Iniziato ieri a Bruxelles il primo incontro tra esperti della Commissione europea e rappresentanti serbi sul cosiddetto “screening”, fase preparatoria all'apertura dei capitoli negoziali del processo di integrazione europea. Per il governo di Belgrado, l'incontro apre una fase nuova nei rapporti con l'UE. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [26 settembre 2013]
Ufficialmente è solo un incontro tra tecnici, ma per Belgrado l'evento ha un profondo significato politico, nella prospettiva sempre più reale della futura adesione della Serbia all'Unione europea.
Ieri e oggi si incontrano a Bruxelles gli esperti della Commissione europea e di una delegazione serba guidata dal ministro della Giustizia Nikola Selaković e dal capo negoziatore dei rapporti con l'UE Tanja Miščević.
Obiettivo del colloquio è avviare il cosiddetto screening, procedura con cui la Commissione presenta ai paesi candidati l'acquis, cioé l'insieme delle norme, degli obblighi giuridici e degli obiettivi politici che accomunano i membri dell'UE. Come ormai prassi, si è cominciato da un capitolo “pesante”, il 23, cioé quello relativo a giustizia e diritti fondamentali.
La Commissione ha ricordato che il confronto iniziato ieri tra le parti è di carattere meramente tecnico e non politico. Per il premier serbo Ivica Dačić, però, l'inizio dello screening segna un passo molto importante verso l'apertura dei negoziati, che dovrebbe arrivare entro il prossimo gennaio. “E' un giorno molto importante. Si apre oggi la cornice negoziale della Serbia nel suo cammino europeo”, ha detto ieri Dačić. Posizione ribadita dalla Miščević: “Da oggi la Serbia non è più trattata da soggetto terzo, ma come futuro membro dell'UE”, ha detto la capo negoziatore serba.
Se l'ottimismo di Belgrado è evidente, resta però aperto il punto interrogativo della normalizzazione dei rapporti col Kosovo, condizione imprescindibile per l'UE per l'apertura dei negoziati. Il test sulla tenuta degli accordi raggiunti ad aprile tra Belgrado e Pristina saranno le elezioni locali in Kosovo del prossimo 3 novembre, a cui dovrebbe partecipare anche la popolazione serbo-kosovara. Come dimostra il raduno anti-elezioni tenuto ieri nella città divisa di Mitrovica, però, le resistenze sul campo restano ancora molto forti.
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