Le conseguenze dei bombardamenti della NATO con proiettili all'uranio impoverito si faranno sentire per parecchi anni. Lo affermano gli esperti di un centro clinico specializzato, nel sud della Serbia, che da qualche anno cerca di svolgere esami sulla popolazione locale. Ma i soldi per continuare nella loro attività scarseggiano

19/08/2005 -  Anonymous User

Jovana Subotic, Blic, 8 agosto 2005 (tit. orig. Posledice osiromasenog uranijuma tokom NATO bombardovanja)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

Irradiati, e poi dimenticati

Tre anni dopo che la NATO ha bombardato la Serbia, gli esperti dell'Istituto per la protezione radiologica "Dr Dragomir Karajovic" avevano trovato modificazioni genetiche e uranio nell'organismo della gente che vive sull'altipiano del Strpac, nei villaggi della Serbia del sud est e delle persone che hanno eseguito la decontaminazione della penisola di Lustica in Montenegro. Due anni dopo, nessuno sa cosa sia successo a quelle persone. Nessuno segue la situazione relativa alla loro salute, "Non sappiamo nemmeno se sono ancora vivi" - afferma a "Blic" il dottor Radomir Kovacevic, responsabile del Centro per la protezione dalle irradiazioni ioniche e non ioniche dell'Istituto "Dr Dragomir Karajovic".

Siccome le munizioni con l'uranio 238 erano portate dagli elicotteri "Apache" e dagli aerei A10A che hanno un raggio d'azione fino a 1.000 km, questi proiettili venivano gettati soltanto a sud del 44esimo parallelo (il monte Przar, Pljackovica).

"Abbiamo constatato che si tratta di 112 località, di cui 107 in Kosovo, sulle quali quindi non abbiamo alcun controllo. Quattro sono nella Serbia sud-orientale: Bratoslece, Reljan, Borovac e Pljackovica. In realtà si tratta di quattro campi radioattivi recintati solo con del filo spinato, e subito accanto si trovano le siepi e le proprietà dei contadini. Altri luoghi sul nostro territorio sono invece sicuri, nel senso che queste munizioni non sono state usate più a nord di Pljackovica. Però, quando il proiettile colpisce l'obiettivo, con l'incendio si creano delle molecole di aerosol contenenti le particelle di uranio che entrano nelle gocce d'umidità presenti nell'aria. Lì possono resistere molto a lungo, il vento le sposta ovunque. Non possono essere catturate, possono volare intorno all'intero pianeta e non si possono aspirare con nessun aspirapolvere. Una particella di questo tipo è sufficiente per cambiare una cellula sana in una maligna, ed una cellula maligna è in grado di innescare il processo che può portare alla morte. Anche la missione internazionale "Fokus" e UNEP hanno provato la presenza di tali particelle nell'aria sopra i villaggi della Serbia meridionale" - aggiunge Kovacevic.

Test a spese del centro clinico

Secondo quanto riportato dal medico per prima cosa, nel 2001, erano state svolte analisi su 15 persone che avevano eseguito la decontaminazione dell'isola di Lustica. Un anno dopo era stato coinvolto un secondo gruppo all'interno del quale vi erano anche persone che vivono nei villaggi di Bratoselce, Reljan, Borovac e Pljackovica. L'anno dopo ancora le analisi sono state svolte su 25 persone di Strpac.

"In tutte le persone esaminate abbiamo trovato in media da 0,03 a 0,23 milligrammi di uranio 238 su un litro di urine. In un quinto delle persone esaminate abbiamo trovato anche aberrazioni specifiche dei cromosomi, direttamente provocate dall'uranio. Nel 35 percento dei casi abbiamo riscontrato aberrazioni non specifiche, provocate dalla combinazione degli effetti, dunque non solo dall'uranio ma anche dalle sostanze chimiche presenti nel cibo, nell'ambiente naturale" - dice Kovacevic.

Tutti i test sunnominati sono stati condotti dal Centro clinico della Serbia a proprie spese. Da allora non è stato fatto più nulla. Non sono state eseguiti nemmeno gli esami di controllo su queste persone, continua Kovacevic.

"Adesso di nuovo a nostre spese andiamo a Lustica per testare la popolazione che vi abita. Cercheremo l'uranio 238 dentro il loro organismo. Analizziamo il materiale genetico, le urine, il sangue. La gente di là è molto interessata, ma noi faremo una selezione e sceglieremo quelli che potenzialmente sono più minacciati. Poi abbiamo intenzione di andare anche al sud della Serbia e di eseguire la stessa analisi sulla popolazione che abbiamo testato due anni fa, siccome abbiamo già le schede e dati evidenti su tutte queste persone" - annuncia Kovacevic.

Senza l'aiuto del Governo della Serbia

Il Governo della Serbia ha promesso, ma non ha ancora finanziato alcun progetto scientifico che segua le conseguenze dei bombardamenti e la salute della popolazione, aggiunge il nostro interlocutore.

"Nel 2003 abbiamo preparato il programma 'La prevenzione oncologica della popolazione del territorio contaminato con uranio', per la cui messa in pratica non sono necessari molti soldi, ma fino ad ora nessuno si è interessato a ciò. Il programma dovrebbe comprendere un gruppo di almeno 200 esaminati, mentre tre analisi principali di sangue e delle urine e un questionario potrebbero costare anche sotto i 10.000 dinari (120 euro circa, ndt.) per ogni persona esaminata. Il progetto è stato offerto al Ministero della salute che non ha ancora dato una risposta" - afferma Kovacevic. Nell'ambito del piano d'azione del Corpo di coordinamento per i comuni di Bujanovac, Presevo e Medvedja, approvato in seduta costitutiva di questo corpo il 29 giugno del 2005 a Bujanovac, si ha in progetto lo sviluppo del programma per un controllo continuo della salute della popolazione della Serbia meridionale, con l'intento di raccogliere le informazioni sui rischi del soggiorno sul territorio contaminato dall'uranio. Lo ha affermato il Ministro per la salute Tomica Milosavljevic. Nel periodo che va dal 2005 al 2015 si ha intenzione di esaminare regolarmente l'acqua e il cibo (cereali, latte, carne, frutta e verdura) delle località di Pljackovica, Borovac, Bratoselce e Reljan.

Alla conduzione di tale progetto parteciperà l'Istituto per la protezione della salute di Vranje, che sarà il responsabile principale del progetto, l'amministrazione autonoma locale e l'Istituto per la medicina del lavoro e della protezione radiologica.