- 9/11/1989: a Berlino cade il muro, simbolo della guerra fredda.
- 23/11/1989: durante il XIV Congresso del Partito comunista romeno, tenuto a Bucarest, Nicolae Ceauşescu viene rieletto all'unanimità segretario generale del partito. Si palesa sempre di più l'evidente contrasto tra il leader sovietico Gorbačëv, fautore della Perestroijka, e Ceauşescu, che propugna un sempre più marcato isolamento della Romania.
- 16/12/1989: ha luogo a Timişoara una manifestazione di protesta contro il tentativo del governo romeno di espellere un dissidente ungherese, il pastore riformato László Tőkés. La manifestazione assume presto i connotati di protesta contro il regime comunista. Primi scontri con le forze dell'esercito (Miliţia) e i servizi segreti (Securitate) chiamati a bloccare la manifestazione.
- 17/12/1989: a Timişoara le proteste continuano per tutto il giorno. La situazione diventa presto drammatica, con scontri violenti tra i manifestanti e le forze di sicurezza. A sera la città somiglia ad un teatro bellico, gli scontri si smorzano solo dopo la mezzanotte.
- 18/12/1989: un gruppo di circa trenta giovani, sfidando i divieti, marcia verso la Cattedrale ortodossa di Timişoara cantando "Deşteaptă-te, Române!" (l'attuale inno nazionale rumeno), all'epoca proibita. I giovani vengono presi di mira da raffiche di mitra sparati dai militari: alcuni rimangono uccisi, altri gravemente feriti.
- 19-20/12/1989: massicce colonne di lavoratori entrano a Timişoara. Oltre centomila manifestanti occupano la Piazza dell'Opera (Piaţă Operei) e gridano slogan anti-regime.
- 21/12/1989: A Bucarest, Ceauşescu si rivolge a circa 100mila persone radunate di fronte alla sede del Comitato centrale del Partito comunista romeno per condannare la rivolta di Timişoara. La risposta della folla, però, è fredda. Improvvisamente, colpi di armi da fuoco gettano la folla nello scompiglio, trasformando la manifestazion in caos generale. Gira voce che la Securitate stia sparando sulla folla. Ceauşescu, insieme alla moglie e ad altri dirigenti, rientra nell'edificio del Comitato centrale, in preda al panico. Nelle strade i manifestanti, ormai impegnati in una vera rivolta contro il regime, si scontrano fino a notte inoltrata con esercito e forze di sicurezza.
- 22/12/1989: già in mattinata migliaia di persone scendono in piazza nel centro di Bucarest. Ceauşescu prova a rivolgersi alla folla dal balcone del Comitato centrale, ma viene accolto da bordate di fischi. Intanto muore in circostanze misteriose il ministro della Difesa, Vasile Milea, accusato da Ceauşescu di tradimento. Il nuovo ministro, Victor Stanculescu, appena nominato, convince Ceauşescu a fuggire da Bucarest. Con la fuga di Ceauşescu, la folla irrompe nel palazzo del Comitato centrale, in stato di euforia, mentre si svolgono feroci scontri tra truppe intorno all'aeroporto di Bucarest. Il potere viene preso dal neo-formato "Fronte di Salvezza Nazionale" (Frontul Salvării Naţionale), guidato da Ion Iliescu (ex membro del Comitato centrale, poi marginalizzato da Ceauşescu nel 1971) e da altre "seconde file" del partito comunista. In centro, intanto, misteriosi "terroristi" (mai identificati) sparano sulla folla, provocando numerose vittime.
- 23-24/12/1989: continuano gli scontri a fuoco con i "terroristi". In questi giorni la città di Bucarest somiglia ad un grande e confuso campo di battaglia.
- 25/12/1989: la rocambolesca fuga di Ceauşescu, catturato insieme alla moglie Elena già il 22 dicembre, finisce in una scuola elementare di Târgovişte, dove un tribunale militare ad hoc condanna l'ex dittatore e la moglie a morte. La condanna viene immediatamente eseguita.
- 27/12/1989: terminano gli scontri con i "terroristi". Nessuno di loro verrà mai identificato e processato. Il bilancio finale delle violenze sarà di 1104 vittime, la maggior parte delle quali uccise negli scontri seguiti alla deposizione di Ceauşescu.
- 9/11/1989: a Berlino cade il muro, simbolo della guerra fredda.
- 23/11/1989: durante il XIV Congresso del Partito comunista romeno, tenuto a Bucarest, Nicolae Ceauşescu viene rieletto all'unanimità segretario generale del partito. Si palesa sempre di più l'evidente contrasto tra il leader sovietico Gorbačëv, fautore della Perestroijka, e Ceauşescu, che propugna un sempre più marcato isolamento della Romania.
- 16/12/1989: ha luogo a Timişoara una manifestazione di protesta contro il tentativo del governo romeno di espellere un dissidente ungherese, il pastore riformato László Tőkés. La manifestazione assume presto i connotati di protesta contro il regime comunista. Primi scontri con le forze dell'esercito (Miliţia) e i servizi segreti (Securitate) chiamati a bloccare la manifestazione.
- 17/12/1989: a Timişoara le proteste continuano per tutto il giorno. La situazione diventa presto drammatica, con scontri violenti tra i manifestanti e le forze di sicurezza. A sera la città somiglia ad un teatro bellico, gli scontri si smorzano solo dopo la mezzanotte.
- 18/12/1989: un gruppo di circa trenta giovani, sfidando i divieti, marcia verso la Cattedrale ortodossa di Timişoara cantando "Deşteaptă-te, Române!" (l'attuale inno nazionale rumeno), all'epoca proibita. I giovani vengono presi di mira da raffiche di mitra sparati dai militari: alcuni rimangono uccisi, altri gravemente feriti.
- 19-20/12/1989: massicce colonne di lavoratori entrano a Timişoara. Oltre centomila manifestanti occupano la Piazza dell'Opera (Piaţă Operei) e gridano slogan anti-regime.
- 21/12/1989: A Bucarest, Ceauşescu si rivolge a circa 100mila persone radunate di fronte alla sede del Comitato centrale del Partito comunista romeno per condannare la rivolta di Timişoara. La risposta della folla, però, è fredda. Improvvisamente, colpi di armi da fuoco gettano la folla nello scompiglio, trasformando la manifestazion in caos generale. Gira voce che la Securitate stia sparando sulla folla. Ceauşescu, insieme alla moglie e ad altri dirigenti, rientra nell'edificio del Comitato centrale, in preda al panico. Nelle strade i manifestanti, ormai impegnati in una vera rivolta contro il regime, si scontrano fino a notte inoltrata con esercito e forze di sicurezza.
- 22/12/1989: già in mattinata migliaia di persone scendono in piazza nel centro di Bucarest. Ceauşescu prova a rivolgersi alla folla dal balcone del Comitato centrale, ma viene accolto da bordate di fischi. Intanto muore in circostanze misteriose il ministro della Difesa, Vasile Milea, accusato da Ceauşescu di tradimento. Il nuovo ministro, Victor Stanculescu, appena nominato, convince Ceauşescu a fuggire da Bucarest. Con la fuga di Ceauşescu, la folla irrompe nel palazzo del Comitato centrale, in stato di euforia, mentre si svolgono feroci scontri tra truppe intorno all'aeroporto di Bucarest. Il potere viene preso dal neo-formato "Fronte di Salvezza Nazionale" (Frontul Salvării Naţionale), guidato da Ion Iliescu (ex membro del Comitato centrale, poi marginalizzato da Ceauşescu nel 1971) e da altre "seconde file" del partito comunista. In centro, intanto, misteriosi "terroristi" (mai identificati) sparano sulla folla, provocando numerose vittime.
- 23-24/12/1989: continuano gli scontri a fuoco con i "terroristi". In questi giorni la città di Bucarest somiglia ad un grande e confuso campo di battaglia.
- 25/12/1989: la rocambolesca fuga di Ceauşescu, catturato insieme alla moglie Elena già il 22 dicembre, finisce in una scuola elementare di Târgovişte, dove un tribunale militare ad hoc condanna l'ex dittatore e la moglie a morte. La condanna viene immediatamente eseguita.
- 27/12/1989: terminano gli scontri con i "terroristi". Nessuno di loro verrà mai identificato e processato. Il bilancio finale delle violenze sarà di 1104 vittime, la maggior parte delle quali uccise negli scontri seguiti alla deposizione di Ceauşescu.