marshrutka (Foto di Maddalena Parolin)

Ho letto da qualche parte che i tassisti sono l'anima di una città e che ne riflettono amori e dolori. Il diario da Tbilisi di Irene Spagnul

05/12/2008 -  Anonymous User

In questo periodo, sono spesso impegnata a fare delle interviste per la tesi in vari uffici della città. Così, volente o nolente, sperimento i taxi di Tbilisi. Ho letto da qualche parte che i tassisti sono l'anima di una città e che ne riflettono amori e dolori.

L'intervista di oggi è in organizzazione internazionale il cui ufficio si trova un po' fuori città, nella ex residenza governativa, la casa dell'ex presidente Shevardnaze, per intenderci. Mi prendo per tempo ed esco parecchio in anticipo perché metto in preventivo che perderò almeno 10 minuti a spiegare al tassista dove andare e lui ne perderà altrettanti per trovare la strada. Il 40% dei veicoli che circolano a Tbilisi sono taxi abusivi ma sono praticamente gli unici taxi che si riescono a trovare. Sono senza tassametro ma comunque poco costosi (2.50 € per qualunque tratta e per gli stranieri ma i georgiani riescono ad andare ovunque con 1 € in meno dopo qualche minuto di negoziazioni). Il problema principale per chi non conosce la città é che neanche la maggior parte dei tassisti la conosce. Molti di loro vengono dai distretti circostanti la capitale con la propria auto, ci mettono sopra l'insegna gialla del taxi e si improvvisano quello che non sono. Così la maggior parte delle volte il passeggero è costretto a spiegare la strada al tassista. Nel caso di uno straniero la questione si fa complicata soprattutto se non si riesce a comunicare il alcuna lingua comune.

Oggi però sono stata fortunata. Il tassista conosce la strada ed è molto simpatico e loquace nonostante il suo vocabolario in inglese si riduca a non più di cinque parole. Si chiama Merabi. Mi chiede se sono americana e quando rispondo che sono italiana il suo volto si illumina. "Tbilisi come Sicilia, mi dice ridendo, tutto mafia." Aggiunge poi "georgiani come italiani, se c'è problema si spara!". La prendo con ironia anche se non sono particolarmente entusiasta del paragone e ci facciamo due risate. Durante il tragitto canticchia una vecchia canzone di Celentano e mi dice che lui è un suo grande fan. "Mia moglie, invece, mi spiega, preferisce i Ricchi e Poveri e ha una loro canzone come suoneria del cellulare". Chiacchieriamo del più e del meno, per lo più a gesti con quel po' di inglese che sa lui e quel po' di russo che so io. Mi spiega che una volta alla settimana consegna i giornali negli uffici della zona, compreso il mio, mentre i restanti 6 giorni guida il taxi.
Arrivati a destinazione gli chiedo se mi può aspettare fino alla fine dell'intervista per poi riportarmi a casa: la zona è semi deserta e non vedo passare alcun taxi così approfitto della sua adorazione per l'Italia. Fortunatamente accetta e all'uscita lo trovo ad aspettarmi. Mi porta a casa e mi dice che se mai avessi bisogno di un altro passaggio posso chiamarlo a qualunque ora "e io in 10 minuti sono lì", mi assicura. Mi da il suo numero e mi propensa sorrisi enormi quando invece di pagarlo 5 lari gliene do il doppio.

A proposito di traffico a Tbilisi, poco tempo fa ne ho parlato con il mio amico Dimitri. Dopo una cena mi accompagna a casa a piedi: ha la macchina dal meccanico e soffre terribilmente la sua mancanza. Gli faccio notare che è un ambientalista (lavora in un'associazione giovanile) e che dovrebbe darsi da fare per promuovere l'uso massiccio dei mezzi pubblici e scoraggiare quello delle auto. Mi risponde che lui senza l'auto non saprebbe come fare e che è quasi impossibile cambiare la mentalità georgiana su questo argomento: come la mia amica Tea mi disse una volta, lui ribadisce, i mezzi pubblici sono per la gente che non ha soldi e l'auto è uno status simbol. Questo ci porta a chiacchierare della mentalità che sta cambiando negli stati post-sovietici. Il mito della ricchezza personale è arrivato anche qui, dall'occidente, e con esso, tutte le sue conseguenze negative. Mi dice che ci sono persone a cui il mondo sovietico manca molto, soprattutto quelle con un reddito molto basso e gli anziani (n.d.a. la pensione minima è di circa 70 GEL al mese, più o meno 35 €). "Quando l'URSS era ancora in vita, mi dice, la casa te la dava lo Stato, i cittadini non pagavano niente di tasca loro." Adesso invece circa il 50% della popolazione georgiana vive sotto il livello medio di povertà, e una delle cause è proprio l'aumento del prezzo del mattone. Mentre beviamo il tè nero georgiano che ho comprato ieri in un negozietto del centro, Dimitri mi racconta la storia della sua famiglia che è di origini russe.

La famiglia del suo bisnonno paterno era molto facoltosa e legata alla famiglia dello zar. Prima della rivoluzione d'ottobre aveva numerose case e possedimenti in Russia e in Europa ma all'avvento di Lenin perde praticamente tutto ed è costretta a riparare in Georgia. Durante il periodo sovietico, le origini russe, aiutano molto la sua famiglia: "mia nonna era amministratrice di distretto a Tbilisi ed è per questo, mi spiega, che adesso possediamo due appartamenti in un quartiere del centro piuttosto caro".
Questa storia mi viene raccontata spesso a casa di Dimitri. Suo padre è un attore nato: ride, scherza e gesticola continuamente. E' una persona molto solare. Beve almeno 3 bicchieri di vodka ogni sera durante la cena con la scusa che non può bere vino altrimenti gli si alza la pressione del sangue. Dice sempre che nessuno può biasimarlo perché la vodka è un ottimo disinfettante intestinale. Uccide tutti i batteri.
Mi racconta che durante il periodo comunista era direttore generale del sistema sanitario del paese, era un quadro del regime, molto in vista con grandi responsabilità ma con un cognome così russo che alla caduta dell'Unione Sovietica gli è costato il posto. Ha dovuto ricominciare da zero, come se tutta la sua carriera precedente non fosse mai esistita. Il suo curriculum era diventato improvvisamente intonso.

Mi racconta spesso con evidente nostalgia quanto la vita fosse migliore prima dell' '89. Gli appartamenti erano gratis, le bollette e la benzina costavano centesimi, l'istruzione non comportava alcuna spesa, i viaggi all'interno dell'Unione Sovietica erano a buon mercato e "si poteva andare a Mosca per pranzo e tornare a Tbilisi in tempo per cena". "Non esistevano prodotti cinesi o turchi di pessima qualità ma solo prodotti esclusivamente sovietici di ottima qualità", mi dice. Si scaglia spesso in dure critiche a Gorbaciov che "ha causato il più grande disastro politico del '900" e Eltsin per non parlare poi di Putin. Mi assicura però che, nonostante sia frustrato per non avere più un lavoro adeguato alle sua capacità e, penso io, al lustro a cui era abituato prima, confida nei suoi amatissimi figli. E quando lo dice gli brillano gli occhi.