La seguente ricerca affronta il ruolo dell'Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (OSCE) e dell'Unione europea nella stabilizzazione post-conflittuale nei Balcani, riferendosi in particolare alla Macedonia. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Pamela Preschern
L'OSCE (ex Conferenza sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa) e l'Unione Europea sono contraddistinte da una comunanza di valori: sin dall'inizio esse hanno avuto il comune obiettivo di stabilire forme di cooperazione che evitassero conflitti nel Continente. Un "case study" importante per valutare l'impegno congiunto di OSCE e UE nella stabilizzazione post-conflittuale nei Balcani è la Repubblica di Macedonia.
Seppure sia stata prevenuta una guerra di ampiezza pari a quelle scoppiate in Bosnia e in Kosovo, il paese ha vissuto un breve conflitto di carattere interetnico che ha imposto l'esigenza di ripensare i rapporti tra la maggioranza slavo-macedone e la minoranza albanese. Alla tradizionale condizione di discriminazione avvertita dall'etnia albanese, si è aggiunto il legame etnico tra macedoni albanesi e kosovari, mai venuto meno sin dai tempi dell'indipendenza dell'Albania. Ciò pone il seguente interrogativo: quanto il conflitto in Kosovo influì sulla crisi macedone?
Gli scontri avvenuti tra le forze di sicurezza macedoni e i guerriglieri di etnia albanese sono stati sedati dopo 7 mesi di aspri combattimenti. A seguito di lunghi negoziati si è giunti all'Accordo firmato a Ohrid dai rappresentanti politici delle due etnie, ritenendo indispensabile assicurare la piena democrazia nel paese, la promozione dello sviluppo pacifico e armonioso della società civile ed il rispetto dell'identità etnica di tutti i cittadini.
Considerate le motivazioni etniche del conflitto, è stato necessario intervenire sui due settori nei quali il problema interetnico era più evidente: da una parte una formazione e una riforma delle forze di polizia, dall'altra un decentramento dei poteri, ossia un trasferimento di competenze dal livello centrale a quello locale. È proprio in questi due campi che l'OSCE e l'Unione Europea hanno avuto un ruolo decisivo nel sostegno alle riforme.
A seguito della richiesta fatta dal governo macedone di avviare una missione che potesse aiutare lo sviluppo di forze di polizia locali, l'azione dell'OSCE si è concentrata sulla formazione e sulla riforma della polizia. Ha organizzato programmi di addestramento e seguito quanto richiesto dall'Accordo circa l'arruolamento del personale appartenente alle minoranze. Grande innovazione è stata l'introduzione di un concetto mutuato dal mondo anglosassone, quello di community policing, che prevede l'interazione e la comunicazione tra comunità locali e polizia, al fine di risolvere i problemi in modo cooperativo.
L'Unione europea ha dimostrato il suo impegno nel settore ricorrendo sia a progetti di riforma di lungo periodo, sia a quelli di breve termine, quali la missione Proxima. L'obiettivo era sia quello di assistere le autorità macedoni nello sviluppo di nuove strategie di riforma che quello di indirizzare le attività di riforma esistenti. La cooperazione tra l'OSCE e l'Ue nei progetti a lungo termine non ha trovato particolari ostacoli, mentre quella tra l'OSCE e Proxima è stata più difficile per la sovrapposizione tra le attività delle due nei programmi di community policing.
Nell'ultima parte della tesi, l'attenzione si concentra sul decentramento dei poteri. La descrizione delle leggi approvate nei primi anni '90, rende evidente la forte azione di centralizzazione intrapresa dal governo macedone e permette di comprendere gli sviluppi successivi. In particolare la crisi del 2001 ha dimostrato l'importanza di un trasferimento di competenze a livello locale come misura di confidence-building e quindi di miglioramento delle relazioni interetniche: attraverso l'implementazione del decentramento le minoranze avrebbero potuto difendere i propri interessi e partecipare direttamente al processo decisionale. Fondamentali risultano le disposizioni contenute nell'Accordo di Ohrid che raccomandavano l'approvazione della legge sull'autogoverno locale, quella sulla riorganizzazione territoriale e quella sulla finanza locale, e che invitavano la Comunità internazionale ad assistere il Paese nel rafforzamento del governo locale.
L'OSCE si è occupata dei programmi di formazione, conducendo campagne di informazione destinate ai comuni cittadini con l'obiettivo di spiegare cosa significasse il decentramento dei poteri. Essa, inoltre, ha organizzato corsi specifici per le autorità locali, per fornire loro una preparazione adeguata a gestire quelle funzioni diventate di loro competenza a seguito del trasferimento al livello locale. Altra area in cui l'Organizzazione è stata presente è quella riguardante la promozione della partecipazione dei cittadini al processo decisionale. Infine ha svolto un'attività regolare di analisi del processo generale di decentramento attraverso alcuni sondaggi.
Anche l'Unione europea si è rivelata un attore centrale nel sostenere l'implementazione delle riforme. Riconoscendo l'importanza di competenze sempre più ampie a livello locale per la stabilizzazione e lo sviluppo democratico della Macedonia, la Commissione europea ha ribadito la necessità di continuare con l'implementazione del decentramento. L'Europa ha fornito assistenza finanziaria attraverso vari programmi comunitari, gestiti dall'Agenzia europea per la ricostruzione (EAR) che, inizialmente impiegata solamente per la ricostruzione, si è poi occupata di decentramento dei poteri, settore in cui le riforme erano urgenti.
In conclusione, nel valutare il rapporto tra OSCE ed Ue in Macedonia, vanno tenuti in considerazione i due processi che hanno influito sul loro rapporto: quello di sviluppo della gestione civile delle crisi e quello dell'allargamento europeo, entrambi importanti per definire il ruolo globale attualmente ricoperto dall'Ue. La presenza di un'unica base legale, rappresentata dall'Accordo di Ohrid, ha sicuramente favorito la complementarietà delle azioni tra i due attori; questi ultimi hanno organizzato corsi di addestramento e hanno cooperato nel fornire assistenza alle autorità del paese impegnate nella riforma delle forze di polizia e nel decentramento dei poteri.
E' evidente che proprio in questi settori in cui l'allineamento agli standard europei è requisito imprescindibile per l'ingresso in Europa, l'OSCE ha svolto e svolge tuttora un'azione di sostegno all'integrazione della Macedonia nelle strutture europee, pertanto la sua presenza è più che mai necessaria per accelerare quel processo.