Bandiera e simbolo dell'UÇK -  © Attila JANDI/Shutterstock

La fuga di notizie riservate potrebbe mettere in serio pericolo le indagini della Corte Speciale sui crimini di membri dell'UÇK in Kosovo, proprio mentre il tribunale voluto dall'UE inizia fa partire i primi processi per crimini di guerra. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [4 ottobre 2020]

La Corte speciale sui crimini dell'UÇK in Kosovo potrebbe aver subito un colpo fatale proprio mentre partono i primi procedimenti contro gli ex-combattenti albanesi accusati di crimini di guerra nel biennio 1998-2000.

Intere cartelle di dati riservati, tra cui i nomi di testimoni protetti, sono state infatti spedite all'associazione dei veterani dell'Esercito di liberazione del Kosovo, mettendo così a rischio la credibilità dell'istituzione e il futuro dei processi.

La Corte speciale, ufficialmente parte del sistema giudiziario del Kosovo, ma con sede all'Aja, è stata creata nel 2016 sotto l'egida dell'Unione europea per giudicare i presunti crimini commessi da membri della guerriglia albanese durante e dopo il conflitto armato contro le forze serbe del presidente Slobodan Milošević.

Dalla sua creazione, decine di testimoni e potenziali imputati sono stati ascoltati, e numerose personalità legate all'UÇK incriminate: lo scorso giugno è stato il turno del presidente kosovaro Hashim Thaci, accusato di crimini di guerra e crimini contro l'umanità.

Nel passato molti processi contro esponenti dell'UÇK erano stati macchiati da gravi intimidazioni contro i testimoni, e la principale ragion d'essere della nuova Corte speciale era proprio quella di garantire sicurezza a chi ha deciso di deporre in aula.

Ecco perché la fuga di notizie delle settimane scorse rischia di mettere seriamente a repentaglio il futuro stesso della corte: se l'istituzione non è in grado di proteggere dati e testimoni, molti testi potrebbero fare un passo indietro ancor prima che i procedimenti giudiziari entrino nel vivo.

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