All’indomani del piano di salvataggio Ue - La rassegna stampa internazionale
BILANCI, LA COMMISSIONE UE LI LEGGERA’ PRIMA DEI PARLAMENTI NAZIONALI ?
Mercoledì 12 maggio. L’Europa non avanza che per crisi successive. La Commissione Ue ha presentato le sue proposte per un miglior funzionamento della zona euro. Al centro, un esame a monte dei piani di bilancio degli Stati membri, un allargamento della sorveglianza a nuovi criteri, come la competitività delle economie, e nuove sanzioni in casi di indisciplina.
E’ questa la base di partenza per l’attesa riforma Rehn, dal nome dell’attuale commissario Ue agli Affari economici e monetari. Si tratterà di un giro di vite nelle regole del Patto di stabilità. Fissato da tempo, il provvedimento è diventato priorità dopo l’emergenza greca. Ci sarà più denaro, e a tassi d'interesse sostenibili, per finanziare il debito dei Paesi più vulnerabili. Ma questi ultimi dovranno in cambio accettare un controllo molto più capillare da parte di Bruxelles e degli altri partner dell'eurozona sui loro conti.
Les Echos, quotidiano economico francese
ATENE, AIUTO PRIMA POSSIBILE
Martedì 11 maggio. Atene ha chiesto il versamento immediato di 20 miliardi di euro, prima tranche del piano di salvataggio dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale.
agenzia Reuters
LA UE SCEGLIE L’ “OPZIONE NUCLEARE”
Lunedì 10 maggio. Un pacchetto imponente da 750 miliardi. L’Unione europea vara l’ “opzione nucleare” per fermare la speculazione sull’euro. Bruxelles punta a ribaltare la scarsa fiducia dei mercati nella divisa europea. Le borse internazionali, a partire da quelle asiatiche, per ora rispondono positivamente.
Der Spiegel
“L’EUROPA E’ STATA ATTACCATA, L’EUROPA HA REAGITO”
“L’Europa è stata attaccata, l’Europa ha reagito” ha detto il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner. Ma il suo omologo svedese Carl Bildt ha avvertito che non bisogna fermarsi qui. “Il successo del salvataggio oggi, si deciderà con le riforme di domani -ha chiarito- E’ responsabilità di ogni governo europeo gestire la propria economia in modo più orientato verso le riforme. Ora servirà prendere molto più sul serio il patto di stabilità. Altrimenti in futuro ci ritroveremo alle prese con nuovi piani di salvataggio”.
Le Monde
“NON SAPPIAMO SE BASTERA’”
Finché i dettagli del piano Ue non saranno approvati, gli analisti restano cauti prima di dichiarare finita la crisi dell’euro. “I Paesi Ue guadagnano tempo. Ma non sappiamo se basterà” ha commentato Song Seng Wun, economista per l’istituto CIMB-GK Research di Singapore. Stanno provando a dare l’impressione che sono ancora uniti. Hanno tirato una boccata d’ossigeno, ma per ora è tutto qua”.
agenzia Associated Press
L’EST FRENA SULL’ADESIONE ALL’EURO
L’euro può aspettare. All’indomani del terremoto greco in Eurolandia, più di un Paese dell’Est rivede la sua agenda per l’adesione alla moneta unica. Atene, salvata ad un passo dal fallimento, dovrà piegarsi per anni ad un duro piano di austerità in cambio di 110 miliardi di euro, concessi dall’Eurozona e dall’Fmi. Le condizioni fissate per la Grecia sono ben più pesanti di quelle imposte un anno fa dall’Fmi ad Ungheria e Romania, come contropartita ai prestiti concessi. “L’euro per Varsavia non è una priorità” ha detto il premier polacco Donald Tusk. Congelati anche in Bulgaria i piani di adozioni dell’euro. “La decisione dipenderà anche dalla crisi greca” ha dichiarato a Sofia il premier, Boiko Borisov. Forte lo scetticismo anche in Repubblica Ceca. Restano in corsa solo l’Estonia, che oggi soddisfa i criteri chiave per l’ingresso nel club dei 16 dell’Eurozona, e la Lituania. Anche per l’agenzia di rating Fitch, cambierà il calendario attuale di adesione all'euro: 2011 per l'Estonia, 2014 per la Lituania, 2015 per la Bulgaria, l'Ungheria, la Lettonia, la Polonia e la Romania, 2016 per la Repubblica ceca. Ma secondo una nota dell'agenzia, le probabilità sono di un ritardo maggiore.
Afp - Agenzia France Presse
SERBIA, NEI BALCANI CONTAGIO IMPROBABILE
Inquieti, ma fiduciosi, che l’effetto domino da Atene verso i Balcani non ci sarà. “Sono inquieta ma vi ricordo che la questione greca è praticamente risolta. Con il prestito Ue-Fmi la crisi sarà isolata. E non dovrebbe estendersi ai Paesi della regione” ha commentato Diana Dragutinovic, ministro delle Finanze di Belgrado. E se invece “la crisi greca dovesse far sentire i suoi effetti in Serbia, il governo prenderà le misure necessarie, come confermato anche dal governatore della Banca centrale, Radovan Jelasic” ha aggiunto Dragutinovic. Le banche greche detengono circa il 15 per cento degli asset bancari serbi. La crisi di liquidità potrebbe spingere le case madri a ritirare denaro dalle controllate all'estero, provocando un effetto a catena.
Radio B92
BANCA MONDIALE, RISCHIO DOMINO PER BULGARIA, ROMANIA E SERBIA
Il presidente della Banca mondiale, Thomas Mirow, ha stimato mercoledì scorso che la crisi greca presenta un rischio specifico per alcuni Paesi della regione, in cui è forte la presenza di banche greche. In particolare in Bulgaria, Romania e Serbia.
Radio B92
ROMANIA, AL LAVORO PER EVITARE LO SCENARIO GRECO
Annunciato il piano di austerità ‘lacrime e sangue’, le cinque maggiori organizzazioni sindacali romene sono state convocate dal presidente Traian Basescu. Un incontro d’emergenza era stato chiesto proprio dalle rappresentanze dei lavoratori al presidente ed al primo ministro Emil Boc per “evitare scontri simili a quelli della Grecia”, evidenziando che il piano d'austerità annunciato da Basescu non prevede misure contro la corruzione e l'evasione fiscale.
Non è ancora scongiurata la possibilità di uno sciopero generale. Il piano d'austerità prevede, dal 1° giugno prossimo, tagli ai salari pubblici del 25% e del 15% a sussidi di disoccupazione e pensioni. Inoltre sarebbero in vista circa 140mila licenziamenti nel settore pubblico, su circa 1,4 milioni di dipendenti della pubblica amministrazione. L'economia romena s'è contratta lo scorso anno del -7,1%, dopo un triennio di crescita media dell’8%. Bucarest ha così dovuto far ricorso a un prestito di Fondo monetario internazionale (Fmi), Unione europea e Banca mondiale da 20 miliardi di euro. In cambio, dovrà far calare il suo deficit pubblico dal 7,2% sul Pil del 2009, al 5,9% nel 2010. Tuttavia, i dati di Banca centrale romena indicano che l'obiettivo è ben lontano.
Agenzia di stampa Mediafax
I BALCANI RESPIRANO DOPO IL PIANO UE
Boccata d’ossigeno per i Paesi della Nuova Europa, più esposti al rischio contagio greco. Evitare il fallimento ellenico, quanto meno temporaneamente, è una buona notizia per i fragili Paesi vicini ex comunisti. La loro grande preoccupazione sono le banche di proprietà greca, che rappresentano un quarto degli asset bancari in Bulgaria, il 15% in Romania e un decimo in Serbia. Queste istituzioni corrono il potenziale rischio di una fuga dei depositi, mentre sono cresciute le preoccupazioni per la solvibilità di Atene e delle banche greche.
L'aiuto in arrivo da Fmi e Ue prevede anche 10 miliardi di euro destinati alla ricapitalizzazione delle banche greche. E questo dovrebbe contribuire a bloccare un effetto a catena. C’è invece ancora molto da fare per evitare che per Atene si prospetti una profonda recessione, che avrebbe effetti nefasti anche per gli altri Paesi dei Balcani.
La Grecia, infatti, è anche un importante mercato per l'export di alcuni di essi - la Bulgaria, ad esempio, esporta il 10% dei suoi prodotti - e ospita una gran quantità di immigrati, per esempio dall'Albania, che aiutano le economie dei loro Paesi con abbondanti rimesse.
The Economist
CORRUZIONE ENDEMICA IN GRECIA, GLI AIUTI CHE FINE FARANNO?
Se la Grecia è sull’orlo del baratro è anche perché in molti non pagano le tasse. Secondo il ministero delle Finanze di Atene, il reddito medio dichiarato dai medici residenti nell’elegante quartiere di Kolonaki è di 10-15 mila euro l’anno. In realtà guadagnano da tre a dieci volte di più. Però non è un problema di nicchia. E’ l’intero Paese complice dell’evasione, ritenuta sport nazionale.
Anche gli agenti del fisco sono generalmente considerati corrotti. Per questo pochi cittadini credono nella capacità della macchina statale di applicare le misure di austerità volute dall’Europa e dall’Fmi. Per il cronista Yannis Pretenteris, “è giusto aumentare l’Iva, ma non c’è personale per raccoglierla: la Grecia somiglia ad un Paese senza Stato”. O piuttosto, ad una nazione in cui lo Stato è al servizio delle grandi famiglie (i Papandreou a sinistra, i Karamalis a destra) che lo utilizzano per assicurarsi una clientela. “Un sistema feudale”, denuncia il giornalista Athanase Papandropoulos. Tant’è vero che i funzionari pubblici sarebbero oltre 1,1 milione su 11 milioni di abitanti. In ogni caso, si dice siano malpagati e, forse anche per questo, la corruzione è diffusa a tutti i livelli. E’ lecito domandarsi che fine faranno i miliardi di euro, prestati dalla comunità internazionale alla Grecia.
Italia oggi
NUOVI DEBITI PER FERMARE LA CRISI DOVUTA AL DEBITO
La questione è capire se non è già troppo tardi e se il piano Ue, al di là delle reazioni positive iniziali sui mercati, sarà in grado di riportare stabilmente la calma. D’altronde, annunciare la creazione di un fondo di 750 miliardi di euro, significa in un certo modo ratificare che Spagna e Portogallo saranno alle prese con serie difficoltà nel corso dei prossimi mesi. E’ una mossa fatta per convincere, ma finisce anche per inquietare, quella dell’Eurozona, pronto a sbloccare 500 miliardi. Perché è attraverso prestiti che i 16 Paesi dell’Eurozona si procureranno il denaro necessario. Quindi è con un indebitamento supplementare che gli europei pretendono di combattere una crisi dovuta al debito. È provocando nuovi buchi che pretendono di turarne altri. Da una parte piani di rigore, dall’altra prestiti a tutto gas.
Le Monde
CIAMPI, CHE ERRORE ALLARGARE L’EURO
Per il primo gruppo di Paesi candidati, compresi noi italiani, l’istruttoria di ammissione all’euro fu molto severa. Dovemmo fare una delle manovre più dure della storia dal Dopoguerra, per entrare nei requisiti richiesti dal sistema. Invece al momento dell’allargamento ci fu meno severità: in questo senso, non solo la Grecia ma anche altri Paesi era chiaro che entravano firmando una serie di obblighi, che dovevano rispettare, e di tappe successive, che nel tempo non hanno raggiunto.
Proprio perché molti di noi dovettero affrontare sacrifici importanti, oggi dovremmo chiederci se sarebbe stato meglio non essere di manica larga. La risposta è senz’altro sì. Il rigore avrebbe dovuto essere lo stesso per tutti. L’ampliamento del numero dei Paesi entrati nell’euro è stato un errore. Sarebbe stato un rischio calcolato se, con l’euro, fosse andato avanti il rafforzamento del coordinamento in fatto di politiche economiche. Cosa che purtroppo non è avvenuta, con le conseguenze che vediamo.
La Stampa
ITALIA, L'ONOREVOLE NON HA TEMPO PER LA CRISI
6 maggio. Sono le 16 di un giovedì drammatico: mentre Atene è in lutto per i tre morti della banca, nel resto d’Europa le Borse scendono a picco, le cancellerie sono in apprensione, i parlamenti rigurgitano di deputati e di interrogazioni. In Nord America, Wall Street apre in ribasso, investitori e risparmiatori sono con il fiato sospeso, Moody’s sembra voler declassare l’Italia. Che fanno intanto i 630 deputati italiani? Mah, di sicuro non sono in Aula quando il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, prende la parola per illustrare il punto di vista del governo. Deserti i banchi della maggioranza: due soli leghisti e tre del Pdl; su quelli dell’opposizione una quarantina del Pd, dieci dell’Udc, due dell’Idv.
Che cos’era successo? Nulla, se non che alle 12,30 erano finite le votazioni e come ogni giovedì i deputati avevano finito la settimana di lavoro cominciata martedì. La seduta pomeridiana, per quanto dedicata alla più drammatica crisi vissuta dalla Ue da quando è nato l’euro, per i deputati italiani della maggioranza di governo non valeva il ritardo del ritorno a casa. Tremonti non ha voluto commentare.
La Stampa
TURCHIA, E’ IMPORTANTE ANCHE PER NOI CHE ATENE TENGA I CONTI IN ORDINE
Finalmente Unione europea ed Fmi hanno deciso di prolungare la linea della vita della Grecia. Guardiamo le cose dal lato della Turchia. Per noi la situazione è differente. La nostra economia sta crescendo, mentre la statura della Grecia e la credibilità della Ue sono state scosse. Ma a questo punto la tempesta greca potrebbe prendere due strade che finirebbero per danneggiare il nostro Paese.
Innanzitutto, il contagio sui mercati mondiali potrebbe colpire anche noi. E il mercato dà già segnali in questo senso. In secondo luogo, il processo di membership europea avviato da Ankara potrebbe subire rallentamenti. La Ue potrebbe guardare all’allargamento più negativamente, invece che favorire accordi innanzitutto sulle sue questioni interne. Per questo è importante anche per la Turchia, che la Grecia rimetta ordine in casa sua al più presto.
Milliyet, quotidiano turco