Bibliografia ragionata a cura di Irene Dioli
BALCANI - GENERALE
Germani S. e M. Lazić, a cura di (2000). La meticcia di fuoco. Torino: Lindau
Pubblicato in occasione della retrospettiva organizzata dalla Biennale di Venezia - Mostra Internazionale del Cinema, questo volume è un raro, forse unico esempio di studio complessivo sulle cinematografie dei paesi balcanici in lingua italiana. Il pregio della raccolta è l'attenzione ad evitare marginalizzazione ed esotizzazione delle cinematografie balcaniche, privilegiando l'intento di fare luce sulle medesime come parte integrante del panorama europeo.
Iordanova, D., a cura di (2006). The cinema of the Balkans. London & New York: Wallflower Press
Il volume è una collezione di 24 saggi, ognuno dedicato ad un film proveniente dall'area balcanica (Serbia, Macedonia, Bosnia, Montenegro, Croazia e Slovenia; Bulgaria, Grecia, Romania e Albania), privilegiando opere ed autori meno conosciuti. Lo spettro dei film selezionati è ampio nelle coordinate tanto cronologiche quanto geografiche e linguistiche, ed ogni film è selezionato a rappresentare un nucleo tematico: a sovrintendere il progetto, come delineato nell'introduzione della curatrice, la ricerca e l'esplorazione del controverso concetto di "spazio culturale balcanico".
In questo senso, senza arrivare a sostenere l'esistenza di una vera e propria cultura comune alla regione balcanica, la tesi che emerge dall'opera evidenzia le affinità tematiche e stilistiche che confutano la percezione della regione come uno spazio disconnesso, e al contrario consentono di disegnare uno spazio socio-culturale condiviso sulla base di una storia con molti punti di contatto.
Iordanova, D. (2001). Cinema of Flames. Balkan Film, Culture and the Media. London: British Film Institute
L'intento enciclopedico dell'opera ben si concretizza nell'ampiezza della trattazione dell'universo culturale e mediatico, riuscendo tuttavia a riservare al cinema un ruolo di riguardo.
Il nucleo concettuale dell'analisi è rappresentato dalla rappresentazione culturale e mediatica dei Balcani (con particolare attenzione alla Bosnia), concetto che comprende sia l'auto-rappresentazione per la fruizione domestica o internazionale che lo sguardo esterno selettivamente rivolto ad aspetti ben definiti e spesso stereotipati, in modo particolare in relazione all'ondata di attenzione internazionale scatenata dai conflitti.
La trattazione dei film è suddivisa in capitoli dedicati a tematiche generali (la rappresentazione del conflitto armato, l'esclusione dei Balcani dall'immaginario europeo, la storia e la memoria collettiva, la storia cinematografica balcanica) e specifiche (Underground di Kusturica, tecniche e modelli narrativi, la proiezione narrativa dell'Altro femminile e dell'Altro etnico, le molteplici rappresentazioni di Sarajevo).
Il filo conduttore dell'analisi si può delineare nel contemporaneo riconoscere e mettere in discussione le rinnovate tendenze all'esotizzazione ed erotizzazione dei luoghi e dei corpi della realtà balcanica, attraverso tecniche di marketing mirate a "vendere" il prodotto balcanico all'attenzione occidentale ed alla fame di "estremo", nell'ambito tanto giornalistico quanto cinematografico.
Citando alcune produzioni cinematografiche locali eclissate dagli equivalenti occidentali, l'autrice sottolinea la difficoltà delle narrazioni domestiche a superare i confini ed ottenere visibilità, causa la fagocitazione da parte della macchina mediatica globale che nega legittimità e riconoscimento alle vittime, confinate nella funzione di simboli in narrazioni etero-dirette.
Senza indulgenza, ma anche senza esplicita polemica, il discorso si concentra sul carattere stereotipico delle rappresentazioni e interpretazioni della violenza nel contesto balcanico. Forse il cinema serve da mezzo più che da fine in questo intento, ma questa considerazione nulla toglie all'analisi appassionante e scientificamente convincente dell'autrice.
Taylor, R., N. Wood, J.Graffy e D. Iordanova, a cura di (2000). The BFI companion to Eastern European and Russian cinema. London: British Film Institute
L'opera comprende circa 200 voci dedicate a personaggi ed eventi del panorama cinematografico dell'Europa Orientale dall'inizio del Novecento alla fine degli anni Novanta (registi, attrici, attori, generi, festival, studi di produzione, critici, correnti, produttori, nuclei tematici, e così via). Pur privilegiando alcuni aspetti e paesi (la Guerra Fredda, la Russia), l'opera riesce a sanare lo squilibrio con alcune sezioni dedicate alle cinematografie locali meno conosciute (buone le sezioni su Albania, Bulgaria e Romania) o a generi specifici (i "Partisan Film" in Jugoslavia, i western in Romania).
Alla sezione enciclopedica si affianca l'analisi delle strategie di ricostruzione della produzione nel periodo post-comunista, caratterizzato dall'introduzione del libero mercato e dalla competizione con Hollywood. Ad occuparsi del contesto balcanico sono Nancy Wood e Dina Iordanova, che descrivono la crisi produttiva dei primi anni Novanta, causata dalla privatizzazione e dal dissolversi delle infrastrutture produttive e distributive pre-esistenti. Di conseguenza, i nuovi canali di distribuzione privati privilegiano la sicurezza commerciale dei prodotti hollywoodiani, mentre l'aumento dei prezzi dei biglietti e lo sviluppo del mercato dell'home-video contribuiscono al declino degli ingressi nelle sale. A temperare questa situazione sono tuttavia arrivati i fondi distribuiti a livello europeo per contrastare lo strapotere americano.
ALBANIA
A cura di Eldon Gjikaj
Hoxha, A. (1994). Arti i shtatë në Shqipëri (La settima arte in Albania). Tirana: Albin
Questo libro é una storia dettagliata dello sviluppo della cinematografia albanese dai suoi inizi fino a giorni nostri. Oltre ad una linea storica, l'autore analizza altri temi specifici dell'arte cinematografica in Albania, ed in special modo il film.
Hoxha, A. (2002). Enciklopedia e kinematografisë shqiptare (Enciclopedia della cinematografia albanese). Tirana: Toena
Il libro include in maniera quasi esauriente tutti gli attori, registi, sceneggiatori, etc. che hanno contribuito alla cinematografia albanese dai primi anni fino ad oggi. Ogni voce dell'enciclopedia é strutturata secondo un modo classico, dove l'autore descrive sinteticamente la vita e l'attività di vari personaggi della cinematografia albanese.
Lako, N. (2000). Cinema albanese. In G.P Brunetta, Storia del cinema mondiale III. L'Europa. Le cinematografie nazionali. 1173-1189. Einaudi.
Questo articolo tocca una serie di problemi collegati alla cinematografia, dagli inizi fino agli anni '90. L'autrice tramite una prospettiva diacronica tenta di sintetizzare le particolarità della cinematografia albanese in vari periodi.
Erebara, G. (1972). "...Dhe flimi foli shqip" (Ed il film cominciò a parlare in albanese). Nëntori, 12 (82-91).
L'articolo é una descrizione storica del film albanese dagli inizi fino agli anni '70. L'autore sottolinea in particolare gli sforzi degli artisti albanesi di creare una cinematografia di fisionomia nazionale.
BULGARIA
A cura di Francesco Martino
Petrova, V. (2003). Syankata na Lay - Metafori na vlastta na kinoto. Sofia: TITRA
Il volume esamina, dalla prospettiva del criticismo psicanalitico, e all'interno della cornice della metafora culturale della narrativa edipica, buona parte della produzione cinematografica bulgara degli anni '80 e '90. La tesi presentata sostiene che le immense tensioni politiche e psicologiche legate al periodo della transizione trovano una loro particolare articolazione espressiva nei film prodotti in questo periodo.
Moveast 6 (2001). "Letter to America - Bulgarian Cinema of the '90".
Nel numero monografico della rivista internazionale sul cinema dell'Europa Orientale, dedicato alla Bulgaria, viene presentata un'estesa analisi del cinema bulgaro negli anni '90. Ad articoli di analisi sugli sviluppi della cornice economica e legislativa che regolano l'industria cinematografica bulgara, si affiancano numerose interviste ai principali registi ed autori, nonché critici e studiosi.
Yanakiev, A. (1999). Balgarsko kino - Lichnosti, filmi. Sofia: TITRA
Il volume rappresenta la più completa raccolta sistematica, sotto forma di enciclopedia, di informazioni concernenti le principali personalità attive in Bulgaria in tutti i campi della cinematografia, sin dall'inizio della produzione di film nel paese, così come di tutte le opere cinematografiche realizzate.
(EX) JUGOSLAVIA
Germani, S.G. (2000). "Cinema jugoslavo". In G.P Brunetta, Storia del cinema mondiale III. L'Europa. Le cinematografie nazionali. 1327-1359. Einaudi.
L'articolo di Germani ripercorre le origini del cinema jugoslavo a partire dai suoi albori nel primo Novecento al 1991. I pregi principali di questa trattazione risiedono nella ricchezza di dettagli e particolari relativi al contesto storico, soprattutto per quanto riguarda la prima metà del secolo. In particolare, l'autore evidenzia come già a partire dalle prime opere cinematografiche, nonché dalla letteratura di viaggio, lo sguardo esterno su corpi e luoghi dei Balcani fosse viziato da stereotipi esotizzanti. Tra le fasi successive, particolare attenzione è dedicata alla black wave ed alla sua conclusione nel 1973, anno-cesura definito come il trionfo della censura. L'analisi che segue pone l'accento sulla regionalizzazione della produzione cinematografica, con particolare attenzione alla Bosnia.
Goulding D. J. (1985). Liberated Cinema, The Yugoslav Experience. Bloomington: Indiana University Press // Goulding D. J. (2002). Liberated Cinema, The Yugoslav Experience 1945-2001. Bloomington: Indiana University Press
La prima edizione del volume (1985) riceve il premio annuale "CLOSE-UP", insignito dallo Yugoslav Film Institute nel 1986.
La prima parte dell'analisi è strutturata cronologicamente e segue una periodizzazione che collega strettamente le fasi dello sviluppo dell'industria cinematografica all'evolversi dell'organizzazione e delle tendenze politiche e sociali.
L'autore delinea quindi una prima fase (1945-1950) caratterizzata ad entrambi i livelli da una stretta aderenza al modello sovietico. Sul piano cinematografico, tale aderenza si traduce nell'adozione di temi e prospettive del realismo socialista (nella variante moderata del realismo nazionalista), con la predominanza di finalità propagandistiche perseguite attraverso l'ossessiva replica di storie mirate a glorificare il passato rivoluzionario ed esaltare la costruzione del futuro socialista.
Nel secondo periodo (1951-1960), la decentralizzazione e l'introduzione del principio di self-management si accompagnano ad uno sviluppo delle infrastrutture di base necessarie alla produzione e distribuzione cinematografica. L'espandersi di entrambe pone le basi per lo sviluppo della critica, mentre l'emancipazione dal modello sovietico consente una maggiore apertura ad influenze esterne quali il neo-realismo italiano e britannico.
I fattori principali che contribuiscono a delineare la scena industriale cinematografica nel terzo periodo (1961-1972) sono l'affiancarsi di una crescente commercializzazione e di una vivace e controversa corrente sperimentale. Questa fase inizia con un'intensa crescita di produzioni ed esportazioni, ma si avvia al termine nel contesto di una crisi economica che inevitabilmente ricade sul mondo cinematografico.
Nel quarto periodo (1973-1983), la riforma economica ed organizzativa sancita dal Congresso del 1974 si accompagna alla comparsa di una nuova generazione di professionisti anche nel settore cinematografico.
L'analisi si concentra dichiaratamente sugli ultimi due periodi e sul genere fiction, con cenni ai generi corto, documentario e di animazione.
L'edizione aggiornata comprende un ultimo capitolo dedicato al periodo 1991-2001 ed alla relativa produzione cinematografica nei nuovi stati emersi dal dissolversi della Jugoslavia, con particolare attenzione alla contestualizzazione nel quadro economico e nell'evolversi delle modalità di controllo politico.
La monografia ha il pregio di riuscire a coprire molteplici aspetti relativi sia al contesto storico, politico ed economico (delineato in maniera sintetica quanto ricca ed esauriente) che all'evoluzione dell'industria cinematografica nei suoi caratteri generali e strutturali nei diversi Stati jugoslavi, arricchendo la trattazione con l'analisi vivida e dettagliata di molteplici opere filmiche.
Levi, P. (2007). Disintegration in Frames. Aesthetics and Ideology in the Yugoslav and Post-Yugoslav Cinema. Stanford: Stanford University Press
L'opera esplora il rapporto fra estetica e ideologia nel cinema jugoslavo e post-jugoslavo, con enfasi sulle tematiche relative a nazionalismo ed internazionalismo. La prima sezione è dedicata alla Black Wave e all'era di Tito; la seconda al periodo delle guerre, con particolare attenzione alla Bosnia; la terza all'estetica del nazionalismo e alle sue chiavi di volta.
Fra gli argomenti: l'approccio critico a identità nazionale e relazioni inter-etniche in film di Dušan Makavejev, Emir Kusturica e Srdan Dragojević; il movimento pop del nuovo primitivismo bosniaco con la sua sottocultura televisiva e musicale; i video amatoriali dei veterani reduci delle guerre croate e i documentari politici sugli effetti patologici del socialismo.
Ramet, S.P e L.S. Adamović, a cura di (1995). Beyond Yugoslavia: politics, economics, and culture in a shattered community. Boulder: Westview
All'interno dell'opera, dedicata alla dissoluzione della Yugoslavia in un'ottica che privilegia gli aspetti politici ed economici della vicenda, segnaliamo il capitolo di Andrew Horton intitolato "Only Crooks Can Get Ahead": Post-Yugoslav Cinema/ TV/Video in the 1990s.
BOSNIA
Šešić, R. (2007). "Once upon a time". www.seedox.org
Il saggio ripercorre il cammino del film documentario bosniaco e della cosiddetta "scuola di Sarajevo" dagli anni '60/'70 ai giorni nostri. Dietro uno stile di scrittura evocativo ed efficace, l'articolo è sostenuto da un'analisi ben documentata che coniuga la ricchezza in dati e dettagli ad un'esposizione scorrevole ed appassionante.
Turan, K. (2002). From Sundance to Sarajevo. Film Festivals and the world they made. Berkeley: University of California Press
All'interno del volume, dedicato ad una serie di festival cinematografici con prevedibile focus sul contesto anglosassone, segnaliamo il capitolo dedicato al Sarajevo Film Festival, parte della sezione "Festivals with geo-political agendas". Il saggio si propone, sebbene in modo un po' scontato, di contestualizzare la produzione cinematografica e l'evento-festival nel quadro socio-politico del paese, tentando comunque al contempo di de-costruire l'immagine catastrofica creatasi intorno alla Bosnia.
CROAZIA
Kurelec, T. (2004). Filmska kronika: Zapisi o hrvatskom filmu. Zagreb: AGM Hrvatsko društvo filmskih kritičara
Il volume raccoglie articoli pubblicati in riviste nazionali ed internazionali (Vijenac, Vjesnik, Variety International Film Guide) fra il 1990 e il 2003. I temi spaziano dalle radici del cinema croato/ jugoslavo al periodo della guerra ed alla posizione del cinema croato nella scena mondiale in tempi più recenti.
L'autore si propone di contrastare la percezione negativa del cinema croato che sembra dominare pubblico e critica locali. Evidenziando la mancanza delle più basilari infrastrutture, Kurelec invoca una maggiore attenzione da parte statale verso il finanziamento e la promozione del cinema locale, e una maggiore disposizione al rischio da parte dei produttori.
Sudović, Z., a cura di (1978). Almanah Zagrebački krug crtanog filma, volume 1, 2 e 3. Zagreb: Zavod za kulturu Hrvatske i Zagreb film
L'Almanacco fa parte della serie "Materiale per la storia della cultura Croata" (Građa za povijest hrvatske kulture) e rappresenta uno studio comprensivo del cinema d'animazione croato.
Il primo volume contiene una cronaca di opere, festival, premi e personaggi nel cinema d'animazione croato; il secondo una selezione di sceneggiature e testimonianze relative a 40 film creati dalla scuola di Zagabria; il terzo una serie di saggi dedicati alla medesima scuola, pubblicati nella stampa nazionale fra il 1951 e il 1972.
Škrabalo, I. (1998). 101 godina filma u Hrvatskoj, 1896-1997. Zagreb: Nakladni zavod Globus
Il volume traccia la storia della cinematografia croata nel XX secolo in una trattazione estesa e ricca di dettagli. L'autore è sceneggiatore e docente di storia del cinema. La prima edizione (1984) fu giudicata dal regime leggermente controversa.
SERBIA
Iordanova, D. (2002). Emir Kusturica. London: British Film Institute
L'analisi di Iordanova, consapevole del carattere controverso del personaggio, è particolarmente cauta nella sezione biografica, ma sviluppa un approccio diretto e ben documentato nella discussione dell'opera del regista.
Tucaković, D. (2007). "Documentaries. A Serbian Perspective". www.seedox.org
Il saggio ripercorre sinteticamente l'evoluzione del genere documentario in Serbia lungo l'arco del Novecento. La trattazione è divisa in quattro fasi temporali (1896-1945, 1945-1991, 1992-2000 e 2000-2007) corrispondenti ad altrettante fasi nella storia del paese. Un prologo, un interludio e un epilogo danno voce al pensiero dell'autore in una prospettiva più lirica e personale, che aggiunge fascino all'efficace racconto storico che costituisce il nucleo del saggio.