La lettera H di uno speciale abecedario, dedicato ai 25 anni dall'indipendenza della Moldavia. L'incontro con Irina Shihova, direttrice del Museo Ebraico di Chișinău
Un tempo conosciuta come la “Gerusalemme di Bessarabia”, Chișinău (ma in generale tutto il territorio moldavo) è fortemente legata alla storia della comunità ebraica. Qui è infatti avvenuto un progrom del 1903, uno dei primi della storia. Nel 2009 un hannukiah posto al centro della città venne rimosso e danneggiato da un corteo di fedeli ortodossi. Questo episodio è segno di tensioni ancora esistenti fra la comunità ebraica e la popolazione moldava? È lecito dire che la vicenda dell'Olocausto sia ancora una questione in qualche misura irrisolta?
In un certo senso, è possibile tracciare un parallelo fra la vicenda relativa al memoriale dell'hannukiah e il progrom del 1903. Senza voler ovviamente mettere in discussione la tragicità dei fatti relativi soprattutto al secondo episodio, credo che queste vicende abbiano avuto più risonanza di quanto siano in fin dei conti significative per la società moldava. Quello di Chișinău non è stato il primo né il più sanguinoso fra i progrom della storia. Allo stesso modo, la distruzione dell'hannukiah è stata certamente deprecabile ma non è indice di un generale antisemitismo del paese. Penso anzi che l'azione fosse rivolta più a raggiungere obiettivi di chi l'ha compiuta che contro la comunità ebraica: si è trattato per le frange ortodosse di un modo per rendersi maggiormente visibili.
Ciò che è interessante osservare sono invece le reazioni successive all'evento. Mentre la stragrande maggioranza della popolazione si è dichiarata completamente solidale, le autorità politiche e religiose hanno invece pronunciato affermazioni più ambigue, come a dire che sì, condannavano il gesto, ma che comunque la comunità ebraica non dovrebbe essere così “forte” e “visibile” nella società.
Si tratta di un'ambiguità che forse attraversa un po' tutta la storia degli ebrei in questo territorio, in special modo relativamente alla questione dell'Olocausto. La Romania - di cui appunto faceva parte l'area moldava durante la Seconda guerra mondiale - non è passata attraverso il processo di Norimberga e, pertanto, dinamiche ed eventi di quel periodo storico rimangono ancora parzialmente irrisolti. Quindi se da una parte viene sì ammessa la partecipazione all'Olocausto, dall'altra quest'ultima non è ancora stata completamente rielaborata a livello della coscienza nazionale nonché storiografica.
Spesso viene “mitizzato” il fatto che in Romania gli ebrei sopravvissuti allo sterminio siano più numerosi che altrove. Dato vero, ma che ha a che fare con una serie di circostanze contingenti che rendevano più probabile riuscire a salvarsi non certo per una maggiore “clemenza” del regime rumeno o per una maggiore solidarietà della popolazione rispetto ad altre zone. Anche oggi, sia nei libri di storia che nei discorsi ufficiali, è dunque possibile rinvenire discorsi che nel riferirsi all'Olocausto tengono in considerazione Germania, Polonia, etc. senza inserire la Bessarabia in tale processo.
Tuttavia, come dicevo in precedenza, non vi è un alto tasso di antisemitismo in Moldavia. Esistono episodi in tal senso ma non vanno mai oltre la soglia di gesti isolati, contando oltretutto che la comunità ebraica è oramai ristrettissima. Se all'inizio del xx secolo Chișinău era una città a maggioranza ebraica (circa il 50% della popolazione), questa caratteristica è andata via via assottigliandosi. Nel '72-'73 (a seguito dell'emendamento Jakson-Vanick) e durante gli anni '90 ci sono state infatti due grandi ondate di ritorno verso Israele, che hanno praticamente eroso la comunità che oggi conta circa 15.000 persone su tutto il territorio.