L'OSCE, il suo atteggiamento di fronte al conflitto, il suo ruolo nella stabilizzazione della Bosnia Erzegovina e nella spinta alla democratizzazione. Una tesi di laurea. Riceviamo e volentieri publichiamo
di Davide Denti
La tesi intende dare un'immagine chiara dell'OSCE e del ruolo da essa acquisito nello spingere la Bosnia-Erzegovina nella direzione della democratizzazione e dell'integrazione europea.
Il primo capitolo, "Dalla CSCE all'OSCE", si occupa di fornire un inquadramento storico-politico all'OSCE, a partire dalla sua fondazione alla Conferenza di Helsinki nel 1975, fino alle attuali sfide fronteggiate dall'organizzazione.
Il secondo capitolo, "Organi e funzioni dell'OSCE", presenta un inquadramento giuridico del "fenomeno OSCE", inteso come organizzazione internazionale atipica. Ne vengono presi in considerazione lo status, gli organi politici e tecnico-amministrativi e gli strumenti giuridici a disposizione nelle tre dimensioni fondative dell'organizzazione - politico-militare, economico-ambientale, e umana.
Il terzo capitolo, "L'OSCE di fronte al conflitto jugoslavo" mostra l'evoluzione dell'atteggiamento dell'OSCE di fronte al conflitto. Se pur da una posizione internazionalmente più defilata, l'OSCE ha seguito gli eventi attivando gli strumenti giuridici a propria disposizione, in maniera autonoma o a supporto delle iniziative della CE e dell'ONU.
Il quarto capitolo, "Gli Accordi di Pace di Dayton e il ruolo dell'OSCE", introduce il ruolo assegnato dagli accordi di pace all'OSCE per il loro adempimento. A tal fine si descrivono le motivazioni sottostanti alla scelta dell'OSCE e lo stabilimento della Missione OSCE in Bosnia-Erzegovina. Viene inoltre inquadrato il peace-building OSCE nell'ambito della dottrina dell'internazionalismo liberale, di cui si rilevano positività e difetti.
Il quinto capitolo, "L'OSCE e l'attuazione degli Accordi di Dayton, 1995-2001", si occupa del le attività intraprese dall'OSCE nella prima fase di attuazione degli accordi di pace nei suoi campi di attività - democratizzazione, procedimento elettorale, diritti umani, mezzi di comunicazione, stabilizzazione regionale. Uno spazio particolare viene riservato alle elezioni del 1996 e alla scelta di autorizzarne lo svolgimento secondo il calendario inizialmente previsto, scelta ampiamente discussa e dalle notevoli conseguenze.
Il sesto capitolo, "Il ruolo dell'OSCE dal 2001: dall'assistenza all'osservazione", pone l'accento sul passaggio dell'OSCE dalla conduzione diretta di istituzioni e processi politici ad un ruolo più defilato di osservazione e assistenza agli organi istituzionali locali, nei diversi e rinnovati campi di attività dell'OSCE - democratizzazione, riforma della pubblica amministrazione, diritti umani, cooperazione per la sicurezza, istruzione.
Il settimo capitolo, "L'OSCE e il cammino di integrazione regionale ed europea della Bosnia-Erzegovina" si interroga sulla situazione attuale dello stato e sui possibili scenari relativi alla presenza internazionale in loco. Si sottolinea la persistenza della fragilità politico-istituzionale, messa recentemente in rilievo dalla crisi politica dell'autunno 2008, e le due prospettive future di ancoraggio: il cammino verso l'integrazione nell'Unione Europea, e la cooperazione regionale nei Balcani Occidentali, volta a favorire l'integrazione nell'UE e nella NATO degli stati della regione. A tal proposito si sviluppa una possibile prospettiva riguardo all'approccio paneuropeo, proprio dell'OSCE, alla cooperazione regionale.
Infine, nelle conclusioni, si rimarca il rapporto che lega strettamente l'OSCE alla Bosnia-Erzegovina. In tredici anni di lavoro sul campo, l'OSCE ha cambiato la Bosnia-Erzegovina, e nell'acquisizione di tanta esperienza si è modificata essa stessa come organizzazione internazionale. Rimane ancora del lavoro da fare, ma il cammino verso le future prospettive di integrazione politica ed economica europea e di integrazione militare euro-atlantica sembra ben segnato.