Prijedor

Prijedor

Una relazione tra due territori, il Trentino e Prijedor, in Bosnia Erzegovina, iniziata quasi 15 anni fa. Che non può essere inquadrata nella categoria ormai stretta della cooperazione allo sviluppo tradizionale. Una tesi di laurea. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

19/04/2011 -  Chiara Milan

Esiste un tipo di cooperazione partecipata e orizzontale, in grado di valorizzare un territorio e rendere la sua popolazione protagonista del proprio sviluppo? È possibile farsi carico dei problemi di un territorio provato da anni di conflitto promuovendo uno scambio di conoscenze e buone pratiche?

La presente ricerca tenta di rispondere a queste domande analizzando la relazione di cooperazione tra due comunità: quella di Trento, in Italia, e quella di Prijedor, situata nella Republika Srpska di Bosnia Erzegovina.

Il rapporto di partenariato che lega queste due città e i suoi abitanti si basa sullo scambio di saperi e sul coinvolgimento dei soggetti locali di entrambe le parti. Tale cooperazione, fondata sui concetti di prossimità e reciprocità, si dice “comunitaria”. È perciò in grado di mobilitare e rendere partecipi non solo le istituzioni e gli enti locali, ma anche i cittadini delle comunità stesse, instaurando collaborazioni tra scuole, associazioni di categoria, musei e istituzioni culturali di entrambe le parti. Facilitatori della relazione tra le due comunità sono stati l’Associazione “Progetto Prijedor”, con sede a Trento, e l’Agenzia della Democrazia Locale di Prijedor, suo partner in loco.

Nella mia ricerca ho voluto approfondire in particolare la cooperazione in ambito rurale: vengono analizzati come casi di studio due progetti che si ponevano come scopo la ricostruzione del tessuto economico e sociale del territorio attraverso la valorizzazione del settore agricolo. In questo ambito, infatti, trova impiego la maggior parte dei profughi di guerra e dei rientrati di Prijedor. Ma nonostante l’agricoltura presenti molte potenzialità, risente della mancanza di adeguate politiche di sostegno. Con quest’analisi ho cercato di comprendere i cambiamenti prodotti dai progetti sui partecipanti e sulla realtà locale, le problematiche incontrate e gli obiettivi raggiunti, attraverso l’analisi, le interviste e le osservazioni derivanti dalla mia permanenza sul campo (ottobre – dicembre 2009).

Il primo capitolo descrive la metodologia utilizzata nella ricerca, mentre il secondo pone a confronto il quadro normativo a cui si riferisce la cooperazione decentrata (dalla quale trae origine l’approccio comunitario) e le modalità operative della cooperazione di comunità. Il terzo capitolo affronta il contesto storico di Prijedor e in particolare il periodo della guerra 1992-95, mentre il quarto illustra il quadro economico e sociale della municipalità, radicalmente mutato in seguito a fallimento delle grandi imprese industriali e al processo di privatizzazione seguito allo smembramento dell’ex Jugoslavia. Viene inoltre effettuata un’analisi generale della situazione del settore rurale e del mercato dei prodotti agricoli a Prijedor. Nei capitoli quinto e sesto vengono analizzati nello specifico i due casi di studio: il progetto “Giovani Agricoltori” e “Diventa Imprenditore”, realizzati a Prijedor con il supporto della comunità trentina. Entrambi avevano come scopo la creazione di microimprese agricole in grado di aumentare gli introiti economici dei partecipanti e allo stesso tempo recuperare coltivazioni andate perdute, come quella dei piccoli frutti.

Ciò che emerge da questa ricerca è che l’approccio comunitario alla cooperazione (di cui la relazione Trento – Prijedor è stata presa come modello) si configura come una valida modalità di intervento, in grado di creare cambiamenti duraturi e una rete di soggetti capaci di proseguire autonomamente il percorso di sviluppo. Non può però risolvere i problemi di tipo strutturale che affliggono un paese con un’economia in transizione come la Bosnia Erzegovina: il mercato bosniaco è deregolato e non protetto, presenta gravi carenze e complicazioni amministrative che difficilmente verranno risolte nel breve periodo. Per cui è il sistema generale a richiedere aggiustamenti.

In appendice si possono leggere alcune delle testimonianze rilasciate dai partecipanti ai progetti e da altri soggetti coinvolti.