Confine Kosovo - Macedonia

Alla decisione di Skopje di imporre una tassa di ingresso ai cittadini kosovari che varcano il proprio confine a partire da domenica 8 settembre, Pristina ha risposto un giorno più tardi bloccando l'ingresso di tutte le merci provenienti dalla Macedonia. Un'escalation gravida di rischi. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [9 settembre 2013]

 

E' ormai aperto scontro economico tra Macedonia e Kosovo. Le scaramucce commerciali tra i due paesi, che si trascinano da alcuni anni, si sono trasformate negli ultimi giorni in una vera e propria rissa doganale, che può avere conseguenze pesanti per entrambe le parti.

In quella che si è rivelata una vera escalation, il governo kosovaro ha votato domenica il blocco a tutte le importazioni provenienti dalla Macedonia, misura presa in ritorsione alla decisione di Skopje di imporre una tassa di ingresso per i kosovari che varcano il confine macedone.

La complessa questione ha avuto inizio tre anni fa, quando la Macedonia, nel quadro di misure protezionistiche, ha imposto limitazioni all'importazione di grano e farina dal Kosovo. Pristina, a sua volta, ha risposto col blocco ai prodotti caseari provenienti dalla Macedonia.

Lo scontro ha portato ad un forte deterioramento delle relazioni bilaterali, e potrebbe portare a conseguenze pesanti per entrambe le parti. Nonostante gli evidenti pericoli, però, i due governi sembrano oggi molto lontani da un possibile accordo.

Le compagnie macedoni rischiano di perdere uno dei pochi mercati in cui sono protagoniste: l'anno scorso infatti la Macedonia ha esportato in Kosovo prodotti per 392 milioni di dollari. Ora, con l'embargo deciso da Pristina, le perdite potrebbero toccare il milione di dollari al giorno.

Per i cittadini del Kosovo, d'altra parte, la Macedonia rappresenta la principale porta d'uscita verso l'esterno, e uno dei pochi paesi che non richiede loro visti d'ingresso. La tassa ora introdotta dalla Macedonia, due euro a persona e cinque euro per automobile, rischia di ridurre ulteriormente le già limitatissime possibilità di movimento dei kosovari.

Una prospettiva spiacevole quanto reale, come dimostrano le lunghe code formatesi in questi giorni al confine kosovaro-macedone.

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