In occasione della seconda visita in poche settimane del ministro Matteo Piantedosi a Trieste, la rete RiVolti ai Balcani esprime forte preoccupazione per l’annunciata riattivazione dei cosiddetti “respingimenti informali” dei migranti in Slovenia. Pratiche già dichiarate illegittime dal Tribunale di Roma e che rappresentano una gravissima violazione dei diritti umani
Fonte: RiVolti ai Balcani
In occasione della seconda visita in poche settimane del ministro Matteo Piantedosi a Trieste, la rete RiVolti ai Balcani esprime forte preoccupazione per l’annunciata riattivazione delle riammissioni al confine italo-sloveno. Il ministro ha dichiarato a metà gennaio 2023, in occasione della prima visita dell’anno nel capoluogo, che “non mi risulta che siano mai state dichiarate illegali […]. Ci sono due ricorsi pendenti e una sentenza di primo grado che è stata completamente ribaltata. È uno strumento non solo pienamente legittimo ma che riteniamo doveroso riattivare e rafforzare”.
Riteniamo queste affermazione molto grave. Come ha spiegato l’avvocata Caterina Bove di ASGI in occasione di una conferenza stampa organizzata dalla nostra rete sul tema, la sentenza di appello ha contestato la “legittimazione attiva del ricorrente” ma “in nessun modo, neanche tra le righe, ha inteso o sottinteso in svilire la ricostruzione giuridica e i profili di illegittimità enucleati dalla prima decisione e non lo ha fatto perché sono profili di illegittimità chiari e incontestabili”.
Queste operazioni fondano la propria base giuridica su un accordo, siglato con il governo sloveno nel 1996, che non è mai stato ratificato dal Parlamento, come previsto dall’articolo 80 della Costituzione e non può dunque derogare alle leggi vigenti interne. Il Tribunale, come risulta dalla sentenza del 2021, ricostruiva come le riammissioni violano così il diritto interno ed europeo sull’accesso alle procedure d’asilo. Ma non solo. Tali procedure violano anche tutte le garanzie e le procedure previste dal Regolamento Dublino “sull’attribuzione a uno Stato membro della responsabilità sull’esame di una determinata domanda di asilo e quindi sul trasferimento di una determinata persona verso quello Stato”, spiega sempre Bove.
Infine, un terzo profilo di illegittimità riguarda la mancata consegna agli interessati di alcun provvedimento scritto e senza alcuna informazione su ciò che stava accadendo loro. “Le persone di fatto attendevano inermi in una condizione di detenzione de facto, in caserma, per poi venire coattivamente fatte salire su un furgone e consegnate appunto alle autorità slovene”, sottolinea l’avvocata.
È ormai nota la tragicità dei respingimenti collettivi e a catena che hanno coinvolto centinaia di persone che nel giro di qualche ora (dall’Italia in Slovenia, e poi in Croazia), al massimo un giorno, si sono ritrovate nuovamente in Bosnia Erzegovina, al di fuori del territorio europeo. Anche sotto questo aspetto, secondo il Tribunale di Roma, le riammissioni violano il principio di non respingimento, l’art 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e l’art. 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea , norme che impongono agli Stati di non respingere qualcuno verso un contesto dove rischi di essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Contesti di cui abbiamo parlato ampiamente nei diversi report pubblicati dalla rete su quanto accade lungo i confini della “rotta balcanica”.
Gli annunci di Piantedosi arrivano in concomitanza con l’uscita nelle sale di “Trieste è bella di notte ”, una pellicola a firma di Andrea Segre, Matteo Calore e Stefano Collizzolli. Il film, distribuito da ZaLab e realizzato anche con il supporto e la collaborazione di RiVolti ai Balcani, è stato presentato il 22 gennaio proprio al Trieste Film Festival e getta una luce sulle conseguenze delle riammissioni sulle vite di coloro che le hanno subite. Un film di denuncia e di grande attualità che andrà nelle sale cinematografiche in tutta Italia e anche all’estero. Il calendario è disponibile qui.