ragazza

Una briciola di Giustizia/E un granello di Verità/Trovate! /A Srebrenica restituite! La poesia di Abdulah Sidran "Le lacrime delle madri di Srebrenica", pubblicata nella versione italiana da ADV Edizioni, Lugano, nella duplice traduzione di Nadira Šehović e Silvio Ferrari. Una poesia di dolore collettivo, dolore per una città che non ha ancora trovato giustizia, che non può vivere il presente né guardare al passato

09/07/2010 - 
Abdulah Sidran

Abdulah Sidran

LE LACRIME DELLE MADRI DI SREBRENICA

(di Abdulah Sidran traduzione di Nadira Šehović)

 

Sarebbe meglio non fosse

piuttosto che sia

 

così

come oggi è

la nostra Srebrenica

 

Nulla di morto né di vivente

in lei

può più abitare

 

Sotto un cielo plumbeo

l'aria di piombo

mai nessuno

ha imparato

a mettersi nei polmoni

 

Da lei fugge tutto

ciò che ha gambe

con le quali possa

e sappia dove

fuggire

 

Da lei fugge tutto

anche ciò che da nessuna parte

se non sotto la terra nera

può fuggire

 

Gli ortodossi fuggono

i nuovi come i vecchi

i musulmani fuggono

i vecchi come i nuovi

 

E chi in qualche modo

è rimasto vivo

andato via e poi tornato

neppure un inverno con l’estate

ha messo insieme

né un autunno

con la primavera

ma ha cercato

quanto prima

di andarsene da Srebrenica

 

E quei cattolici

nostri vicini

 

e per loro Srebrenica

per centinaia d'anni

è stata l'amata

e bellissima

sede principe

della loro buona

e nobile comunità

 

se ne sono andati da tempo

 

Come se

nella loro saggezza avessero

saputo che sarebbe arrivato un tempo

in cui non ci sarebbe più stata

la buona Srebrenica

 

Ci dicono

da dieci anni ce lo dicono

che in Bosnia

la guerra è finita

 

A noi spiegano

e inviano istruzioni scritte

che nel nostro Paese

Bosnia Erzegovina

la guerra è finita

e che nessuno

deve più

guardare al passato

 

Credono forse

davvero

che siamo vivi

noi che stiamo qui

e da questo luogo

parliamo così

come se davvero fossimo vivi.

 

Davvero pensano che si chiami salute

davvero pensano che si chiami ragione

ciò che in noi è rimasto

della salute e della ragione di un tempo?

 

Non vedono, non sentono forse

non sanno forse che noi,

quelli rimasti, siamo più morti di tutti

i nostri morti, e che qui oggi, con la loro voce,

la voce dei nostri morti, dalle loro gole,

gridiamo e con il loro grido - noi parliamo?

 

Non ci permettete di

guardare al passato!

E noi non lo guardiamo, ma è lui a guardarci!

 

Voi dite:

guardate al futuro!

 

Ma noi, nessun

futuro in nessun luogo

riusciamo a vedere

né vediamo che lui

con un sol occhio

guardi noi

e neppure che ci veda

e che di noi si preoccupi

 

Noi abbiamo un presente

che con occhio umano

non si può guardare

 

Noi la stessa

aria di piombo

nella nostra Srebrenica

che non c'è più

respiriamo con quelli

i cui occhi

le cui mani

le cui anime

del nostro sangue grondano

 

E solo loro

possono rallegrarsi

del vostro comandamento

di non guardare al passato

 

Ma noi cos'altro oltre a lui abbiamo

che cos'altro

se non il passato

abbiamo da guardare?

 

Davvero potete

dire a una madre

di non guardare il figlio?

Davvero a una sorella potete

impartire l'ordine

di non guardare il fratello?

 

Prendeteci gli occhi

ma più non insegnateci, non inviateci più

tali consigli, istruzioni e ordini!

 

Forse davvero, come voi dite,

la guerra è finita! Ma per noi, nella nostra Srebrenica,

la guerra è finita appena un poco, e noi stessi, di giorno,

ci inganniamo che è così, che è finita davvero!

Ma, d’estate e d'inverno - e così da diciassette anni! - i giorni sono troppo brevi, e lunghe, troppo lunghe le notti.

 

Al primo annuncio del crepuscolo, noi i nostri portoni

col ferro rinserriamo, che non venga e non entri

colui che allora venne ed entrò, e tutto ciò che di nostro

amato e caro era - separò dalla vita!

 

Proprio lui, oggi, veglia sulla Pace a Srebrenica!

 

Come può dormire una madre di Srebrenica?

Appena chiude gli occhi, ecco la guerra alla porta, ecco

quel secondo in cui vide, sotto il coltello cetnico, separarsi

dal corpo la testa di suo figlio! Solo qualche volta, fra mille

Jasin1 mormorati nell’insonnia, ne ha pietà il Buon Dio! E

quando il sonno sugli occhi le posa, lei, in sogno, continua

a riunire la testa al corpo del Figlio insepolto!

 

Come possiamo vivere nel presente?

Come possiamo non guardare al passato?

 

C'è una sorella nostra, non è con noi, eppur è viva!

In una tomba ha trasformato una casa, qui a Sarajevo,

finestre non apre, non osa guardare fuori, e ancor meno

uscire in strada! Quattro figli ha perso! Se per strada un

ragazzo o una ragazza incontrasse, e le apparisse

somigliante a uno dei suoi figli - il cuore le scoppierebbe, in

quattrocento pezzi!

 

È questa la Pace?

È così che finisce la Guerra?

 

Quando tacciono

le armi di ferro

e fino al cielo grida

il cuore materno?

 

Quando il criminale

cambia la camicia

e con la nuova addosso

sotto le nostre case

e le nostre finestre

nella nostra Srebrenica

veglia sulla nostra pace?

 

Per voi il vostro è trascorso

ma per noi

il nostro passato

non è per nulla passato!

 

Né passerà

né può passare

fintanto che il cielo plumbeo

la nostra Srebrenica

di argento ricopre.

 

Fintanto che sotto il suo

cielo di piombo

l'aria plumbea

e plumbee

d'aria boccate

respiriamo e inghiottiamo

con quelli che hanno sì

cambiato la camicia

ma che il cuore sotto la camicia

e nel cuore l'odio

non hanno cambiato

né pensano di cambiare

 

Per voi il vostro è trascorso

ma per noi

il nostro passato non è passato!

 

Non fateci ritornare

non fateci ritornare

in questa fatta

di piombo

Srebrenica

 

Piuttosto

per un istante almeno

guardate dov'è che

nelle vostre anime

nei libri

si è perso un granello

di Verità e Giustizia

 

Se nel vostro cuore

un solo granello

di Giustizia e Verità

trovate

 

Del bene e d'argento

l'argentea e buona

Srebrenica

la bella -

a Srebrenica restituite!

 

Un briciolo di Giustizia

e un granello di Verità

trovate!

 

Srebrenica -

a Srebrenica restituite!

 

E noi

con l’aiuto di Dio

chi viva chi morta

subito ci ritorneremo

 

Possano

con l'aiuto di Dio

riunirsi e placarsi

tutte

di tutti i tempi

le anime di Srebrenica

 

e

così le nostre anime

afflitte e morte

 

con le anime vive

di tutti i nostri morti.

 

 

 

 

LE LACRIME DELLE MADRI DI SREBRENICA

(di Abdulah Sidran traduzione di Silvio Ferrari)

 

Meglio che non ci sia

piuttosto che sia

 

così

com'è oggi

la nostra Srebrenica

 

né i morti né i vivi

in essa

possono risiedere

 

sotto il cielo plumbeo

l'aria di piombo

nessuno mai finora

ha imparato

a introdurla nei polmoni

 

da essa fuggono tutti

quelli che hanno gambe

sulle quali potere

e dover fuggire

da qualche parte

 

da essa fuggono tutti

anche quelli che

non possono rifugiarsi

se non sotto la nera terra

 

fuggono gli ortodossi

foresti e locali

fuggono i musulmani

locali e foresti

 

e anche chi

era rimasto vivo in qualche modo

era partito e poi era tornato

non è riuscito a mettere insieme

un solo inverno con l'estate

né un solo autunno

con la primavera

e ha cercato solo

di andarsene di nuovo

quanto prima da Srebrenica

 

tutti i nostri vicini

cattolici

 

che per centinaia di anni

consideravano Srebrenica

la cara

e bellissima

capitale

della loro buona

nobile comunità

 

se ne sono andati da tanto

 

come se

nella loro saggezza

avessero previsto la venuta

di un tempo in cui sarebbe scomparsa

la buona Srebrenica

 

poi ci dicono

sono dieci anni che ci dicono

che in Bosnia

la guerra è cessata

 

ci istruiscono

e ci mandano indicazioni scritte in proposito

per spiegare che nel nostro Stato

di Bosnia ed Erzegovina

la guerra è cessata

e nessuno deve più

guardare

nel passato

 

ma davvero

possono credere

che siamo vivi noi

che stiamo qui

e da questi luoghi

parliamo così

come se fossimo davvero vivi

 

pensano forse che si chiami salute

pensano forse che si chiami ragione

ciò che è rimasto dentro di noi

della nostra salute e della ragione di un tempo?

 

Ma non vedono, ma non sentono

ma non sanno, che noi,

quelli che siamo rimasti, siamo più morti di tutti

i nostri morti, e che qui oggi, con la loro voce,

con la voce dei nostri morti, dalle loro gole,

strilliamo, e con le loro strida – parliamo?

 

Non ci consentite

di guardare nel passato!

Ma non siamo noi a guardarci, è esso che guarda in noi!

 

Voi dite:

guardate al futuro!

 

Solo che noi

non riusciamo a vederlo tale

da nessuna parte e in nessun modo

e non ci pare che esso

guardi a noi

neppure di sfuggita

figuriamoci se ci può vedere

e prendersi cura di noi

 

noi abbiamo un presente

in cui l'occhio umano

non riesce a vedere

 

anche noi

respiriamo la stessa aria di piombo

nella nostra Srebrenica

che non c'è più

insieme a quelli

i cui occhi

le cui mani

le cui anime

grondano del nostro sangue

 

e solo loro

possono rallegrarsi

al vostro ordine

di non guardare nel passato

 

e noi cos'altro abbiamo

a cos'altro dobbiamo guardare

che non sia appunto

il passato?

 

Si può forse dire

a una madre

di non guardare suo figlio?

A una sorella

si può impartire l'ordine

di non guardare il fratello?

 

Toglieteci gli occhi

ma non dateci più istruzioni,

non mandateci più consigli, indicazioni e ordini del genere!

 

Forse, in effetti, come dite voi,

la guerra è cessata! Ma per noi, nella nostra Srebrenica,

la guerra è solo un po' sospesa, giusto per il tempo, quello di un giorno,

di ingannarci da soli, credendo che sia così, e che sia finita per davvero

ma da noi, d'estate e d'inverno – e sono ormai diciassette anni che è così! -

i giorni sono troppo brevi e le notti troppo lunghe

 

appena scende il crepuscolo, mettiamo

il ferro alle nostre porte, perchè non arrivi e non entri

quello che è entrato e arrivato quella volta, staccando

dalla nostra vita – quanto c'era di caro e di buono!

 

È lui, quello che oggi protegge la nostra pace a Srebrenica!

 

E come fa a dormire una madre a Srebrenica?

Appena chiude gli occhi, ecco la guerra alla porta, ecco quell'istante

in cui ha visto staccarsi, sotto il coltello cetnico,

la testa di suo figlio dal resto del corpo!

Solo in qualche occasione, rispetto alle mille trascorse nell'insonnia

e nella recita delle preghiere imparate,

il buon Dio ne ha pietà! Ma quando fa scendere il sonno

sulle sue palpebre, essa nel sogno continua a ricongiungere

la testa al corpo del suo figlio

insepolto!

 

Come possiamo vivere il presente?

Come facciamo a non guardare nel passato?

 

C'è una nostra sorella, che non è qui fra noi, ma è viva!

S'è fatta la tomba, qui a Sarajevo, del suo appartamento.

Non apre le finestre, da cui non deve guardare,

figuriamoci uscire in strada! Ha perduto quattro figli!

Se dovesse incontrare per strada qualche ragazzo o fanciulla,

e qualcuno di essi somigliasse a uno dei suoi – il cuore

le schizzerebbe in quattrocento pezzi!

 

Sarebbe questa la Pace?

È così che cessa la Guerra?

 

Quando tacciono

le armi di ferro

e sale fino al cielo

lo strido del cuore materno?

 

Quando il malfattore

cambia camicia

e con la nuova divisa

sotto le nostre case

e le nostre finestre

nella nostra Srebrenica

protegge la nostra pace?

 

Per voi il vostro

è passato

ma per noi il nostro

non è mai finito!

 

E non passerà

non può passare

finchè un cielo di piombo

ricopre

la nostra argentea Srebrenica

 

fintanto che sotto

il suo cielo di piombo

noi continuiamo a respirare e ad ingoiare

un'aria di piombo

e bocconi d'aria dello stesso piombo

insieme a quelli che hanno

cambiato la camicia

ma il cuore sotto la camicia

e l'odio nel cuore

non l'hanno mutato

né intendono farlo

 

per voi il vostro

è passato ma per noi il nostro

non è mai finito

 

non fateci tornare

non fateci tornare

in una plumbea

Srebrenica

com'è questa

 

piuttosto

almeno per un attimo

provate a ritrovare

nelle vostre anime

e nei libri

quel briciolo di Verità e di Giustizia

che avete perduto

 

se nel vostro cuore

ritroverete almeno

un residuo

di Giustizia e di Verità

allora di tutto il patrimonio prezioso restituite

l'argentea e buona

bellezza

di Srebrenica

alla città di Srebrenica!

 

Trovate dunque

un briciolo di Giustizia

e un residuo di Verità!

Restituite

Srebrenica – a Srebrenica

 

E noi

con l'aiuto di Dio

vivi e morti

torneremo subito in essa

 

affinché

con l'aiuto di Dio

possano ricomporsi ed acquietarsi

tutte

le anime di Srebrenica

di tutti i tempi

 

e

anche le nostre

afflitte e morte

 

con le anime vive

di tutti i nostri morti.

 

1) Jasin la 36ma sura del Corano che spesso si recita per i morti

 

11.6.2007-11.7.2010

 

Per approfondire vai allo speciale Srebrenica, 15 anni dopo