È uscito il rapporto 2006 sui diritti umani nel mondo di Amnesty International. Critica la situazione nei Balcani, ma non si salvano neanche i paesi occidentali, accusati di ipocrisia e doppi standard

26/05/2006 -  Anonymous User

di Gaia Baracetti

Il 23 maggio Amnesty International ha pubblicato il suo "Rapporto 2006: Lo stato dei diritti umani del mondo", con un resconto dettagliato per ognuno dei 150 paesi analizzati.

Per quanto riguarda i Balcani, nei paesi dell'ex-Jugoslavia si trascinano ancora questioni irrisolte dalle guerre degli anni '90. All'Albania Amnesty rimprovera soprattutto gli abusi delle forze dell'ordine e il traffico di donne e bambini, a Romania e Bulgaria il maltrattamento di rom e malati mentali.

In Slovenia, il problema principale è quello dei cosiddetti "cancellati": 18.305 persone rimosse nel 1992 dal registro di residenti permanenti. Tra queste persone, alla fine del 2005 un terzo non aveva ancora la cittadinanza o residenza permanente in Slovenia. Tra gli altri due terzi, molti non sono tuttora stati del tutto compensati, denuncia il rapporto. Discriminazioni anche nei confronti dei bambini rom in Slovenia, destinati a un'istruzione segregata o di serie B.

Per la Croazia, il rapporto elenca i processi in corso o appena conclusi, a livello sia internazionale che nazionale, per crimini compiuti durante le ultime guerre. Il problema principale in questo senso è il "pregiudizio etnico" che "continua ad influire sulle indagini e i processi portati avanti dalla magistratura croata"; e l'impunità di cui godono membri della polizia e dell'esercito croato responsabili di crimini di guerra.

Il rapporto denuncia anche la difficile situazione dei serbi di Croazia che hanno deciso di tornare: mancanza di alloggi, violenze e omicidi.

Infine, la Commissione delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione contro le donne ha espresso preoccupazioni per la violenza domestica e il traffico di donne in Croazia.

Nel capitolo sulla Bosnia-Erzegovina, si parla ancora di guerra. La Repubblica Srpska (RS) non ha adempiuto ai suoi obblighi, scegliendo di incoraggiare le "consegne volontarie" all'Aia dei sospetti criminali di guerra, invece di arrestarli.

I processi in corso nei tribunali della Bosnia-Erzegovina non soddisfano Amnesty International. Ci sono comunque stati dei progressi: è stata creata una Camera per i crimini di guerra nel Tribunale di stato della Bosnia-Erzegovina, e per la prima volta un processo per crimini di guerra contro un serbo di Bosnia nella RS si è concluso con una condanna. Inoltre, in base alle documentazioni raccolte dalla Commissione di Srebrenica, la RS ha fornito al Tribunale dell'Aia una lista di individui che avrebbero partecipato al massacro di Srebrenica.

Infine, per la metà dei profughi che sono tornati alle proprie case in zone in cui costituiscono la minoranza, uno dei problemi principali è la mancanza di posti di lavoro, che riguarda tutti i bosniaci, ma è nel caso delle minoranze aggravata dalla "discriminazione su basi etniche" e, in alcuni casi, da attacchi e violenze.

Nella sezione sulla Macedonia si ripresentano problemi già visti, come i diritti delle minoranze o i processi in corso per crimini di guerra, ma si parla anche della "guerra al terrorismo". Un cittadino tedesco sospettato di terrorismo è stato illegalmente consegnato dalla Macedonia agli Stati Uniti, che l'hanno interrogato e poi liberato ammettendo un'erronea identificazione. Tre ex ufficiali di polizia accusati dell'omicidio extra-giudiziale di un indiano e sei pachistani nel 2002 sono stati assolti.

Chiudendo la carrellata dei paesi della ex-Jugoslavia, riassumiamo la situazione dei diritti umani in Serbia-Montenegro, secondo Amnesty grave da molti punti di vista. Anche qui, il governo preferisce "incoraggiare" le consegne volontarie piuttosto che arrestare sospetti criminali di guerra.

Come in Croazia, la cooperazione con il Tribunale all'Aia è un prerequisito per l'accesso alla UE, e la mancata consegna dei principali ricercati, Karadzic e Mladic, rischia di compromettere i negoziati tra Serbia e UE.

Continuano i processi e le condanne, a livello sia interno che internazionale, per criminali di guerra serbi. Brevemente, il rapporto nota anche l'avvenuta riforma della leva e della legislazione riguardante gli obiettori di coscienza.

Molto difficile in Serbia la vita dei rom, vittime di violenza, discriminazione, e povertà; dei rifugiati, la cui situazione rimane precaria; degli attivisti per i diritti umani, spesso minacciati e aggrediti; e delle donne, soggette a violenza domestica e trafficking, contro cui si fa ancora troppo poco.

Continuano in Kosovo gli attacchi contro comunità serbe. Alcuni responsabili sono stati individuati e puniti, mentre, secondo l'OSCE, intimidazioni nei confronti dei testimoni e scarsa cooperazione tra la polizia e l'accusa mettono a repentaglio il successo delle indagini. Cominciano ad essere trovati e consegnati all'UNMIK i corpi di albanesi uccisi e poi occultati in Serbia nel 1999, ma, anche qui, si fatica ancora ancora a fare giustizia.

All'Albania, Amnesty International rimprovera l'impunità di cui godono ufficiali di polizia e guardie carcerarie accusati di tortura e grave maltrattamento di individui arrestati o detenuti. Lo stato delle carceri rimane allarmante: tra i problemi riportati, affollamento e cattive condizioni igeniche e alimentari.

Di nuovo, le donne sono soggette a una diffusa violenza domestica, scarsamente riportata e punita. "Povertà, mancanza di istruzione, dissoluzione della famiglia e reti criminali domestiche e internazionali hanno contribuito al traffico di donne e bambini destinati allo sfruttamento sessuale e al lavoro minorile", denuncia il rapporto, aggiungendo che il governo sta prendendo provvedimenti per combattere il traffico dei minori.

"La Bulgaria ha fatto progressi nel rispetto dei diritti umani allo scopo di soddisfare i criteri per l'entrata nell'Unione Europea, prevista per il 2007", scrive Amnesty. Tra i problemi che persistono, le cattive condizioni di detenzione e gli abusi della polizia.

Soprattutto, però, il rapporto denuncia la discriminazione "in molte sfere della vita pubblica" nei confronti dei rom, citando casi specifici, e il maltrattamento delle persone con malattie mentali, spesso tenute in condizioni "disumane e degradanti", vittime di violenze e negligenza.

Simili preoccupazioni riguardano i diritti dei rom e dei malati mentali in Romania, nonostante i progressi nel campo dei diritti umani riconosciuti dalla Commissione Europea. La società, la classe politica e i media rumeni sono pervasi dal razzismo nei confronti dei rom, nonostante gli impegni del governo. Persistente anche l'omofobia, e difficile la situazione dei minori, a cui il rapporto dedica solo un breve paragrafo.

Questa quindi la situazione dei diritti umani nei Balcani secondo Amnesty International: aggressioni su base etnica, violenza contro le donne, abusi delle forze dell'ordine contro svariate categorie tra cui minori e senzatetto, discriminazioni, sparizioni di massa di persone per cui non è ancora stata fatta giustizia... la strada da percorrere è ancora lunga.

Si è visto che la promessa dell'accesso alla UE può convincere governi recalcitranti a consegnare criminali di guerra o a promulgare legislazioni che tutelino i diritti umani. Sorgono però dubbi quando si leggono le pagine del rapporto di Amnesty dedicate a paesi che nella UE sono già da un pezzo: anche qui razzismo, violenze della polizia, prigioni sovraffollate, oltre a durissime misure anti-terrorismo, per non parlare del trattamento spesso disumano di immigrati e di rifugiati... Se ora l'Unione Europea e i suoi organismi possono promuovere i diritti umani nei paesi balcanici con promesse e pressioni, vi saranno gli strumenti e soprattutto la volontà di fare lo stesso una volta che questi paesi nella UE ci saranno entrati?

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