Nostra intervista a Itzhak Finzi, tra i maggiori attori del cinema bulgaro pre e post 1989. Il sistema cinematografico bulgaro, la censura, le trasformazioni indotte dalla transizione e uno sguardo sul futuro
Itzhak Finzi, classe 1933, è attore teatrale e cinematografico. Diplomato all'accademia VITIZ nel 1955, ha esordito nel cinema nel 1959, continuando ad alternare l'attività teatrale ai film. Tra i suoi ruoli più importanti, si ricordano soprattutto quelli sotto la guida del famoso regista Eduard Zahariev. Dopo l'89 ha recitato anche in molte produzioni internazionali realizzate in Bulgaria
Come comincia e come si sviluppa la sua carriera artistica?
Quella di diventare attore è stata una mia ambizione fin dagli anni della prima gioventù. Allora si andava al cinema con gli amici, e si guardava soltanto il cinema sovietico. Mio padre, poi, mi ha contagiato col suo amore per il teatro, l'opera, dove ci portava spesso, e qualche volta sospirava: "Eh, come vorrei che diventassi un attore famoso come questo o quello...".
All'epoca non esisteva un'accademia cinematografica, e quindi decisi di studiare per diventare attore di teatro all'accademia VITIZ. Ho studiato per quattro anni, mi sono diplomato nel 1955 e poi ho cominciato a lavorare come attore professionista. Mentre studiavo, alcuni miei colleghi iniziavano a girare i primi film bulgari. Io allora mi sono presentato ad alcuni provini, ma mi rifiutarono dicendo che non ero fotogenico. Ci rimasi molto male. Alla fine, però, dopo tre anni di lavoro nel teatro di Burgas, venni invitato a lavorare nel film "Zvezdi" (Stelle) del regista tedesco Konrad Wolf, nel 1959. Era un film in cui si parlava di ebrei, e siccome sono ebreo fui scelto per fare una piccola parte. Il film raccontava la storia di una deportata ebrea da Salonicco che si innamorava, ricambiata, di un ufficiale tedesco. Io in realtà restavo in scena per non più di un minuto, ma fu comunque la mia prima parte nel cinema. Dopo ci fu una lunga pausa.
Nel 1967 feci il mio secondo film, questa volta in una parte ben più impegnativa, nel film "Moreto", (Il mare) di Petar Donev. Nella mia carriera ho girato più di 60 film. Credo che quelli più significativi siano film come "Prebroyavane na divite zaytzi" (Il conteggio dei conigli selvatici) del 1973, "Vilna zona" (Zona di villeggiatura), del 1975, "Elegiya" (Elegia) del 1982, del grande regista Eduard Zahariev, ma anche film come "Kraya na pesenta" (La fine della canzone) del 1971, di Milen Nikolv, "Shturetz v uhoto" (Il grillo nell'orecchio) del 1976 di Georgi Stoyanov o "Nashyat Shoshkanini" (Il nostro Shoshkanini) del 1982, di Georgi Stoev.
Ancora oggi continuo a lavorare, l'ultimo film che ho girato si intitola "Malki razgovori" (Piccoli dialoghi) del regista Vlado Kraev. In tempi recenti ho recitato anche nei film "Letete s Rosinant" (Volate con Rosinant), ancora di Georgi Stoev e in "Pazachat na Martvite" (La guardia dei morti), di Iliyan Simeonov.
Quali sono stati i riflessi più importanti nella sua carriera di attore dei cambiamenti politici avvenuti in Bulgaria a partire dal 1989?
Innanzitutto a partire dall'89 ho lavorato molto meno rispetto a prima. Il motivo è semplice, da allora si girano molti meno film e le possibilità di lavorare sono nettamente più basse. Prima dell'89 l'industria cinematografica era molto svluppata e si facevano almeno venti lungometraggi l'anno, per non parlare dei film per la televisione. Con l'89 tutto il vecchio sistema è stato spazzato via bruscamente, e i registi che lavoravano negli studi statali sono stati licenziati. Forse l'unica struttura che è rimasta in piedi è l'Unione dei Cineasti. Hanno iniziato a girare non più di due o tre film l'anno, orientandosi soprattutto verso i fondi stranieri per reperire soldi a sufficienza per girare, in modo particolare dalla Francia e dalla Germania.
Come attore, la mancanza di risorse ha inciso senza dubbio sulla mia vita professionale. Avere pellicola in quantità limitate significa che si ha la possibilità di fare uno o due "ciak" al massimo, e questo limita la ricerca di una recitazione ottimale, perchè non ti permette di ripetere se non sei perfettamente soddisfatto del risultato. In realtà questo problema era presente anche prima dell'89: in generale la proporzione metri girati-metri buoni era di 3 a 1, talvolta di 4 a 1, per arrivare, nel caso di recitazione con bambini o animali ad un massimo di 5 a 1. Anche allora i registi dovevano usare tutto il loro mestiere per far fronte alle ristrettezze di mezzi. Oggi però questa situazione è diventata ancora più diffile. Le nostre produzioni non hanno nulla in comune con quelle occidentali, dove la pellicola non rappresenta minimamente un problema.
Dopo l'89 ha lavorato anche a produzioni internazionali?
Sì, negli ultimi anni ho preso parte a non poche poche produzioni americane, italiane, francesi, tedesche. Ho fatto anche action movies, per soldi, ma non li considero veri film. Da parecchi anni infatti si girano in Bulgaria film di questo tipo, e più se ne fanno più gli onorari calano. Le produzioni straniere, infatti, hanno scoperto che da noi ci sono buoni attori, ma che non è necessario pagarli bene come succede con i nostri colleghi occidentali. Siamo manodopera a basso costo, niente di più, niente di meno. Spesso capita di dover recitare per cento dollari al giorno. Io una volta, per una produzione americana, mi sono rifiutato di recitare per meno di trecento, e alla fine hanno dovuto darmeli, perchè il regista mi voleva, ma in seguito non mi hanno più cercato.
Per alcuni attori le produzioni straniere hanno significato molto lavoro. In generale, però, direi che la qualità della recitazione in Bulgaria sia molto calata negli ultimi anni. Si fa tutto in fretta, con poche ripetizioni e con poche aspettative. Gli attori, per bisogno di denaro, prendono parte ai progetti più disparati e diventano vittime della routine, si aggrappano ai cliché. C'è qualche film in cui si tenta la strada di una qualche ricerca artistica, ma spesso questa è solo superficiale, con una pretesa di novità che però non va quasi mai a fondo.
Oltre al cinema russo, quali altre scuole cinematografiche hanno influenzato il cinema bulgaro?
Personalmente sono stato molto colpito dal cinema neorealista italiano, nel dopoguerra, e ho a lungo cercato di raggiungere anche io quello stile di recitazione, uno stile fatto di ricerca del vero, di semplicità, di mancanza di pathos. Sono convinto che il neorealismo abbia avuto un forte impatto sia sul cinema che sul teatro in Bulgaria. C'è stato poi un periodo in cui abbiamo guardato con grande interesse al cinema francese. Ricordo poi che mi fece molto impressione un ciclo di film italiani dal contenuto fortemente politico e sociale, in cui l'attore Gian Maria Volontè ha recitato molti ruoli impegnati. Del cinema italiano, naturalmente, si guardavano anche i grandi autori diventati classici, come Antonioni e Fellini. Se parliamo dei paesi dell'ex blocco orientale, un posto particolare viene rivestito dalla cinematografia ceca o cecoslovacca, soprattutto la "nouvelle vague" che fu particolarmente feconda fino ai fatti del 1968. Molti dei nostri registi, tra cui Zahariev e Nikolov, sono stati senza dubbio influenzati da quanto succedeva a Praga e dintorni. Anche il cinema documentario bulgaro è rimasto influenzato da quello ceco, che allora realizzava progetti davvero interessanti.
Lei ha avuto esperienze dirette con la censura di regime?
C'erano varie forme di censura. Ad esempio nel film "Elegiya", di Zahariev, furono tagliate parti in cui c'erano dei rapporti sessuali. C'era il direttore della cinematografia di allora, Pisarev, che entrava nelle sale di montaggio e provvedeva personalmente a tagliare le parti che non gli piacevano, e tagliò anche questa. In realtà si trattava di un personaggio molto complesso: soprattutto quando c'erano elementi di critica, più o meno velata, o una qualche forma di dubbio rispetto al regime, tentava, nel limite delle sue possibilità, di non fermare il film. Durante il suo periodo alla guida della cinematografia bulgara, non ci sono film che sono stati fermati ancora prima di uscire nelle sale, che sono stati censurati in toto. Piuttosto i film scomodi venivano proiettati in una sola sala, magari per appena una settimana, d'estate, e poi sparivano. Ufficialmente, però, i film non erano censurati, semplicemente venivano fatti sparire in fretta.
Non c'erano però punizioni dirette verso chi creava film scomodi, si veniva pagati regolarmente. L'unica forma di punizione vera è che per un periodo più o meno lungo ti si impediva di girare nuovi film. Porto un esempio. Io ho preso parte al primo film per il grande schermo fatto da Leon Daniel, conosciuto in Bulgaria soprattutto come regista teatrale. Il film è intitolato "Na chisto" (Tutto dall'inizio) e i suoi protagonisti sono personaggi che vengono dal proletariato povero e che vengono in modi diversi calpestati dallo Stato. Pisarev, senza dire nulla al regista, tagliò personalmente alcune parti in cui, secondo lui, la società non era mostrata sotto la luce giusta, in cui si mostrava una realtà problematica. Il film uscì, ma fu visto da pochissimi spettatori, Daniel si offese moltissimo per il trattamento che gli fu riservato, e quello fu il primo, ma anche l'ultimo film per il grande schermo che diresse.
In precedenza ci sono stati anche film che sono stati censurati e mai mostrati. Per rimanere tra i registi con cui ho lavorato, "Nebeto nad Veleka" (Il cielo sulla Veleka), di Eduard Zahariev, fu proibito e mai mostrato al pubblico. Il film però non venne nemmeno distrutto, e spesso gli stessi registi riuscivano a conservare una copia dei lavori che venivano proibiti. Zahariev aveva alcune copie di questo e di altri film che aveva sottratto agli studi, e che conservava a casa sua. Al tempo del regime di Zhivkov non c'erano repressioni violente contro chi la pensava in modo diverso, come ad esempio è accaduto in Unione Sovietica. Se non seguivi la linea del partito e del governo, ti si impediva di lavorare, e venivi isolato. Quando venivi additato come soggetto "scomodo", erano spesso i tuoi colleghi ad evitarti, per non incorrere in problemi.
Ma della censura poteva soffrire anche un attore, o soltanto i registi?
No, un attore non veniva toccato dalla censura, che si occupava soltanto dei registi. Un attore poteva subire eventualmente conseguenze nel caso in sui si fosse espresso pubblicamente a favore del regista, ma non mi ricordo di casi simili in Bulgaria.
Il regime comunista ha investito molte risorse nell'industria cinematografica. Qual era lo scopo che si prefiggeva?
Da una parte si spendevano soldi per creare film che potessero far fare bella figura al Paese all'estero, ad esempio nei festival internazionali. Il fatto che fuori dai confini qualcuno dicesse "Però, anche in Bulgaria si fa un buon cinema!", era ritenuta una cosa di grande importanza. Poi, naturalmente, c'era anche l'aspetto di propaganda, che si esplicitava innanzitutto nel fatto che non poteva esserci uno sguardo negativo o pessimista rispetto alla vita e ai fenomeni sociali. Sì, si potevano mostrare piccoli problemi, ma alla fine tutto doveva andare a posto, doveva trionfare l'happy end, perchè il messaggio che doveva passare era che la vita sotto il socialismo era bella. Chi andava controcorrente non era ben visto. Il film "Elegiya", di cui ho già ripetutamente parlato, non ebbe vita facile, perchè finisce con il suicidio di uno dei protagonisti che denuncia così la mancanza di ideali nella vita moderna, il decadimento dei costumi. Un altro film di Zahariev "Vilna zona", doveva originariamente finire con la morte del protagonista. La cosa però non fu permessa, e alla fine questo personaggio, seppur maltrattato, rimane vivo.
Il cinema contemporaneo bulgaro riesce a giocare un qualche ruolo nella società di oggi?
No, credo proprio di no. Tutti i soldi che si spendono oggi per fare un film bulgaro sono soldi buttati al vento, dei quali non si riesce a recuperare praticamente nulla. L'unica possibilità di una qualche riuscita è riuscire a vendere a qualche casa di distribuzione o televisione all'estero, ma questo succede molto raramente, o quasi mai. Nelle sale, in Bulgaria, è un miracolo se si riesce a vendere qualche migliaio di bilgietti, e questo è quanto. L'ultimo film di Georgi Stoev "Letete s Rosinant", credo abbia battuto tutti i record di pubblico per quanto riguarda i film bulgari prodotti negli ultimi anni, e si parla sempre e comunque di poche migliaia di spettatori. Il film tra l'altro è riuscito grazie ad una combinazione di elementi "balcanici", un buon montaggio, musiche di Bregovic e un tipo di comicità che si avvicina al gusto moderno.
Secondo lei, il cinema bulgaro rientra appieno nella categoria del cinema balcanico? Oppure ci sono elementi che concorrono a diversificarlo e a renderlo unico?
E' difficile rispondere a questa domanda. Ad esempio in Serbia possiamo parlare di caratteristiche molto forti e riconoscibili. Io non direi che qui in Bulgaria abbiamo delle caratteristiche altrettanto riconoscibili, se parliamo di stile cinematografico. Se guardi un film serbo puoi capire che si tratta proprio di un film serbo, dal modo di recitare, dall'atmosfera. Da noi direi che questo non succede.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Al momento non ho alcun progetto per il futuro, nè nel cinema nè in teatro. La cosa è dovuta sicuramente a una certa pigrizia che mi ha preso, una specie di apatia, forse dovuta anche all'età. Sono sicuro, però, che se dovessero offrirmi una buona sceneggiatura, non esiterei ad accettarla. Come l'ultima produzione internazionale in cui ho recitato, ad esempio. Si tratta di un film di un regista austriaco, tratto da un romanzo americano, in cui recito la parte di un vecchio ufficiale nazista dei paesi baltici, lituano o lettone, che si nasconde per trenta anni in una cantina perchè ha paura di essere riconosciuto, visto che ha ucciso migliaia di ebrei, e che alla fine decide di venire alla luce. Il film dovrebbe uscire tra qualche mese.