Il premier bulgaro Plamen Oresharski ha presentato le proprie dimissioni. Il suo esecutivo verrà ricordato come uno dei più controversi della storia recente della Bulgaria. Il 5 ottobre le prossime elezioni anticipate. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [24 luglio 2014].
Con 180 voti a favore su 196, questa mattina il parlamento di Sofia ha accettato le dimissioni presentate ieri sera dal premier bulgaro Plamen Oresharski.
Il destino del governo – una coalizione tra il Partito socialista e il Movimento per le Libertà e i Diritti, espressione della minoranza turca – è stato segnato dai risultati delle elezioni europee dello scorso maggio, che hanno visto una larga vittoria dell'opposizione di centro-destra.
La sconfitta al voto europeo ha portato al collasso un esecutivo debole e controverso, accompagnato fin dalla sua nascita da massicce manifestazioni che hanno occupato le strade di Sofia per lunghi mesi.
A scatenare le proteste, il tentativo di nominare a capo dei servizi di sicurezza Delyan Peevski, discusso deputato, tycoon mediatico ed espressione degli intrecci oligarchici tra politica, economia e informazione in Bulgaria.
Nato con la promessa di affrontare le disparità economiche create con la lunga transizione, il governo Oresharski è rimasto sempre sulla difensiva, accompagnato da polemiche e scandali. Ultimo, in ordine cronologico, quello che - tra giugno e luglio - ha fatto tremare il sistema bancario bulgaro, messo in fibrillazione da lotte intestine che hanno visto ancora protagonista Peevski.
Ora l'iniziativa passa al presidente Rosen Plevneliev, che dovrà nominare un governo di transizione, il cui compito è portare la Bulgaria ad ennesime elezioni anticipate il prossimo 5 ottobre. Resta però da vedere se il ricorso alle urne, con la fiducia degli elettori nel sistema politico al minimo storico, potrà davvero restituire stabilità al paese.
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