La situazione dei musulmani nei Balcani (in particolare in Bosnia e Albania, le due comunità più numerose) è singolare: esse sono le uniche popolazioni di fede islamica autoctone d'Europa. Una tesi di laurea
Di Valerio Perino
Nel mondo ci sono circa 1 miliardo e duecento milioni di fedeli musulmani (800 milioni in Asia, 255 in Africa, 15 in Europa, 6 nelle americhe e 300 mila in Oceania). Solo a seguito dei recenti eventi terroristici ci si è interessanti a questa religione, "riscoprendo" persone di una religione differente dal cristianesimo, che però vivono con noi da secoli.
La situazione dei musulmani nei Balcani (in particolare in Bosnia e Albania, le due comunità più numerose) è singolare: esse sono le uniche popolazioni di fede islamica autoctone d'Europa. I musulmani in Europa sono molto numerosi, ma si tratta in realtà di popolazioni immigrate o discendenti da migranti, mentre i convertiti sono pochi. Nei Balcani vivono invece gli unici europei di fede musulmana.
Gli studi approfonditi sull'Islam non sono molti, ed ancor meno quelli che affrontano il tema delle vicende balcaniche. Per questa ragione la storia di quei popoli viene, in molti casi, falsificata e - di conseguenza - l'immagine che di essi viene diffusa dai media risulta, quasi sempre, distorta.
Questi stati (la Bosnia in particolare, dal momento che l'Albania è una nazione praticamente atea) sono diventati oggetto di una campagna mediatica che li etichetta - in modo molto semplicistico - come serbatoio e rifugio di terroristi.
Le argomentazioni utilizzate per sostenere questa tesi mi sembrano però poco esaustive. Ritengo perciò utile provare a riflettere in modo più approfondito su una realtà, certamente complicata, ma anche estremamente interessante.
La scelta della Bosnia è dovuta alla sensazione che anche se ora le vicende balcaniche sono, in qualche modo, in secondo piano, torneranno inevitabilmente all'attenzione della cronaca: vuoi per l'inevitabile ingresso nell'Unione Europea, vuoi perché in queste terre abitano gli unici musulmani autoctoni d'Europa, ed essi potrebbero rappresentare un esempio (originale) di cultura islamica europea.
C'è infatti già chi pensa che un futuro attentato terroristico in Europa sarà compiuto per mano di persone bosniache di nascita o di passaporto, o comunque collegate con la Bosnia (il recente attentato a Londra lo dimostrerebbe, visto che pare che l'esplosivo provenisse dall'ex Jugoslavia). Inoltre sono molti i terroristi internazionali che nel recente passato hanno utilizzato passaporti bosniaci: lo stesso Osama Bin Laden ne avesse uno.
Gli studi seri e puntuali sull'Islam bosniaco non sono molti, mentre ce ne sono molti che hanno come oggetto solo la religione islamica o solo la storia della Bosnia; i testi disponibili possono fornire un grande contributo per la conoscenza delle problematiche che formano l'oggetto di questo lavoro. La difficoltà maggiore sta proprio nell'orientarsi tra la grande mole di dati a disposizione e farne una sintesi. E' poi da notare come in italiano non ci sia nulla di specifico sul tema. Le diverse opere storiche - che per lungo tempo costituiranno il "passaggio obbligato" per chi vorrà studiare le vicende dell'ex-Jugoslavia - non prestano inoltre molta attenzione all'elemento religioso, privilegiando quello socio-politico. Per questa ragione è necessario rivolgere l'attenzione altrove, principalmente in Francia e, ovviamente, nei paesi ex jugoslavi. In particolare è di grande utilità il lavoro di Xavier Bougarel e Alexandre Popović che fornisce molte risposte a che si interroga sulla questione dell'islam balcanico.
Infine occorre considerare che l'islam non è stato sufficientemente studiato sotto un profilo sociologico. Se le religioni tradizionali sono state esaminate sotto molteplici punti di vista, l'islam rappresenta una materia relativamente nuova per i sociologi. E' infatti innegabile come molti degli scritti "sociologici" esistenti siano, in realtà, delle opere di stampo storico (anche se di ottimo livello). In particolare, per quanto attiene all'islam in Bosnia, esistono pochi scritti di alto livello, ma purtroppo anch'essi non affrontano l'argomento dal punto di vista dell'analisi dei fatti sociali. L'obiettivo che si pone questo lavoro è dunque quello di collegare l'analisi di alcuni aspetti dell'attuale società bosniaca all'evoluzione della concezione religiosa, cercando di mantenere, per quanto possibile, l'interdisciplinarietà: evidenziando cioè tutti i collegamenti possibili fra le varie materie.
Alcuni degli scritti esistenti sono frutto di studi molto approfonditi. Ritengo, pertanto, che si possa pensare di aggiungere qualche piccolo contributo al grande lavoro già fatto solo a condizione di svolgere una attenta analisi " trasversale" dei diversi materiali disponibili.
Oggi si vuole far passare quel martoriato paese per un serbatoio di fondamentalisti, in cui ad ogni angolo si nasconderebbe un kamikaze pronto a farsi esplodere nell'odiata Europa, colpevole di non essere intervenuta prontamente nel conflitto contro l'invasore serbo. I servizi segreti riportano l'esistenza di campi d'addestramento sulle montagne, così come ogni tanto qualcuno rivela i piani di un presunto attentato al Papa preparati in qualche sperduto paese della Bosnia. Quanto di tutto ciò rientra tra le "montature" giornalistiche e quanto invece c'è di vero? Il rischio è di ingigantire il pericolo oppure di sottovalutarlo.
Il tentativo è dunque di capire se veramente si sta costituendo la famosa "dorsale verde" nei Balcani: quel fantomatico asse che dal Medio Oriente, attraverso la Turchia, gli stati musulmani e le minoranze dei paesi ex jugoslavi, porterebbe il "pericolo islamico" fin nel cuore dell'Europa. La domanda alla quale è infatti di vitale importanza rispondere è se sia proprio inevitabile identificare nei musulmani dei Balcani un potenziale fattore di rischio, oppure se sia (ancora) possibile trovare, in quei paesi, le condizioni per la costruzione di un "modello europeo" di integrazione inter religiosa.