, più del 59% dei disoccupati iscritti dichiara un livello d'istruzione "non qualificato" (ISCED 0-2).
Problemi e soluzioni
In passato il problema di una popolazione in rapida crescita e con cronica sottooccupazione è stato affrontato attraverso una notevole emigrazione, soprattutto verso Germania e Svizzera. La strada per un'ulteriore emigrazione verso queste destinazioni è oggi per lo più chiusa. Nel breve periodo questo significa che la popolazione giovane del Kosovo non ha più vie di scampo dalla povertà delle aree rurali. Nel lungo periodo è probabile che questo si traduca in una caduta dei redditi da rimessa e in un notevole aumento della povertà, poiché la diaspora non sarà più rinvigorita da nuova emigrazione.

Secondo lo studio "Verso un Piano di Sviluppo per il Kosovo", preparato da John Bradley e Gerald Knaus della European Stability Initiative (ESI), ogni persona occupata in Kosovo si trova a dover sostenere 5 o 6 membri della famiglia. Date simili condizioni, generare risparmi in famiglia per investimenti utili a finanziare un'impresa familiare diviene estremamente difficile.

Su molti versanti, la nozione di un mercato del lavoro flessibile, che sempre più è il marchio di economie di mercato sviluppate oltre che centrale caratteristica della strategia occupazionale europea, è già stato istituzionalizzata in Kosovo. Anche se ci si può attendere che questo fattore dia risultati nel medio-lungo termine, quando le aziende diventeranno più competitive, nell'immediato il mercato del lavoro kosovaro, attestato su bassi livelli salariali (lo stipendio mensile medio ammonta approssimativamente a 190 €) e su uno scarsissimo sistema di protezione sociale, è caratterizzato secondo gli esperti più dal precariato che dalla flessibilità.

Non essendo possibile creare nel breve-medio periodo la piena occupazione per i giovani del Kosovo, la Sharing Enterprise in Training suggerisce una serie di misure (che almeno all'inizio necessitano di essere istituite e assistite dall'esterno) che potrebbero in qualche modo allentare la tensione della disoccupazione:
-trattenere i giovani nel sistema scolastico sciluppando opzioni d'istruzione non universitaria o nel terziario
-introdurre un sistema di formazione-lavoro mirato e specifico per i giovani, che faccia esplicito riferimento alle lacune formative esistenti
-sviluppare ulteriormente i servizi di formazione non obbligatoria e di supporto all'impiego per i giovani al fine di colmare vuoti e località difficilmente raggiungibili dal Servizio pubblico per l'impiego.
-sviluppare percorsi alternativi d'impiego (ad esempio il servizio volontario comunitario) per rafforzare la responsabilità civile e l'iniziativa personale tra i giovani, all'interno dei quali abbiano un ruolo centrale la fornitura di linee guida per la formazione e lo sviluppo della carriera.

Il lavoro è sempre stato al nocciolo un movimento dei diritti umani - dopo tutto, i diritti dei lavoratori derivano dai diritti umani universali, come la libertà di associazione. Il lavoro organizzato è sempre stato più che non il semplice veicolo per la negoziazione dei salari, benefici e condizioni di lavoro. Per questo, anche se è stato detto che il mercato del lavoro in Kosovo è sulla via della normalizzazione, è chiaro a tutti che per raggiungere la mèta la strada da fare è ancora molta.