La bandiera della Bosnia Erzegovina e dell'Unione europea (Alexandros Michailidis/Shutterstock)

La bandiera della Bosnia Erzegovina e dell'Unione europea (Alexandros Michailidis/Shutterstock)

Una tesi di laurea analizza il processo di integrazione europea della Bosnia Erzegovina dai conflitti degli anni '90 ai giorni nostri. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

17/12/2019 -  Letizia Storchi

Il tema dell’integrazione europea nei Balcani è da sempre stato oggetto di ricerca da parte degli studiosi, soprattutto se si confronta l’aspetto culturale ed identitario con quello più tipicamente “europeo” dei paesi dell’Europa Occidentale. Il contrasto risulta evidente se si pone l’attenzione sulle guerre Jugoslave degli anni ‘90 e in particolare sulle motivazioni sottostanti il conflitto in Bosnia Erzegovina: non la difesa da un nemico esterno, bensì la rivalità etnica derivata dall'uguale legittimità di residenza sul medesimo territorio.

Le analisi delle dinamiche storico-politiche degli ultimi 25-30 anni (e non solo) porta all’attenzione del lettore la presenza costante di tutta una serie di elementi distintivi di queste popolazioni, tra cui spiccano un forte legame con la propria comunità d’origine ed un profondo identitarismo etnico-religioso. Tuttavia, è importante notare come questi elementi caratterizzanti il trascorso dei paesi balcanici siano in realtà rintracciabili, in maniera più o meno esplicita, nella maggior parte degli Stati europei. Negli ultimi anni infatti, si è assistito dapprima ad una relativizzazione dei principi fondanti dell’UE e degli stati membri ad opera di alcuni partiti antagonisti e poi, al ritorno del nazionalismo come unico valore in grado di salvare l’identità del proprio paese.

Questa tesi analizza il processo di integrazione europea della Bosnia Erzegovina dall’origine storica della guerra ai giorni nostri (novembre 2019) tenendo presente non solo le problematiche socio-politiche connesse alla guerra, ma anche i tentativi di avanzamento economico e di adeguamento agli standard dell’UE in materia di rispetto dei diritti umani e delle minoranze.

In particolare si è cercato di rispondere a diversi quesiti: In primis, quali siano state le motivazioni storiche, politiche e culturali che hanno portato le tre principali comunità etniche bosniache a fronteggiarsi in una guerra senza precedenti e il perchè siano stati compiuti veri propri atti di sterminio nei confronti dei membri delle altre comunità.

In secondo luogo si è indagato come abbia reagito la Comunità Internazionale e l’UE di fronte a tali avvenimenti e quali misure siano state prese una volta conclusi gli Accordi di pace di Dayton.

Terzo, come i fondi strutturali per la ricostruzione siano stati predisposti dall’UE ed organizzati dalla leadership bosniaca, analizzando le richieste e gli sviluppi dei principali interventi e programmi di sostegno economico-finanziario.

Quarto, quali problematiche politiche e giuridiche sono sorte nel corso del tempo lungo il processo di integrazione europea e cosa implica la mancata applicazione delle riforme costituzionali, considerando anche le difficoltà nella comunicazione tra gli organi istituzionali dell’UE e dello stato bosniaco.

Quinto, l’evoluzione del ruolo e dei compiti attribuiti all’Alto Rappresentante e il mancato passaggio di consegne dall’Ufficio dell’Alto Rappresentante a quello del Rappresentante Speciale per la Bosnia Erzegovina.

Infine, è stato preso in esame il mutamento delle relazioni tra la Bosnia e il vicinato (Serbia e Croazia), soprattutto in seguito all’annessione di quest’ultima all’Unione europea nel 2013 e come siano cambiati nel corso degli anni i rapporti interni al paese (tra le due Entità).