Nel sud della Serbia la restrutturazione del sistema produttivo implica innanzitutto licenziamenti. Saranno sufficienti per stimolare una ripresa della produzione e maggiori investimenti?
Mancano i soldi per garantire la produzione e mancano nuovi investimenti. Questi saranno i due problemi principali che l'industria di Nis dovrà affrontare quest'anno. Per sanare questa situazione molti aspettano gli investimenti dall'estero e danno per scontati radicali e dolorosi tagli all'occupazione.Una delle maggiori industrie elettroniche di Nis ha già dato il "buon esempio", 6.000 dei 18.000 lavoratori sono stati licenziati.
Nel settore metalmeccanico presto ci si aspettano simili provvedimenti. I sindacati denunciano 3.000 nuovi licenziamenti. Un'industria del settore, la "Jastrebac", ha obbligato in questi giorni 600 propri dipendenti (metà del totale degli occupati) alle "ferie forzate", anticamera del licenziamento. In primavera saranno inevitabili, a detta dei sindacati, tensioni sociali.
Alcuni settori però si aspettano anche vantaggi da questo nuovo corso. Crescita legata ad esempio alla modernizzazione del sistema viario e delle ferrovie.
E non mancano alcuni casi di successo. Tra questi l'industria tessile "Nitex" che programma quest'anno di aumentare la propria produzione del 12%, aspettandosi un export attorno ai 3,5 milioni di euro. Anche l'industria del tabacco di Nis sta proseguendo con i suoi piani di modernizzazione. Sono infatti stati investiti in mezzi di produzione 10 milioni di euro il che permetterà di passare dalle 1000 tonnellate alle 12000 tonnellate di sigarette prodotte mensilmente. Altre imprese, quali ad esempio la "Vulkan", che produce gomma, guardano al futuro con tranquillità e si aspettano un aumento della produzione del 10% e dell'export del 15%.
Sarà un anno quindi di forti riequilibri (=licenziamenti) e incremento della crescita (almeno lo si dichiara e spera) (Narodne Novine, 30.01.02).