Quale il ruolo e la presenza dell'UE in Bosnia Erzegovina? Se ne discute in questa relazione redatta in seguito ad un'esperienza di tirocinio presso la Rappresentanza permanente dell'Italia presso l'UE
Di Valerio Cendali Pignatelli
Questa relazione è il risultato del mio tirocinio trimestrale, da settembre a dicembre 2005, alla Rappresentanza permanente dell'Italia presso l'UE nel settore PESC/PESD. Lungo il cammino di questa esperienza ho potuto analizzare il "Ruolo e la Presenza dell'UE in Bosnia Erzegovina" attraverso lo studio dei documenti del Comitato politico di sicurezza e del Comitato Balcani occidentali, entrambi operanti all'interno del Consiglio UE. Questi documenti sono la mia bibliografia: non mancano ovviamente approfondimenti ed opinioni personali.
L'intento generale è descrivere gli avanzamenti compiuti dalla BiH nel processo di ricostruzione del sistema politico-economico. Non trascurando gli anni dell'immediato post-conflitto, la relazione pone particolare attenzione all'azione intrapresa in tale processo dall'Unione Europea, che ha inaugurato il suo impegno verso l'intera regione dei Balcani occidentali con il Summit di Zagabria del 2000.
Tale Summit ha conferito alla Commissione Europea competenze, strumenti e risorse al fine non solo di rilanciare l'economia di una regione confinante con il mercato unico europeo ma anche di consolidarne e potenziarne le istituzioni statali nella prospettiva di una futura adesione all'UE. Zagabria ed il successivo Summit di Salonicco del 2003 hanno dunque dato vita e rafforzato il Processo di stabilizzazione e associazione che ha inserito la Bosnia Erzegovina in un processo di riforme strutturali coronato lo scorso 21 dicembre dall'avvio dei negoziati per un Accordo di stabilizzazione e associazione, prima significativa tappa nel cammino d'integrazione europea. La dinamica stessa di tali negoziati, omnicomprensiva riguardo la portata del processo di riforma ma incrementale nella sua implementazione e che prevede sia una componente riformatrice, cui deve ottemperare la classe politica bosniaca, sia una componente assistenziale, di cui si fa carico la Commissione Europea, garantisce la sostenibilità di questo difficile cammino di riforma. L'adesione all'UE è infatti un risultato politico di importanza storica che può essere unicamente conseguito raggiungendo adeguati parametri in termini di democrazia e di economia solidale di mercato.
Il "Ruolo e la Presenza dell'UE" sono anche analizzati alla luce delle attività che essa conduce nell'ambito istituzionale di Secondo Pilastro, nella fattispecie le due missioni PESD, EUFOR di natura militare ed EUPM di natura civile. 6300 militari sono impegnati con EUFOR al fianco delle forze di sicurezza locali in materia di ordine pubblico interetnico, di collaborazione con il Tribunale Penale Internazionale per i crimini di guerra in Ex Jugoslavia e di lotta alla criminalità organizzata. La pervasività di quest'ultima è tale da costituire una minaccia ulteriore per il processo in atto di consolidamento delle istituzioni statali e per l'odierna ripresa economica.
Non sono assenti ramificazioni esterne delle attività criminali tali da intaccare la sicurezza della regione dei Balcani Occidentali e degli Stati europei con essa confinanti. Risulta dunque quanto mai opportuna l'assistenza tecnica in tema di riforma delle forze di polizia in modo tale da garantirne efficacia investigativa ed operativa, compito cui sono stati delegati i poliziotti di EUPM.
La conclusione si sofferma sulla necessità di superare l'asseto istituzionale costruito dagli Accordi di Pace di Dayton/Parigi. Le autorità bosniache devono infatti sottrarre poteri alle due Entità federate, la Federazione e la Republika Srpska a componente serba, a vantaggio del governo federale che detiene allo stato attuale limitati poteri di governance.
Tale ristrutturazione dell'organizzazione federale deve essere parte di un disegno complessivo di riforma dell'amministrazione statale la cui odierna disfunzionalità limita le prospettive di sviluppo socio-economico. Lungo questo cammino di riforma la Comunità internazionale dovrà fare un passo indietro: la figura istituzionale dell'Alto rappresentante delle Nazioni Unite ed i relativi poteri di intervento nella vita politica del paese trovavano una loro giustificazione nell'incapacità delle autorità bosniache di procedere nel processo di ricostruzione del sistema politico-economico.
Il recente avvio dei negoziati ASA è dimostrazione di come la Bosnia Erzegovina sia oggi pronta ad emanciparsi da questa tutela internazionale. Ed è assolutamente naturale che sia l'UE a riempire il vacuum lasciato dall'Ufficio dell'Alto rappresentante attraverso una coerente azione tra strumenti di Primo e Secondo Pilastro. I negoziati ASA, EUFOR, EUPM e la figura del Rappresentante speciale UE dovranno infatti essere adoperati come un efficace sistema di leve per far proseguire la Bosnia Erzegovina sulla strada indicata dai Summit di Zagabria e Salonicco. Solo in questo modo, con sforzi coerenti da entrambi le parti, la prospettiva di adesione all'UE diverrà una certezza per i cittadini bosniaci.