Knin, una delle città più "giovani" dell'intera Croazia: il 42% della popolazione è costituito da giovani con meno di 30 anni. Ma una città tra le cui vie si respira ancora l'eredità della guerra. Come affronta la scuola in questo contesto difficile fatto di frustrazioni ed inedia il tema della multiculturalità?
Di Silvia Paciello
I segni evidenti della guerra, a Knin, sono ormai del tutto scomparsi, rimangono invece ancora profonde le incertezze, dal punto di vista economico e abitativo, e la lacerazione del tessuto sociale.
Uno degli effetti più pesanti della guerra in Croazia è stato proprio l'enorme numero di persone che sono state costrette a fuggire.
Centinaia di persone hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni e trovare rifugio nei Campi profughi o in altri Paesi, ritrovandosi costrette a vivere lontano dalle proprie case e dalla loro vita precedente.
Knin era la capitale dell'autoproclamata "Repubblica serba di Kraijna" finché, con l'operazione militare chiamata "Oluja" (5 agosto 1995), la maggior parte della popolazione di etnia serba è stata costretta a fuggire e la situazione si è modifica radicalmente. La composizione etnica di questa zona ne è risultata completamente stravolta.
Oggi la popolazione dell'area, che comprende Knin città e i paesi circostanti di Vrpolje, Potkonje, Golubic, Strmica e Plavno, è composta da circa 15.000 abitanti, il 76,45% croati, la maggioranza dei quali provenienti dalla Bosnia, e il 20,83% serbi.
Il problema delle case è ancora attuale, resta irrisolta la questione tra chi vorrebbe ottenere una sistemazione stabile e l'occasione di una vita migliore e coloro che per gli stessi motivi vorrebbero rientrare in possesso della propria casa.
A Knin il 42% della popolazione sono giovani con meno di 30 anni e il 30,5% sono ragazzi con meno di 19 anni; questo, unito ad un numero molto elevato di bambini, la rende una delle città più "giovani" della Croazia.
Solo il 20% dei ragazzi/e di età compresa tra i 19 e i 30 anni lavora regolarmente.
I problemi causati dalla difficile situazione economica, l'altissimo tasso di disoccupazione, la povertà di infrastrutture e l'assenza di mezzi finanziari non permettono di provvedere né di organizzare attività culturali ed educative.
Le ripercussioni più forti sono quindi sui bambini e sui ragazzi sia perché tali circostanze incidono nella loro formazione individuale sia perché essi si trovano ad interagire e ad essere accuditi da adulti a loro volta in grande difficoltà.
Tutto questo si combina con un grande senso di insicurezza, di passività e di carenza di spirito di iniziativa.
Mancano luoghi di incontro, non ci sono oratori e un solo Centro giovani risulta assolutamente insufficienti rispetto al numero dei ragazzi.
I bambini sono spesso lasciati a se stessi trascorrendo il tempo guardando la tv o in strada.
In Italia i genitori lavorano troppo e non danno abbastanza attenzione ai figli, a Knin i genitori non hanno un lavoro, trascorrono tutto il giorno a casa ma la loro preoccupazione e frustrazione è tale che non sono in grado di prendersi cura dei propri figli.
In relazione alla storia di questa zona e alla composizione etnica attuale è interessante approfondire come la scuola affronti la problematica della multiculturalità.
In particolare, vedere come la scuola dell'obbligo "programmi l'intercultura" che in quanto processo non spontaneo, necessita di essere voluto, programmato e sviluppato, affinché possa essere possibile una ricostruzione della fiducia tra le etnie.
Il Ministero dell'Istruzione e dello Sport, probabilmente spinto dall'interesse della Croazia ad entrare nella Comunità Europea, sta proponendo programmi per le minoranze, per dimostrare il rispetto dei diritti, progetti e laboratori sui diritti umani e l'educazione alla pace.
Spesso queste attività vengono realizzate in grandi città come Zagabria ma per il resto, in cittadine come Knin, ancora nessuno di questi progetti è partito.
Quello che avviene nelle singole realtà scolastiche dipende dalle scuole, dalla mentalità e sensibilità dei direttori didattici e probabilmente dal tipo di pressioni che ricevono dall'esterno.
Gli obiettivi politici finiscono infatti col ripercuotersi sugli obiettivi e i contenuti dell'istruzione.
Il sistema educativo in Ex Jugoslavia prevedeva l'insegnamento delle stesse materie in tutte le Repubbliche. Naturalmente, questo sistema scolastico comune è scomparso con il crollo della Jugoslavia e i programmi scolastici sono stati rivoluzionati.
I libri di testo enfatizzano la storia nazionale e nella letteratura autori delle altre etnie sono assenti. Anche l'insegnamento della lingua croata ha un ruolo forte nel promuovere il senso di identità nazionale.
L'approccio attuale riflette una comprensione piuttosto ristretta della multiculturalità, dove i diversi gruppi sono sostenuti nel perseguire i loro "particolari" interessi educazionali, mentre gli interessi "condivisi" sono trasmessi mediante il curriculum nazionale al quale tutti i gruppi devono ascrivere.
Il principio di pluralismo culturale è infatti riconosciuto nel sistema educativo croato principalmente in termini di provvedimenti per le minoranze nazionali.
Tale "multiculturalismo etnocentrico", in cui non avviene scambio di idee, valori e usanze tra i gruppi, è inadeguato rispetto alla necessità di rendere le diversità culturali strumento di coesione sociale.
Per quanto riguarda l'integrazione delle minoranze, soprattutto nelle zone di ritorno, come la Dalmazia settentrionale, è previsto un programma con una formazione addizionale a quella tradizionale, con l'incremento cioè dell'orario scolastico di cinque ore, durante le quali vengono insegnate, solo agli alunni appartenenti all'etnia serba, materie quali lingua e letteratura serba, così come storia, geografia, arte, musica.
Per contestualizzare questa specifica realtà scolastica il primo capitolo presenta una breve introduzione storica sulla Croazia e sulla regione di cui Knin era la capitale. Una panoramica cioè degli eventi che si sono svolti dalla dichiarazione d'indipendenza della Croazia fino all'operazione "Oluja" data in cui la situazione a Knin si modifica radicalmente, fino a raggiungere i tratti e le caratteristiche attuali.
Il secondo capitolo fa riferimento alla formazione dell'identità etnica, al passaggio di questo senso di appartenenza dall'individuo alla società e a come la lingua, per l'importanza che riveste nel sentimento d'identità, possa essere strumentalizzata.
Il terzo capitolo è interamente dedicato alla scuola, con particolare riferimento alla scuola dell'obbligo, sia attraverso una documentazione ufficiale sia, soprattutto, attraverso la testimonianza delle persone che più direttamente sono a contatto con essa: gli insegnanti, i direttori didattici, i genitori, gli ex alunni.
Segue nel quarto capitolo una breve panoramica della situazione extrascolastica: la famiglia, la musica e l'esempio di un progetto di animazione.