Bosnia - Roberto Giudici

Due estati, nel 2005 e nel 2006, trascorse in viaggio in Bosnia e Croazia. "Viaggi belli e d'altri tempi" scrive l'autrice di questo diario "quando si viaggiava senza trovare una vacanza già pronta da consumare, come in Europa è ormai difficile fare"

08/03/2007 -  Anonymous User

Di Marzia Bisognin

Arriviamo che è già sera. Nel buio della strada senza nemmeno un lampione a fare un po' di chiarore, i fari della macchina illuminano molti cartelli con scritto che si affittano stanze. "Sobe", ne seguiamo uno e arriviamo nel cortile di una casa da contadini. Un uomo magro e alto ci viene incontro e noi pronunciamo le nostre prime parole in croato. Nema nema, non ci sono stanze libere. Cerca di spiegarci dove andare a chiedere, aiutandosi con i gesti, ma ci vede in difficoltà e decide di accompagnarci. Prende la sua macchina e fa segno di seguirlo. Facciamo vari tentativi e infine, sulla strada per Drežnic Grad, da una porta inondata di luce e calore domestico si affacciano molte facce che lo salutano con famigliarità e che fanno gesti affermativi. Noi ci siamo chiesti, durante il tragitto, se questo tizio che ci accompagna voglia dei soldi per il favore, ma lui riprende la macchina e ci saluta con grandi gesti della mano e grandi sorrisi. Semplicemente una persona gentile, con noi e con i compaesani a cui ha procurato dei clienti.

E' una famiglia numerosa, tre o quattro bambini alle soglie dell'adolescenza, biondi, silenziosi e molto educati. Un uomo canuto e rubizzo, cordiale, con la faccia di chi lavora la terra, che si intende in tedesco con Fausto. Una donna molto dolce dagli occhi chiari con cui mi intendo solo a sorrisi. La stanza dove dormiamo è la stanza di una bambina, lo capiamo dalle foto incorniciate alle pareti.

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