Bandiera macedone - Pixabay

Bandiera macedone - Pixabay

Forti polemiche in Macedonia dopo l'approvazione di una legge che rende l'albanese la seconda lingua ufficiale del paese. Nazionalisti, accademici e opposizione politica chiedono ora il veto del presidente Gjorge Ivanov. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [12 gennaio 2018]

E' spaccata la Macedonia dopo l'approvazione di una legge, passata ieri nel parlamento di Skopje, che rende l'albanese seconda lingua ufficiale su tutto il territorio nazionale. Il provvedimento, passato con 69 voti su 120, ma in un'aula boicottata dall'opposizione di centro-destra, prevede che i cittadini di lingua albanese, che rappresentano circa il 25% della popolazione, possano da ora utilizzare la propria lingua madre in tutte le comunicazioni con le istituzioni di governo e di giustizia.

Fino ad oggi, la possibilità di utilizzare l'albanese come lingua ufficiale era limitata alle municipalità in cui la minoranza albanese rappresenta almeno il 20% dei residenti. Con quest'atto il premier socialdemocratico Zoran Zaev rende realtà uno degli impegni presi nei mesi scorsi con il proprio partner di governo, il partito albanese dell'Unione democratica per l'Integrazione.

La questione linguistica è da sempre un elemento estremamente delicato in Macedonia, dove nel 2001 le componenti etniche macedone e albanese diedero vita ad un breve ma sanguinoso scontro, chiuso grazie all'intervento internazionale e alla firma degli Accordi di Ohrid.

L'approvazione della nuova legge ha scatenato le proteste dell'opposizione di centro-destra e di larghi settori della società macedone. Oggi membri prominenti dell'Accademia delle Scienze di Skopje hanno inviato una lettera aperta al presidente Gjorge Ivanov, chiedendo che il capo dello Stato blocchi il provvedimento col potere di veto, dopo aver definito la decisione del parlamento come “incostituzionale” e “pericolosa per l'unità del paese”. 

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