Quattro aneddoti e uno sketch di vita della capitale, o cinque modi molto semplici per non viaggiare in EU e oltre. Continuiamo con la pubblicazione dei racconti tratti dal sito del Citizen's Pact - che da anni si batte per l'abolizione dei visti per i cittadini del Sudest Europa. Vai alla pagina dedicata ai racconti
di Ljubica Lukač, Belgrado
Traduzione per Osservatorio sui Balcani a cura di Antonia Pezzani
Dedicato agli amanti del film "Kako sam sistematski uništavan od idiota" (1)
Markonismo-masochismo
Belgrado. Inverno. 25 dicembre, 1993. Via Kneza Miloša, 50. Le nove. Distrutto, sfinito e, dopo un'intera notte passata in coda, completamente assiderato il diciassettenne Marko, studente di Belgrado varca per la quinta volta negli ultimi due anni la soglia dell'Edificio! Sente che è il giorno fortunato, il D-Day, giorno di gioia e felicità. Il cinque è un numero fortunato...È così... Ha scoperto la formula magica per una vacanza di un mese dallo zio...Nessuna possibilità che glielo rifiutino, questa volta ha sicuramente trovato il modo per fargliela...
Un'ultima verifica:
Il passaporto...c'è!
Prova di immatricolazione alla "Houston International School of English"...c'è!
Lettera d'invito, di motivazione, del garante, dell'estratto del conto bancario...ci sono tutte!
Certificato di nascita........ c'è!
Di cittadinanza........ c'è!
Certificato di proprietà immobiliare........ c'è!
Certificato d'impiego dei genitori........ c'è!
Certificato di certificazione del certificato ........ hm...... ah , eccolo qui! C'è!
Certificato di frequenza scolastica........ c'è!
Assicurazione ........ c'è!
Fotocopia del libretto sanitario e scolastico........ sì!
Fotocopia del passaporto ........ sì!
Fotocopia di tutte le fotocopie, già fotocopiate due volte........ ok! Non manca nulla! Timbrato, controfirmato!
Allo sportello, dietro 5 millimetri di spessore antisfondamento, riecco Sam. Sam il nero. Suonala, Sam! Sam non alza la testa, unicamente con il linguaggio del corpo, con la mano destra, gli fa segno di passargli il fascicolo di documenti attraverso la fessura. Li osserva, li controlla, li ispeziona, gli da un'occhiata e alla fine, quando li ha guardati abbastanza, inizia la conversazione:
SAM (monotono, privo di qualsiasi intonazione): OK, I think everything is here.
MARKO (fiero): Yes. I made an effort!
SAM (con indifferenza e ancora più piatto ): As I saw, you also translated all documents into English...
MARKO: A few days ago, you told me to do that. To make an English version, too.
SAM: OK... (pausa, carica di immenso disinteresse)... OK .
MARKO (con gioia): So, I did it. And now I am here AGAIN. With all papers!!!
S A M (guardandolo per la prima volta) : What is the reason of your travelling in United States of America?!
MARKO: You can see, I'll go to one language campus for kids from Europe .
SAM: Europe?!? You said Europe?
MARKO: No! Well,..yes.., sir! East Europe...
SAM: OK...Tell me, why did you make a choice to learn it in Texas?
MARKO (scaltro, sicuro di sé, risoluto): Weeellll....... because...... e così Marko si imbarca in un monologo particolareggiato e per spiegare perché proprio l'America (la migliore, la più bella, la più perfetta, se la sognava già nella culla, e quale posto migliore per imparare l'inglese se non il Texas, Eldorado linguistico, centro del pianeta Terra, origine di tutto e luogo da cui la vita si è irradiata al resto del mondo...), tutto in stile Aska e il lupo, solo che questo lupo non deve mangiarlo ma dargli un visto, e così va per mezz'ora.
SAM: Stop! (con marcato accento statunitense, con la caratteristica accentuazione delle R nella pronuncia): Ok! Ti prošao si test! Tvoj engleski biti perfekt, sou - tebi ne trebala ta škola! Uzmi tvoj papiri nazad! NEKST! (2)
Suonala ancora, Sam!
Nevenismo-conformismo
Oggi:
Chi sarebbe questa persona che vi ha spedito la lettera di invito? Beh, Petar Simic è mio fratello - come può vedere abbiamo lo stesso cognome! Io non vedo niente. Beh, allora come posso spiegarglielo? Non c'è niente da spiegare: procuratemi le vostre fotografie per domani.
Domani:
Sono quella di ieri. Quella che avete mandato via e le avete chiesto di portarvi le foto di famiglia. Ah. E beh, sono qua. Ah. Nella prima una panchina e una ragazzina al parco - sono io che aspetto la mamma e il bebè davanti alla maternità in via Višegradska. E adesso, questo è quel bebè, ma con un nome e i dentini davanti - Perke, mamma, papà e io in vacanza d'estate a Dubrovnik nel 1978. Ci chiamavamo i fantastici quattro! Ah. E in questa qui, fatta due anni più tardi, Petar e io alla Casa della gioventù, dopo la cerimonia di ammissione alla Lega dei pionieri. Ah. E questa ce l'ha fatta lo zio (da un cespuglio) mentre rubiamo le prugne del nonno. Poi l'abbiamo usata per fare un finto mandato di cattura, per questo è incollata su questo grande cartone. Ahah. Qui siamo noi due sulla giostra a Šapcu, un giro premio, visto che avevo preso l'anatra in quello precedente, hahaha. Ah. E questa è l'ultima - alla stazione ferroviaria centrale, nove anni fa, quando è salito sul treno e se ne è andato da qui per sempre. Vede, ci eravamo messi tutti simbolicamente i colori della nostra bandiera - indaco , rosso e bianco, e mentre il treno partiva - da quel momento in poi saremmo stati i fantastici tre - cantammo una canzone famosa "Ja hoću život, bolji život, da ga zgrabim poput tigra. Život nije dečja igra" (3) ... e così... tutto qui. Contento? Sì-sì. E?! Procuratemi per dopodomani la stampa di tutte le e-mail che avete ricevuto questo mese posteriore. Vuole dire passato. Prego? Beh, si dice passato, e non posteriore, comunque fa niente, come non detto.
Dopodomani:
Buon giorno! Buon giorno. Buona la terza, dicono! ...... ?! Ecco, ho portato le lettere. Bene. Vede - incominciano e finiscono tutte allo stesso modo, tutte e quindici: cara sorella Nevena e con affetto tuo fratello, p.s. Non vedo l'ora di vederti - è sufficiente, bastano? Sì, basta. E allora? Allora cosa? Come allora cosa?! Mi darete la bacchetta d'oro che chiamate visto, che spalanca le porte dell'impero della Regina madre e le meravigliose porte della vostra sacra terra inglese? Hm, hm... che calzini indossa? Cos'è, c'è una telecamera nascosta!? - calzini, di ogni tipo! -rossi. Eeeeee, vede, l'articolo 176998 HU 00 A , della legge 15990 FTHJ &4356 A 098, a cui hanno apportato l'emendamento 120000000340000 approvato quest'anno, vieta categoricamente il diritto d'ingresso nel territorio del Regno Unito della Gran Bretagna e dell'Irlanda del Nord a tutte le persone che indossino calzini rossi. Il denaro e i documenti consegnati non saranno restituiti. Arrivederci.
Ninaismo - disfattismo
"Il viaggio in nave: un ubriacone decrepito con una gamba più corta dell'altra non ha fatto che bere birra tutto il tempo; un gruppo di ragazzi, pure ubriachi, e una ragazza con la chitarra e un lungo piffero; mangiamo sul ponte; più ci inoltriamo a nord più il tempo si rasserena, ma sulle montagne tutt'intorno la neve aumenta.
Arriviamo finalmente a Honningsvag. La mattinata è soleggiata. C'è un autobus per Nordkap (andata + ritorno: 62 corone a testa), ma noi proviamo a fare autostop. Non va, per cui dobbiamo prendere l'autobus. Una corsa di circa 32 km. Il sole scotta attraverso il finestrino. Vediamo alcune tende di Lapponi lungo il tragitto, ma, per sfortuna nostra, sono più di carattere turistico che abitazioni vere e proprie. Intorno 'prati sassosi', con spiazzi d'erba, o meglio dire muschio. Vediamo branchi di 'cervi' (non sappiamo come si chiamino esattamente). È pieno di laghi che luccicano al sole. Magari poterci andare, prendere un po' di sole, pucciare i piedi in quell'acqua limpida. Capiamo benissimo perché Babbo Natale ha scelto proprio questo paese per il suo indirizzo permanente. È fantastico.
Nordkap: vento, un freddo tremendo, penetra negli uomini! A valle abissi da vertigini, e di fronte il mare blu. Da qualche parte, lontano c'è il Polo Nord! Mi chiedo come si sentissero i marinai che navigavano su questo mare: anche qui ci si sente così sperduti e in balia della natura brutale. Qualche fotografia con il globo metallico, pranzo e poi ritorno (Il monumento di Filippo d'Orlean del 18° secolo e di un qualche re norvegese).
Da Honningsvag prendiamo il traghetto per Kafjord. Poi l'autobus, che passa in mezzo a delle stratificazioni rocciose, fino a Karashoka. Lungo il tragitto conosciamo due americani - studente l'uno, l'altro pastore. Parliamo con lo studente, Jonathan, che studia il russo, per tutto il viaggio. A Karasok visitiamo il memoriale ai nostri internati che morirono qui nella Seconda guerra mondiale. Siamo contenti di essere qui e pensiamo a tutti gli jugoslavi che ci sono venuti. Sul monumento c'è una vecchia ghirlanda e ci dispiace di non aver portato neanche un fiore, ma ormai è tardi. Dormiamo in una casa, una capanna di legno. La 'notte senza tenebra' - la magica estate e fuori è luce 24 ore su 24. Al mattino presto partiamo per Rovaniemi, dove oltrepassiamo di nuovo il circolo polare..."
Suonano alla porta e Nina chiude il diario della lontana estate del 1981 dei genitori. È il postino, che le dà una lettera, spedita dall'ambasciata norvegese.
Ritorna nella sua stanza in cui c'è il computer acceso sulla pagina dei download di tutti gli ostelli d'Europa e accanto a cui c'è il Grande atlante su cui sono tracciati le tratte dell'Interrail. La radio passa i Korni grupa, il gruppo preferito di Nina, la canzone che le piace di più Trla baba lan." La mette sempre di buon umore. Nina apre la lettera.
"Ci dispiace informarla che la rappresentanza diplomatica ha respinto la Vostra richiesta di Visto.
Dalle nostre esperienze con determinati gruppi e nazionalità, risulta che molti, dopo la scadenza del visto, rimangano sul territorio della Norvegia e negli stati di Schengen, è diventata nostra prassi rilasciare il visto esclusivamente in casi eccezionali.
Il richiedente è molto giovane! Inoltre, l'ufficio diplomatico ha ragione di credere che alcune delle informazioni trasmesse non siano esatte e così il visto è bocciato. È possibile inoltrare un reclamo, nel termine fissato di tre settimane dal momento del ricevimento di questa lettera."
Trla baba lan, da joj prode dan, da joj prode, da joj prode, da joj prode dan (4). Ripete insistente il ritornello.
Dankonismo-edonismo
Inizio di settembre, 1999, da qualche parte nei Balcani:
" Juhuhuhu huhu huhu " esultò tra sé di felicità Danko D, studente eccentrico al secondo anno della prestigiosa accademia milanese di Arti visive e design. " Juhahaha haha haha !", l'arena quadrata, l'ologramma centrale, nel suo passaporto. E per di più valevole per sei mesi! Il visto d'ingresso! Figo!
Metà settembre, 1999, da qualche parte sopra i Balcani:
Voglio dire, come poteva, D. non ce la faceva più a vedersi nella scomodità, tra i gastarbeiter (5) sugli autobus (della compagnia "Prenuika i sinovi") nelle 20 ore di viaggio ininterrotto, di musica trash radio trasmessa e di film ancora più trash in tv ( "Il ritorno delle squadra dei cancellati" e "Dai amiamoci 1" sono testa a testa in quanto a passaggi, ma gli pare che il secondo abbia qualche possibilità in più, per via di Brena, probabilmente), e nessuno avrebbe fatto il bullo con lui alla frontiera, né croato, né ungherese e nemmeno i suoi fratelli serbi se è per quello. Potevano succhiarglielo per quei cinque marchi tedeschi che era sempre stato costretto a dargli. Questa volta prendeva l'aereo, come un vero signore! Così come si conviene al suo livello!
Gli dettero un posto vicino al finestrino e, che fortuna, proprio il numero preferito di D. - il 69! (L'altoparlante è acceso): "Cari passeggeri, benvenuti sul volo Belgrado-Milano. Stiamo volando al momento ad un'altezza di dieci mila metri, fuori è una bella giornata autunnale, la temperatura dell'aria è meno cinquanta, e in circa mezz'ora arriveremo all'aeroporto di Bergamo. L'equipaggio del Boing 727 della JAT vi augura un buon viaggio". Improvvisamente al suo fianco si materializzarono un lungo paio di gambe snelle da modella, che sostenevano un corpo di fattezza perfetta e una testa e un viso ancora più perfetti con occhi verdi chiari, lentiggini e capelli rossicci patinati. Uau, che tocco. Da paura! "Vino o succo, signore?" "È ovvio, vino. Che è attualmente molto in e assolutamente trendy. Grazie." Delizioso, vendemmia del '94. Si abbandona alla goduria. Poi manca già poco all'arrivo.
Uuuuraaa!!! Atterraggio. Finalmente. Uuuuraaa!!! D. arriva al controllo passaporti. Ci sono due percorsi - uno su cui c'è scritto "E.U." e un altro, la strada meno usata, su cui c'è scritto "ALTRI." Si aggrega alla seconda colonna. Pochi minuti ed è il suo turno. "Il passaporto, signore. Grazie mille. E le lire. Mostratemi i soldi, tutti quelli che portate con voi!" Soldi? E adesso che soldi volete? Non ho neanche una lira addosso. Niente! Sono uno studente e lo stipendio mi aspetta sul conto, preleverò dei soldi dalla banca domani. Capisce!? "Mi dispiace, signore. Non può entrare in Italia! Arrivederci!" e così Danko D., studente eccentrico al secondo anno della prestigiosa accademia milanese di Arti visive e design tornò a casa dopo il viaggio più breve nella storia dell'uomo e dell'umanità.
Zoranismo-nichilismo
Salve! Sono Zoran Petrović, e questo è Chill-it-bang (bang, bang, bang!), un rimedio straordinario per smacchiare la ruggine. Guardate, con un solo gesto scrosta tutto il sudiciume dai vostri denti, auto, fornelli. E così in profondità, perfino sul viso, ad esempio. Scherzo. Meglio così. Non ho ancora perso il senso dell'umorismo. Ma ora facciamo sul serio. Sono Zoran davvero, ma non Petrović. Iger. Zoran Iger. Gli amici qua intorno mi chiamano Kiza. Tutti i Nicola sono Johnny, e gli Zoran Kiza. È un gioco di parole che facciamo tra noi. Domani avrò 23 anni. Da quando ne ho undici è un continuo guerreggiare qui. Morti. Non voglio combattere. Non voglio morire. Nei pressi di Brčko, il 18 novembre 1993, ho perso mio padre, ufficiale delle riserve dell'esercito nazionale jugoslavo, e sei anni dopo, mio fratello maggiore, da qualche parte in Kosovo. Non l'abbiamo ancora sepolto. Non sappiamo dov'è il suo corpo. Odio l'esercito. È già la quinta volta che mi arriva la busta blu. Una volta all'anno. Anche se adesso c'è la pace, non ho mai risposto alla chiamata. Nemmeno per la leva. Sono un disertore. La pace è una faccenda transitoria da queste parti. È che se non vai militare, non ti danno il passaporto. Regola idiota. Mai andato in viaggio in nessun posto. Mai ci andrò.
Note:
1. "Come sono sistematicamente distrutta dagli idioti"
2. Hai superato il test! Il tuo inglese è perfetto, quindi - a che ti serve la scuola! Rieccoti le tue carte! IL PROSSIMO!
3. "Voglio una vita, una vita migliore, voglio afferrarla come una tigre. La vita non è un gioco da bambini."
4. "Speriamo che passi, speriamo che la giornata passi."
5. Lavoratori stagionali all'estero