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Resta alta la tensione nel Mediterraneo orientale, dove Grecia e Turchia sono da mesi ai ferri corti sullo sfruttamento delle risorse energetiche sottomarine. L'Ue minaccia sanzioni ad Ankara se non si arriva ad una soluzione di compromesso. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [29 agosto 2020]

Nuove pesanti sanzioni nei confronti della Turchia se la tensione nel Mediterraneo orientale non si smorza: questa la minaccia che l'Ue ha lanciato ieri ad Ankara per bocca del capo della diplomazia europea, lo spagnolo Josep Borrell.

“L'Unione”, ha dichiarato Borrell a Berlino dopo l'incontro dei ministri degli esteri Ue, “spinge perché prevalga il dialogo”. Allo stesso tempo però Bruxelles prende esplicitamente le parti della Grecia, stato membro, nella disputa che negli ultimi mesi vede di fronte Atene ed Ankara sullo sfruttamento delle risorse energetiche nell'area.

Negli ultimi anni esplorazioni e sondaggi hanno rivelato ingenti riserve di idrocarburi nel Mediterraneo orientale: Grecia e Turchia, vicini dalle relazioni tradizionalmente complicate, nonostante facciano entrambe parte dell'Alleanza atlantica, si battono ora per accaparrarsene lo sfruttamento e negli ultimi mesi la tensione è salita al punto da far temere un conflitto armato tra i due contendenti.

A riaccendere la contesa è stato un accordo sottoscritto l'anno scorso dalla Turchia con la Libia, che accorda ad Ankara l'accesso ad aree marittime rivendicata anche da Atene. In risposta, la Grecia ha firmato recentemente un'intesa simile con l'Egitto, con l'obiettivo di rafforzare le proprie posizioni nella regione.

E mentre si cerca un compromesso tra le parti, entrambi i contendenti mostrano i muscoli, con esercitazioni navali nelle aree contese che coinvolgono anche altri paesi membri della Nato, in uno scenario che resta volatile e non privo di rischi.

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