Foto - Demokratska Stranka DS/flickr

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Bojan Pajtić è il nuovo leader del Partito democratico. La sua sfida: rilanciare il partito simbolo della lotta al regime di Milošević e della transizione democratica, oggi in crisi di identità e voti. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [3 giugno 2014]

Dopo i catastrofici risultati alle elezioni anticipate del 16 marzo, il Partito democratico tenta di ripartire con un nuovo leader e una nuova segreteria. A guidare i democratici sarà l'attuale presidente del governo della Vojvodina, il quarantaquattrenne Bojan Pajtić, che sostituisce l'ex sindaco di Belgrado Dragan Đilas.

Pajtić, che ha ricevuto 1460 voti contro i 1270 raccolti da Dijlas, ha davanti ha se un compito tutt'altro che facile. Il partito democratico è oggi l'ombra della formazione politica capace di essere protagonista degli ultimi 25 anni in Serbia, prima come opposizione al regime di Slobodan Milošević e poi - sotto la guida di Zoran Đinđić e Boris Tadić – come principale motore della transizione in Serbia.

Dopo gli anni di governo segnati da successi, ma anche da non poche delusioni e molte accuse di cattiva gestione della cosa pubblica, alle ultime elezioni, i democratici hanno subito una dolorosa spaccatura voluta proprio dall'ex presidente Tadić, per poi crollare ad un mero 6% dei voti.

Dopo la sua elezione Pajtić ha invitato il partito ad una profonda autocritica: “Siamo stati la più grande speranza della Serbia”, ha dichiarato Pajtić, “per diventare poi la più grande delusione”. Il nuovo leader ha poi rilanciato l'opposizione al governo di Aleksandar Vučić, che ha definito “incompetente”, “populista” e “demagogico”, attraverso la creazione di un governo ombra e affidandosi ad un ruolo più importante delle donne all'interno del partito.

Per molti analisti e commentatori, per i democratici Pajtić rappresenta l'ultima opportunità di rinascita. I prossimi mesi, diranno se il nuovo leader è in grado di raccogliere la sfida.  

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