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Tornano in Romania le proteste contro la fratturazione idraulica, utilizzata per l'estrazione del gas di scisto. Stavolta a ribellarsi contro la Chevron è il villaggio di Pungesti, nel nord est del paese. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [10 dicembre 2013]

 

Da una parte il gigante petrolifero Chevron, dall'altra i 3500 abitanti di Pungesti, villaggio nel nord-est della Romania. La battaglia è iniziata lo scorso 14 ottobre, quando gli abitanti del paese, sono scesi in piazza per protestare contro le trivellazioni esplorative intraprese del gigante statunitense nell'area.

La Chevron cerca nella regione gas di scisto, intrappolato negli strati rocciosi del sottosuolo, utilizzando la discussa tecnologia della fratturazione idraulica, che prevede l’utilizzo di potenti getti di acqua calda mista a composti chimici. Secondo i critici, la fratturazione è pericolosa e rischia seriamente di inquinare le falde acquifere.

Lo scontro si è fatto duro sabato 7 dicembre, quando alcune centinaia di persone sono riuscite ad entrare nel sito delle trivellazioni dopo aver abbattuto le recinzioni. Un'azione che ha portato allo stop momentaneo dei lavori e all'arresto di alcune decine di persone. Domenica però la Chevron ha ripreso le proprie attività, dopo che la polizia rumena ha dichiarato l'intera zona “area di sicurezza speciale”. Le forze dell'ordine hanno piazzato check-point su tutte le strade che portano al sito, e l'accesso è stato impedito anche ai giornalisti.

Momenti di tensione erano stati registrati già la settimana scorsa, quando un accampamento improvvisato dei manifestanti di Pungesti nei pressi del sito Chevron, era stato sgomberato con la forza dalla polizia.

In Romania, fratturazione e gas di scisto continuano quindi a dividere. Alcune stime parlano di possibili 1,4 miliardi di metri cubi di gas disponibile, tanti da poter rispondere alla domanda interna per un secolo. Per gli scettici, però, come gli abitanti di Pungesti, il rischio ambientale è davvero un prezzo troppo alto da pagare.

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