L'annosa diatriba legata all'educazione sessuale nelle scuole in Croazia rischia di trasformarsi in una vera e propria rivoluzione conservatrice. Sono infatti sempre più attive le associazioni nate per impedire la riforma scolastica voluta dal governo Milanović
Su un volantino che gira per molte città croate si legge che il governo di Zoran Milanović intende introdurre nelle scuole un’educazione alla salute basata sulla pedofilia. A questa conclusione è giunta l’iniziativa civica “Non toccate i bambini” che col volantino di cui sopra attacca uno dei progetti scolastici del governo su cui già da due anni si sta dibattendo sia nell’opinione pubblica che tra gli esperti.
La neo organizzazione, “Non toccate i bambini”, ritiene che il programma del governo consenta la creazione di “angoli appartati negli asili dove i bambini devono toccarsi vicendevolmente le parti intime”, introduca la possibilità che “gli educatori incoraggino i bambini della scuola materna ad una masturbazione di gruppo”, e che il programma di governo “insegni ai genitori a stimolare sessualmente i propri figli”.
Lo "scandalo" della pizza
Il ministro dell’Educazione, Željko Jovanović, ha tenuto a specificare tempo fa che il programma che si vuole introdurre di educazione alla salute - oltre al fatto di essere fondato su conoscenze scientifiche - si basa sul modello tedesco. Questo ha spinto la responsabile dell’iniziativa “Non toccate i bambini”, Ksenija Abramović, a leggersi un estratto del programma del modello tedesco, dove si parla anche di un esercizio chiamato Pizzabacken, di cui aveva sentito parlare in un seminario a Londra.
La Abramović ne è rimasta scioccata. A suo avviso in questo consisterebbe l'esercizio: “Un bambino di nove anni, durante l’ora di economia domestica, impasta la pasta per la pizza. Lo fa in un angolo e poi, mentre la pasta ha ancora dei grumi, si mette il tavolo davanti alla classe, al bambino vengono tolte le mutande e sulle natiche del bambino viene messo l’impasto della pizza. In questo modo si dovrebbe far vedere come risolvere la paura del contatto, e pure quello della pizza sul sedere”. La Abramović lo ha affermato durante la presentazione del libro “Sabotaggio sessuale” dell’autrice americana Judith Reisman, lo scorso 2 giugno a Dubrovnik.
I media poi hanno chiarito che il famoso Pizzabacken consiste in ben altro: i pedagogisti di Lipsia che lo hanno ideato, Oliver Wolf e Cornelia Weller, hanno descritto metaforicamente con quel nome un esercizio in cui i bambini dell’asilo divisi a coppie si massaggiano reciprocamente la schiena, “come impastare la pizza”, esercizio che serve al rilassamento.
Dell’iniziativa “Non toccate i bambini” e della Abramović - oltre alle incredibili dichiarazioni rilasciate che hanno suscitato derisione in buona parte dell’opinione pubblica croata - si è parlato in particolare in occasione della visita nel paese di Judith Reisman, docente presso l’Università americana Liberty, che già lo scorso anno in Croazia si era scagliata contro l’educazione sessuale nelle scuole. Alla base delle sue argomentazioni un anno fa vi era la pericolosità della “erotossina”, una sostanza che, secondo la professoressa, produce l’essere umano durante la visione di un film pornografico, ma su cui non è mai stato fatto uno studio scientifico.
Questa volta però la professoressa si è spinta oltre, affermando che l’educazione sessuale in Croazia è fondata sulla pedofilia. Ad una radio croata ha affermato che il professor Aleksandar Štulhofer, che ha redatto questo programma, si sarebbe basato sugli studi di Alfred Kinsey, studioso che avrebbe sempre “taciuto della sua collaborazione con noti pedofili”. A queste dure accuse il noto sessuologo croato, professore alla Facoltà di Filosofia di Zagabria, ha preferito non ribattere avendo già tentato di farlo lo scorso anno quando, in un confronto con la Reisman, aveva cercato di spiegare che l’educazione sessuale cerca di preparare i bambini a confrontarsi con le caratteristiche sessuali dell’essere umano, tenendo presente l’età dei bambini e le ricerche recenti della scienza.
Nella campagna contro l’educazione sessuale nelle scuole è attiva anche la Chiesa cattolica croata. Le lezioni della Reisman, insieme con l’iniziativa della Abramović sono state tenute presso l'Università cattolica croata, presso la Facoltà Cattolica di Teologia e presso la Facoltà di Filosofia della Compagnia di Gesù. La Reisman nelle scorse settimana ha girato per sei città corate, da Dubrovnik a Vukovar, ed è stata persino ospite delle Facoltà di Medicina di Zagabria e Spalato, dove i docenti hanno affiancato la professoressa nelle critiche al governo e all'educazione sessuale, considerandola un aperto attacco ai valori della famiglia e dell’integrità dell’uomo.
I precedenti
Questa storia dura ormai da più di un anno. Alla metà del 2013 la Conferenza episcopale croata si era dichiarata contro l’educazione sessuale nelle scuole e aveva attaccato anche l’Organizzazione mondiale della sanità che nel suo manuale “Gli standard dell’educazione sessuale in Europa” si sarebbe dimostrata “ideologica perché vuol descrivere la sessualità come un piacere fisico e soddisfazione dell’essere umano”.
Da allora la campagna contro l'educazione sessuale nelle scuole si era placata. Gli sforzi erano infatti tutti rivolti ad affiancare l'associazione “In nome della famiglia” sulla raccolta firme per indire un referendum nazionale sulla definizione costituzionale del matrimonio come “unione di maschio e femmina”, cosa che è stata percepita da una parte dell’opinione pubblica come discriminazione nei confronti delle unioni omosessuali.
L'iniziativa non è stata sostenuta pubblicamente dalla sola Chiesa cattolica croata - che ha messo a disposizione dell’associazione “In nome della famiglia” le proprie infrastrutture per raccogliere le oltre 700mila firme necessarie - ma hanno anche ricevuto un forte sostegno da parte dell’Unione croata democratica (HDZ), il maggior partito di opposizione, che sotto la guida di Tomislav Karamarko nell’ultimo periodo si è spostata sempre più a destra.
Una rivoluzione conservatrice?
I media hanno soprannominato questa situazione come l’emergere di una "rivoluzione conservatrice", culminata lo scorso anno, quando "In nome della famiglia" è riuscita a raccogliere le 700.000 firme per il referendum. Si è arrivati quasi ad una crisi costituzionale, a causa delle diverse interpretazioni della Costituzione relative alle conseguenze del referendum. Alla fine, la definizione costituzionale del matrimonio "tra un uomo e una donna", è stato inserito nella Costituzione, col voto di un terzo degli elettori, dei quali il 65 percento si è dichiarato a favore della definizione proposta, mentre il 33,5 percento contro.
Željka Markić, la responsabile dell’organizzazione “In nome della famiglia”, grazie alla popolarità raggiunta, pare ora abbia ambizioni politiche, e parla sempre più spesso della sua possibile candidatura alla presidenza della Repubblica. Ha discusso di una possibile alleanza con l’HDZ, ma anche con l’Alleanza per la Croazia, coalizione di cui fa parte anche il partito di Branimir Glavaš, criminale di guerra che sta scontando la sua pena nel carcere di Mostar. Ad oggi non avrebbe ancora deciso con chi si assocerà.
Ed è proprio ad immagine e somiglianza di “In nome della famiglia” che è poi nata l'iniziativa “Non toccate i bambini”, con a capo la Abramović, che ricorda da vicino lo scenario dell’anno scorso. In poco tempo, con una serie di discutibili e bizzarre dichiarazioni, è riuscita a destare l’interesse del pubblico su un tema relativamente marginale, in una società dove il problema dell’occupazione, il declino economico e la povertà dovrebbero essere le preoccupazioni principali. Ne è seguito un sostegno caloroso del clero cattolico.
Reazioni
Il governo di Milanović, preoccupato da lotte intestine e dall’impossibilità di realizzare il “Programma 21” promesso in campagna elettorale, sembra non riuscire ad arginare questo movimento. Lo scorso anno il ministro Jovanović aveva duramente ribattuto alle critiche sull’educazione sessuale, per quanto fossero ridicole. Ora praticamente non risponde. Ai media ha solo dichiarato che “il ministero non ha alcuna intenzione di commentare la letteratura-spazzatura né tanto meno promuovere J. Reisman e le sue oscure associazioni”.
La prima ad esprimere preoccupazione per la presenza di queste associazioni nelle università è stata la dottoressa Gorjana Gjurić, pediatra in pensione e docente presso la Facoltà di Medicina di Zagabria, la quale ha avvertito che le Facoltà di Medicina di Zagabria e di Spalato, in quanto istituzioni statali di alto rango, devono agire in accordo con la Convenzione sui diritti dei bambini delle Nazioni Unite, perché anch’essa fa parte del corpus di diritto croato.
“Tuttavia, il concetto cattolico di educazione sessuale che la signora Reisman ripete negli attacchi all’educazione sessuale in Croazia e altrove è in netto contrasto con molti dei diritti dei bambini come formulati dalla Convenzione sui diritti dei bambini. Questo si vede bene dalle note che l’Ufficio per i diritti dei bambini delle Nazioni Unite ha fatto al report periodico della Santa Sede sull’applicazione della Convenzione”, ha spiegato la dottoressa Gjurić, con una lettera a nome del Centro per il progresso della scienza, dell’umanismo e del pensiero critico (CFI Croatia).