Jo gjakmarrjes, no alla vendetta di sangue

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Nelle settimane scorse in piazza a Tirana, una manifestazione organizzata dalla Chiesa Evangelica per dire NO agli omicidi per vendette di sangue in Albania. C’erano poche centinaia di persone, più che altro associazioni che si occupano delle “vendette di sangue” , parenti e amici di persone uccise da un fenomeno di cui lo stato albanese “nega l’esistenza”: la gjakmarrjes. Testi e foto di Giovanni Cobianchi 

 

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Il 23 ottobre scorso, in piazza a Tirana, alla manifestazione organizzata dalla Chiesa Evangelica per dire NO agli omicidi per vendette di sangue in Albania, c’erano poche centinaia di persone, più che altro associazioni che si occupano delle “vendette di sangue” , parenti e amici di persone uccise da un fenomeno di cui lo stato albanese “nega l’esistenza”: la gjakmarrja. Testi e foto di Giovanni Cobianchi [novembre 2010]
Kanun
Ancora oggi in Albania del Nord troppo spesso e troppo facilmente ci si uccide per vendetta. Il Kanun è un antico codice attraverso il quale si regolavano i rapporti sociali tra le persone. Tra le sue regole è tollerato l’omicidio, se compiuto per vendicare una morte di un parente. Oggi queste regole ormai distorte e mal interpretate sono ancora pretesti per uccidersi e scatenare vendette senza fine.
L'uccisione di Dritan Prroj
L'8 ottobre scorso, a Shkoder, Dritan Prroj è stato ucciso in pieno giorno con un colpo di pistola alla testa, da un giovane ragazzo che rivendicava il diritto a riprendersi il sangue di un parente ucciso anni prima dal fratello della vittima. Dritan Prroj era un pastore della Chiesa Evangelica che da anni si impegnava per sensibilizzare la cittadinanza scutarina a proporre una linea di perdono verso il fenomeno degli omicidi di sangue. Lui stesso faceva parte di una famiglia coinvolta nelle faide di sangue.
Rinchiusi
Secondo il meccanismo del Kanun Dritan doveva rimanere auto-recluso in casa. Ma la sua scelta fu quella di non rinchiudersi in casa, diceva di non voler rinunciare alla libertà per portare un messaggio di pace. L’8 ottobre scorso camminando in una zona pedonale del centro viene avvicinato da un uomo che davanti a tutti gli spara.
Operazione Colomba
Secondo le fonti di Operazione Colomba (associazione impegnata da anni in paesi in conflitto), solamente a Shkoder, oggi, le famiglie sotto vendetta sono circa 50, ma si dice che il numero reale superi il centinaio. Nella zona di Tropoia se ne contano una decina, un articolo pubblicato nelle settimane scorse da un quotidiano albanese informava che a Lezhe le famiglie "rinchiuse" a causa della vendetta sono 41.
Stato assente
Per lo Stato albanese questi numeri non corrispondono o meglio “non esistono”. I vari episodi vengono categorizzati come normali omicidi causati da futili motivi. Il fenomeno della gjakmarrje non è seguito da nessuna istituzione statale specifica.
Ombre
Alla manifestazione non erano presenti cariche istituzionali, né il sindaco , né altri rappresentati dello stato. Le famiglie colpite da questo implacabile sterminio sono lasciate sole, sono ombre a cui lo stato volta le spalle.
La piazza
Tra i vari interventi fatti in piazza un uomo diceva: “Noi siamo il paese che oggi si vanta di avere in tasca il nuovo passaporto elettronico e nell’altra tasca teniamo pistole con le quali ci uccidiamo a vicenda!"