Scoperti resti umani nel villaggio di Rudnica, in Serbia centrale. Secondo la Procura di Belgrado per i crimini di guerra, qui potrebbero trovarsi corpi di 250 albanesi del Kosovo, uccisi nel 1999. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [18 dicembre 2013]
Sono quattro, fino ad ora, i corpi individuati nella cava di Rudnica, villaggio serbo pochi chilometri dal confine con il Kosovo. Per trovarli sono bastati alcuni giorni di scavi, ordinati dalla Procura serba per i crimini di guerra, grazie alle indicazioni ricevute da Eulex, la missione di polizia europea in Kosovo.
Non è la prima volta che si scava a Rudnica: vari tentativi erano stati fatti a partire dal 2007, tutti senza risultato. Secondo il sostituto procuratore Bruno Vekarić, con tutta probabilità ci si trova di fronte ad una grande fossa comune, che potrebbe contenere 250 corpi. Per arrivare alla verità bisognerà scavare fino in fondo: il governo di Belgrado ha già stanziato i fondi necessari per proseguire nella ricerca.
In Serbia si riapre ancora una volta il doloroso capitolo delle fosse comuni. Rudnica potrebbe nascondere una parte di quei 1700 albanesi del Kosovo che ancora mancano all'appello: spariti durante le operazioni di repressione armata condotta dalle forze dell'allora regime di Slobodan Milošević durate il conflitto del 1999.
La procura di Belgrado, ritiene che la fossa comune sia stata scavata durante il ritiro delle forze serbe dal Kosovo nel giugno del '99 allo scopo di dissimulare i crimini di guerra commessi. A ordinare e gestire la tumulazione dei cadaveri sarebbero stati membri delle unità speciali della polizia serba.
Il nuovo clima di normalizzazione dei rapporti tra Kosovo e Serbia, che però continua a non riconoscere l'indipendenza dichiarata da Pristina nel 2008, ha certamente contribuito all'individuazione del sito di Rudnica. La questione degli scomparsi, sia serbi che albanesi, resta però la ferita aperta più dolorosa nei rapporti bilaterali tra Pristina e Belgrado.