Dal portale del Bulgarian National Film Archive

Regista teatrale e cinematografico, attore, sceneggiatore, Plamen Maslarov è una delle figure più note del cinema bulgaro. La sua formazione e carriera, le trasformazioni dell'industria culturale dal periodo comunista a oggi, il lavoro alla direzione della Filmoteca nazionale bulgara

07/04/2008 -  Francesco Martino Sofia

Come è iniziato il suo rapporto con l'industria cinematografica?

E' iniziato quando ero bambino. Allora facevo l'aiutante, il garzone, durante le riprese dei film. Quando ho finito le scuole ho deciso di presentare domanda per entrare al VITIZ. Il momento del mio ingresso nell'accademia fu centrale nel successivo sviluppo della mia carriera. Ero stato infatti ammesso sia nella classe di recitazione che in quella di regia. Ed io decisi di dedicarmi alla regia. All'epoca qui in Bulgaria non esisteva ancora il corso di regia cinematografica, ma c'era regia teatrale. Io fu accettato proprio nella classe di regia teatrale, e mi sono diplomato nella classe di un grande regista teatrale e cinematografico, Hristo Hristov, che purtroppo è morto quest'anno. Dopo essermi diplomato ho lavorato per un po' nel campo teatrale, e poi sono andato per due anni a Parigi per specializzarmi in regia cinematografica. Erano gli anni '70, quando tornai dalla Francia diressi qui il mio primo film. Mi sono diviso tra il teatro e il cinema, e nel frattempo ho lavorato anche come attore, visto che molti colleghi all'epoca mi chiesero di recitare in loro film. Come regista ho diretto circa cinquanta documentari più una decina di opere per il grande schermo, e ho lavorato anche per opere televisive. Per un certo periodo, sono stato anche direttore del Teatro Nazionale Ivan Vazov. Da circa tre anni, poi, sono diventato direttore della Filmoteca Nazionale Bulgara.

Qual è stato secondo lei il periodo più significativo nella storia del cinema bulgaro?

Credo si tratti del periodo che va dalla fine degli anni '60 agli inizi degli anni '70, all'incirca a ridosso della Primavera di Praga e del maggio francese. In quel periodo, in modo naturale, chi lavorava nel cinema ha cercato un modo di essere partecipe a quanto accadeva. Ci sono alcuni film che assomigliano a quelli del periodo d'oro della cinematografia cecoslovacca, altri che richiamano la Nouvelle vague francese. Credo che questo possa essere definito il momento più vero del nostro cinema.

Quale ruolo aveva l'industria cinematografica per il passato regime?

Credo che il regime si relazionasse alla produzione cinematografica secondo due linee distinte. Una era economica, legata alla produzione in senso stretto e alla distribuzione dei film. Tutto questo processo, dalla produzione alla proiezione in sala, era nelle mani dello stato, visto che allora non c'era alcun operatore privato. Si producevano quindi film "di stato" per cinema "di stato". In definitiva, si spostavano soldi da un posto all'altro, ma sempre all'interno dello stesso sistema. C'era poi una linea ideologica. Essa consisteva nella produzione, accanto ai film d'autore, dei cosiddetti "film su ordinazione". Si trattava di film che magnificavano anniversari, come i 1.300 anni dalla nascita della Bulgaria, oppure personalità del partito comunista, come Georgi Dimitrov o Todor Zhivkov. Tra l'altro alcuni di questi film non erano nemmeno brutti, si potevano guardare con un certo piacere.

C'era un qualche tipo di equilibrio tra i "film su ordinazione" e il resto della produzione?

Sì, sicuramente. Esisteva chiaramente un piano da parte del governo o del partito comunista, per cui in momenti particolari dovevano uscire specifici film. Per il resto c'erano invece momenti di maggiore libertà, in cui gli autori potevano lavorare a soggetti diversi. Per i film "ordinati" dal governo oppure dal partito, i fondi a disposizione erano senz'altro maggiori, mentre per gli altri le somme a disposizione erano più limitate. Questo non significa però che chi aveva meno fondi non riuscisse a realizzare buoni prodotti, pur facendo maggiore attenzione al budget.

Ma quali erano i temi su cui più insisteva il potere? Quali cose dovevano essere mostrate?

I temi sono gli stessi che vengono trattati oggi. Un obiettivo era mostrare quanto i bulgari sono grandi, eroici, antichi ecc. Quando vogliono sentirsi molto antichi, i bulgari sostengono di venire dai traci, quando vogliono sentirsi eroici, invece, dicono di venire dai proto-bulgari, ma quando le cose vanno male, si ricordano sempre di bussare alla porta dei russi. Quindi uno dei temi era proprio quella di esaltare temi di carattere storico. L'altro tipo di temi era invece legato al partito, alle sue personalità. Per fare un esempio, si doveva raccontare di come Todor Zhivkov aveva salvato gli ebrei bulgari, cosa invece assolutamente non vera, e altre cose del genere. C'erano però anche autori che, all'interno della scuola di pensiero dell'"educazione socialista", lavoravano alla de-eroicizzazione delle figure storiche, in cui i personaggi di riferimento venivano sì esaltati, ma mai rappresentati come eroi assoluti, come persone di grandissime qualità ma anche con qualche difetto.

E adesso? Qual è il ruolo della cinematografia e dell'industria cinematografica nella Bulgaria di oggi?

Credo che al momento non abbia alcun ruolo. Oggi ogni autore, a seconda delle sue possibilità e capacità, propone delle idee a soggetti privati, oppure si organizza per produrre autonomamente e per ricevere fondi dallo stato. Credo che oggi la cinematografia non abbia un ruolo, e vorrei aggiungere che secondo me nemmeno dovrebbe averlo. L'arte non ha un ruolo, ma deve essere un mezzo di espressione, a prescindere dal fatto che altre persone ritengano la cosa buona o cattiva.

Ma la cinematografia bulgara, oggi, riesce a dare qualcosa alla società che le è intorno?

Sì. Da una parte fornisce divertimento, da un'altra risveglia la curiosità, da un'altra ancora dà visibilità mediatica a fenomeni che accadono nella società. In ogni caso questa azione della cinematografia oggi non ha riscontri perché i film bulgari, fatti tutti con budget limitati, non riescono ad attrarre più del 10% degli spettatori, voglio dire che i film fatti ora sono guardati da poche persone. Mi è difficile spiegare perché questo avviene, ma questo è un fatto.

Come venivano selezionati, prima del 1989, i progetti cinematografici che sarebbero poi stati realizzati?

C'erano speciali commissioni, proprio come adesso. Che tipo di persone fanno parte di queste commissioni è una questione a parte. All'epoca c'erano i cosiddetti collettivi, che raccoglievano critici, registi, operatori, a cui tu potevi sottomettere una tua sceneggiatura, e che decidevano se approvarla o meno. C'erano naturalmente discussioni e punti di vista diversi all'interno di queste commissioni... C'era un giudizio di valore ideologico insieme ad un giudizio di valore artistico. I miei colleghi, che allora facevano parte delle commissioni, tentavano di aggirare il giudizio ideologico, e di applicare soltanto categorie artistiche, anche se alla fine il giudizio ideologico veniva imposto in seconda battuta.

Ma qual era l'idea centrale con cui venivano realizzati i film? Propaganda, mezzo di educazione sociale ed ideologica del popolo?

Allora succedeva quello che succede anche oggi, le organizzazioni che detengono il potere vogliono fare propaganda alle proprie azioni di governo. Prendiamo ad esempio Berlusconi, non ha fatto per caso anche lui propaganda alla sua creatura politica? E' naturale che ogni uomo di potere desideri che l'arte sia al servizio delle proprie idee politiche. Tornando a tempi più lontani, anche i Medici sono stati in fondo dei grandi sponsor dell'arte.

Che mi può dire della censura?

La censura fa naturalmente parte delle cose, in ogni tempo, anche oggi. Qualche volta è più evidente, altre lavora in modo meno visibile.

Ma ci sono differenze sulle modalità con cui agiva la censura prima dell'89 rispetto a oggi?

La differenza principale è che oggi la censura è di tipo economico, mentre allora era soprattutto di tipo ideologico. Se parliamo del vecchio regime, posso dire che in Bulgaria non sono molti gli autori che hanno avuto conseguenze serie per il contenuto dei propri film, come forse è successo in altri paesi dell'ex-blocco sovietico. Poteva succedere che ti tagliassero una parte del film, per far sì che il pubblico non la vedesse. Ma anche oggi succede lo stesso, ancora si tagliano scene di carattere sessuale o religioso. La censura è una cosa positiva, visto che corregge alcune libertà che l'autore si prende, del modo in cui vede se stesso o le persone intorno a se. La censura c'è dappertutto, ed è normale che ci sia. Allora era più sviluppata sul piano ideologico, oggi lo è più su quello economico. Oggi, quando non vogliono che qualcosa raggiunga le sale, semplicemente non tirano fuori i soldi.

E l'autocensura?

Anche l'autocensura è un fenomeno caratteristico di tutte le epoche, tutti gli autori devono farci i conti se vogliono che le proprie opere raggiungano il pubblico. Se si ribellano, devono esser pronti a patirne le conseguenze.

Verso quali modelli ha guardato il cinema bulgaro nel corso degli anni?

Prima della seconda guerra mondiale il cinema bulgaro si è rivolto soprattutto al modello tedesco, e infatti i film di quell'epoca richiamano molto l'avanguardia tedesca e l'impressionismo che veniva da quel paese. Dopo la guerra l'influenza più forte diventa quella russa. Negli anni '60, forse anche grazie al fatto che diversi autori bulgari hanno studiato in alcuni paesi dell'ex blocco sovietico, lo sguardo si volge verso il cinema ungherese, cecoslovacco e soprattutto polacco. Di fatto però una cinematografia bulgara, definibile attraverso un suo stile, tratti suoi caratteristici, non è mai esistita. E in qualche modo non credo sia necessario che esista. Questo perché la Bulgaria non ha tratti davvero specifici. E' esistita una tendenza chiamata "cinema balcanico", che raccoglieva la cinematografia dei paesi della regione, Romania, Serbia, Grecia, che hanno fatto un tipo di cinema interessante, e forse si può parlare di una possibile analisi a livello regionale.

Quali cambiamenti ci sono stati nella sua carriera col cambio di regime nell'89?

La principale differenza è nelle possibilità. Prima di quello che lei chiama il cambio di regime c'erano maggiori possibilità. L'analisi sul perché allora le possibilità erano più ampie, se cioè questo fosse dovuto a ragioni ideologiche, economiche, non spetta a me.

Che cosa ha ereditato l'industria cinematografica presente da quella del passato?

Ha ereditato le modalità del racconto. C'è poi tutto l'aspetto tecnico, che però oggi è sicuramente più elaborato.

Dove si studiava la cinematografia?

Ai miei tempi si poteva studiare soltanto al VITIZ. Prima ancora non esisteva nemmeno questa possibilità. Si studiava in Russia, in Polonia, in Ungheria, in Cecoslovacchia.

Come avvenivano le selezioni?

Non so dirlo. Da una parte, nel mio caso, ha influito il fatto che ero stato a specializzarmi in Francia, dall'altra che i miei genitori lavoravano nell'apparato del partito, del potere.

Come erano le lezioni? Chi erano i vostri insegnanti?

Come in tutte le accademie c'erano insegnati di storia dell'arte, di drammaturgia, c'erano buoni insegnanti. Molti erano veri professionisti.

C'era qualche tipo di indottrinamento ideologico?

Naturalmente. Si studiava la storia del Partito comunista bulgaro, il marxismo-leninismo, il materialismo storico...

Qual era il sistema di commercializzazione e distribuzione dei film prima dell'89?

Il sistema allora era molto migliore. Non c'era bisogno di molta pubblicità, perché allora non c'erano tante alternative al cinema, un film in qualche modo si pubblicizzava da solo. E' come quando, al posto di cinquanta osterie ce ne sono soltanto cinque, è chiaro che andrai in una di queste cinque. Allora, poi, non c'erano molti film occidentali, americani.

Ma come si decideva quali film distribuire maggiormente?

C'erano delle commissioni che si riunivano e stabilivano il futuro di ogni film. Anche la distribuzione veniva decisa secondo questa modalità. C'erano film che venivano distribuiti in venti copie, altri in cento, altri ancora in due. Io credo che con queste vostre interviste tentate di portare il lettore a pensare che allora, oppure oggi, le cose siano state migliori o peggiori. Ma questo non ha senso. Dal punto di vista economico ecco qual è la principale differenza: allora il settore cinematografico era pubblico, dava soldi al centro di produzione che vendeva i propri prodotti alla distribuzione, la quale a sua volta forniva i film alle sale, che raccoglievano i proventi del botteghino. Nel complesso i soldi tornavano da dove erano venuti. Oggi invece c'è il sistema della cosiddetta economia di mercato, nella quale chi investe può guadagnare soldi, ma può anche perderli. Allora non c'erano film in perdita.

Oggi il "Kinocentar Boyana" lavora soprattutto per l'industria cinematografica globale, piuttosto che per quella locale. Quando e come è avvenuto questo cambiamento?

E' avvenuto attraverso la privatizzazione, l'ha comprato un imprenditore privato. Alcuni dicono che sia una cosa positiva, altri invece la pensano in modo diverso. A me è difficile dare un giudizio. Nel momento in cui un privato l'ha comprato, lo gestisce come meglio crede. Ci sono stati tagli del personale, ma credo che adesso il centro offra non meno opportunità di lavoro di quanto non facesse all'epoca lo stato. Oggi molte persone lavorano a Boyana, si capisce non tanto registi, sceneggiatori ecc., ma soprattutto personale di servizio, e sono pagati bene.

In generale la vita dei cineasti è più facile o difficile oggi?

Nel momento in cui una persona decide di dedicarsi al cinema non ci sono cose più facili o difficili. C'è solo il desiderio di realizzare qualcosa. In generale oggi credo che ci siano più possibilità di realizzare questo qualcosa, di realizzarsi. Mia figlia, ad esempio, lavora come scripter, e prende circa 700 leva alla settimana, quando lavora per produzioni straniere, mentre io, che vengo pagato dallo stato, prendo 700 leva al mese.

Quale futuro aspetta la cinematografia bulgara nei prossimi anni?

Lo stesso futuro che aspetto la stessa nazione bulgara. Non lo so, non ho la minima idea. Non so se, con l'ingresso nell'Unione Europea, la Bulgaria avrà opportunità, volontà e risorse a sufficienza per fare dei passi avanti in questo campo. D'altra parte non so qual è l'atteggiamento della stessa Ue nei confronti della Bulgaria, se sia realmente intenzionata a rendere questa prospettiva reale. Ho sempre detto che sto bene a casa mia, a prescindere dal fatto che questa si trovi in Europa oppure in Asia.