Il nuovo governo macedone guidato da Zoran Zaev, tenta di rilanciare la propria integrazione euro-atlantica, in stallo per lo scontro con la Grecia sulla questione del nome. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [14 giugno 2017]
Dopo anni di stallo, la Macedonia tenta di rilanciare il suo percorso di integrazione nell'Unione europea e nella Nato, bloccata da anni da Atene che contesta all'ex repubblica jugoslava il suo nome costituzionale.
A dare nuove speranze alla possibile soluzione della diatriba è il nuovo governo a guida socialdemocratica di Zoran Zaev, entrato in carica da alcune settimane dopo anni una lunghissima crisi istituzionale, figlia dello scontro frontale tra lo stesso Zaev e l'ex premier di centro-destra Nikola Gruevski, al potere per un decennio.
Il nuovo esecutivo gioca le proprie carte in un clima di rinnovato interesse di Ue e Nato alla stabilizzazione dei Balcani, oggetto negli ultimi anni di un rinnovato attivismo da parte della Russia di Putin. Lunedì scorso Zaev, nella sua prima visita a Bruxelles, ha ribadito l'intenzione di Skopje di cercare un compromesso per sbrogliare la complicata partita e giungere presto ad un accordo.
Il nuovo ministro degli Esteri macedone, Nikola Dimitrov, è atteso domani in Grecia, con la missione di ottenere segnali incoraggianti di possibili aperture da parte del governo del premier greco Alexis Tsipras.
La Grecia rifiuta da sempre il nome “Macedonia” come potenziale rivendicazione territoriale verso la sua regione settentrionale che porta lo stesso nome, ed accusa Skopje di appropriazione indebita di simboli ed eredità storica che considera suo appannaggio esclusivo.
Su queste basi Atene ha bloccato l'ingresso della Macedonia nell'Ue, nonostante Skopje abbia ottenuto lo status di candidato ufficiale fin dal 2005, per poi boicottare il suo ingresso nella Nato nel 2008.
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