Storia, cultura e politica per un saggio che ci accompagna col ritmo di una narrazione dalle radici del conflitto fino all'attualità, analizzando le strategie di quelli che l'autore considera i vincitori (Stati Uniti e Russia) e i perdenti (UE e Serbia)

01/08/2008 -  Christophe Solioz Ginevra

Con Kosovo: la storia, la guerra, il futuro Matteo Tacconi - giornalista esperto di Europa centro orientale, area post-sovietica e Balcani da anni - pubblica un ottimo saggio politico strutturato in quattro sezioni principali che permettono di capire i principali sviluppi della questione kosovara.

L'analisi parte dalla situazione odierna (capitolo 1) per esplorare in modo dettagliato le radici del conflitto (capitolo 2), che sono anche radici "culturali", dettate dalle rispettive percezioni e valutazioni che serbi e albanesi danno alla Storia per rivendicare il diritto a considerare il Kosovo la propria terra. L'autore rivisita successivamente i passaggi essenziali della storia del Kosovo, dalla Jugoslavia di Tito fino all'inizio della guerra nel 1999 (capitolo 3), soffermandosi sulle figure, sulle scelte e sulle strategie di Ibrahim Rugova e Slobodan Milosevic.

Tacconi espone poi uno studio minuzioso e molto critico sul Kosovo "indipendente" (capitolo 4). Non finisce qui, però. L'autore presenta in conclusione una serie di approfondimenti su punti particolari, come il ruolo esercitato dalle religioni in Kosovo e la situazione di Mitrovica — città etnicamente divisa, simbolo della situazione politica che vive oggi il più giovane degli Stati post-jugoslavi. Seguono interviste e una serie di documenti importanti, quali la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell'Onu, con cui si pose fine al conflitto e il piano Ahtisaari. Non mancano una cronologia e una bibliografia essenziale, oltre che una serie di fotografie dell'autore.

Questo volume è molto completo. L'uso perspicace dei maggiori contributi della ricerca internazionale è rafforzato da una solida esperienza sul campo. Il libro, che a volte si legge come un romanzo, si confronta spesso con situazioni del quotidiano per proporci analisi e riflessioni stimolanti. L'equilibrio tra la dimensione saggistica (saggio storico-politico) e quella letteraria (reportage) facilita la lettura e si mette al servizio di una maggiore conoscenza della storia.

Matteo Tacconi ha lo sguardo imparziale che gli consente di interrogare, lontano dal politicamente coretto e dalle interpretazioni ideologiche, le questioni più sensibili, come il ruolo della Nato (p. 110), dell'OSCE (p. 143), il fallimento dell'Unmik (p. 161) e la politica estera statunitense (p. 177).

Molto riuscito e convincente è il capitolo "chi vince, chi perde" (p. 175-201): l'analisi delle strategie dei vincitori (gli Stati Uniti e la Russia) e quella dei perdenti (UE e la Serbia) si confronta con la difficoltà di immaginare una via di uscita dalla crisi kosovara. La complessità della realtà sociale e politica in Kosovo e i labirinti della politica internazionale ci promettono infatti, come lo dice l'autore, un lungo cammino, molto difficoltoso. "Consumando" questo saggio politico si può capire meglio la storia — il disincanto — che è stato prodotto in questi anni nel Kosovo.

Matteo Tacconi, Kosovo. La storia, la guerra, il futuro
Castelvecchi ed., Roma, 2008
336 pp.

Matteo Tacconi collabora prevalentemente con il quotidiano «Europa» e il mensile «Narcomafie». Ha scritto per le riviste «Limes», «Famiglia Cristiana», «Panorama» e «Diario»