Con le temperature in drastico aumento, la Siberia russa è anche quest'anno preda di incendi di vaste dimensioni, che rischiano di avere ricadute pesanti su equilibri ecologici e cambiamenti climatici a livello globale. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [20 luglio 2021]
Centinaia di migliaia di ettari di foresta andati in fumo: anche quest'anno la Siberia russa è avvolta da imponenti incendi che la stanno mettendo in ginocchio. La regione più colpita è la repubblica di Jacuzia, in Siberia orientale, ormai in stato di allarme da settimane.
Nei giorni scorsi il governo centrale ha inviato sul posto migliaia di pompieri ed un numero imprecisato di aerei antincendio per tentare di limitare i danni provocati dalle fiamme sul fragile ecosistema siberiano. Domenica scorsa anche l'aeroporto di Yakutsk, capitale della repubblica, è stato temporaneamente chiuso a causa del denso fumo causato dai roghi.
La Russia viene investita sempre più di frequente da vere e proprie ondate di caldo, che creano le condizioni ideali per gli incendi: lo scorso giugno è stato il più torrido registrato dalla capitale Mosca negli ultimi 120 anni, mentre Yakutsk ha toccato inusuali temperature ben oltre i 30 gradi.
Negli ultimi anni, col significativo aumento delle temperature estive, gli incendi di vaste dimensioni sono diventati sempre più frequenti in Siberia, e molti climatologi sono sempre più preoccupati sulle possibili ricadute del fenomeno sul clima.
Oltre a bruciare la vegetazione, col calore sviluppato dagli incendi le fiamme liberano infatti enormi quantità di anidride carbonica intrappolate nel permafrost, il terreno perennemente congelato caratteristico delle regioni sub-artiche: un fenomeno che rischia di accelerare ed approfondire i cambiamenti climatici a livello globale.
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