Macedonia - Pixabay

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Rimandate le elezioni anticipate in Macedonia, che dovevano tenersi il prossimo 5 giugno. Alla contesa partecipava solo la VMRO, tutte le altre formazioni avevano optato per il boicottaggio. Francesco Martino (OBC) per il GR di Radio Capodistria [20 maggio 2016]

E' servito il giudizio della Corte costituzionale macedone per fermare una campagna elettorale a cui ormai non credeva più nessuno, né a Skopje né sulla scena internazionale.

Secondo i giudici, non è chiaro se lo scioglimento del parlamento – avvenuto lo scorso aprile in vista delle consultazioni anticipate fissate per il 5 giugno – è in accordo con la Costituzione. Sulla base del giudizio, la stessa assemblea nazionale si è riunita ieri d'urgenza decretando il rinvio delle elezioni, senza però fissare una nuova data.

La tenuta delle elezioni era già in forte dubbio dopo il boicottaggio delle urne deciso da tutti i partiti d'opposizione, che denunciano mancate riforme necessarie ad un voto democratico e libero. In lizza era rimasta solo la VMRO, il partito di maggioranza dell'ex premier Nikola Gruevski, ma Unione europea e Stati Uniti avevano invitato esplicitamente lo stesso Gruevski a desistere.

Le elezioni anticipate dovrebbero traghettare la Macedonia fuori dalla profonda crisi politica iniziata a nel 2015, da quando, cioè, l'opposizione ha portato alla luce intercettazioni che accusavano il governo di spiare illegalmente almeno 20mila cittadini macedoni.

Per sanare lo scontro è intervenuta la comunità interazionale: faticosi negoziati hanno portato agli accordi di Przino dell'estate 2015, che prevedevano le dimissioni di Gruevski e, appunto, elezioni anticipate.

Per andare al voto, l'opposizione chiedeva però pluralismo nel sistema mediatico e una revisione delle liste elettorali, riforme rimaste largamente inattuate.

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